12 dicembre 1969, il giorno della strage. Alcuni anni fa fu svolta una ricerca all’interno degli istituti superiori di Milano. Per la maggioranza degli studenti intervistati, la strage fu opera delle Brigate Rosse. Poi via via altre risposte. Pochi la attribuivano correttamente a fascisti e stato. Sulla natura fascista della sua esecuzione, vi è certezza. Tutta l’operazione si svolse un giorno qualunque di un anno più che caldo, rovente. il 1969, con le piazze piene del conflitto sociale operaio e studentesco e 144 attentati, di cui 90 di matrice fascista.

Ma la dicitura “strage di stato”, che squarcia grazie alla controinchiesta e alla pubblicazione del famoso libro solo mesi dopo la montatura orchestrata per attribuire i morti di Milano agli anarchici, al movimento, oggi è molto più chiara nel suo significato. In particolare sul ruolo delle Forze Armate, dei vertici e del loro servizio di sicurezza, il SID. La fragile democrazia italiana in quel periodo storico, è circondata: La dittatura di Salazar e Caetano in Portogallo, quella di Franco in Spagna e quella dei colonnelli in Grecia. Le forze armate, come in tutti i propositi di golpe e in tutte le dittature realizzate, hanno un ruolo centrale. Allora ascrivere il ruolo delle forze armate italiane come vittime di “poche mele marce” dentro al SID appare riduttivo.

I propositi golpisti italiani, poi concretizzati l’anno seguente con Junio Valerio Borghese ( come in Germania adesso, un altro “principe”) erano discussi apertamente prima di Piazza Fontana e con la partecipazione di alti gradi, in convegni internazionali (vedasi indagini Guido Salvini ), e con il ruolo ispiratore dell’intelligence statunitense e di “Aginter press” del nazista Guerin Serac. Oltre ai militari, altre figure dello stato sono state troppo poco considerate per il loro ruolo: i magistrati che a più riprese hanno depistato, inquinato, impedito le indagini sulla strage, fino a giungere alle incredibili sentenze di Catanzaro.

La cellula veneta di Ordine Nuovo che mette materialmente la bomba, è inserita in una rete golpista che va ben al di là dei confini italiani.
Credo che una delle ragioni del “compromesso storico” cominci a farsi strada proprio all’indomani del 12 dicembre, all’interno della DC come del PCI. Tenere in piedi lo stato, quello stato, in qualche modo. Il golpe in Cile, tre anni dopo, mentre convinceva una generazione di lavoratori e studenti che bisognasse prepararsi alla difesa in armi della libertà, convinse gli apparati comunisti istituzionali, che era meglio cedere.

Il fatto che per la strage di Piazza Fontana non ci sia nessun colpevole per la giustizia italiana, conferma che lo stato, che è un organismo complesso, non ha voluto rinunciare a nessuno dei suoi pezzi, e non lo farà mai. Li depone, li modifica, ma soprattutto li protegge come figli. Lo stato non processa sé stesso, e non consegna mai la verità alla memoria collettiva.