Siccome si parla di pandemia, di vaccini, di ripresa, della crisi terribile cui dare una risposta adeguata, come è anche giusto che sia, si sta perdendo di vista ciò che sta avvenendo nel mondo dei partiti, nelle pieghe di una realtà che compare nell’informazione, ma non adeguatamente osservata, come cosa di poco conto rispetto a ben altri bisogni che premono. Governa Mario Draghi, e, bene o male, non c’è rischio di crisi politica. Perciò non si perda tempo con altro, c’è l’Italia cui pensare. Difficile non condividere un simile atteggiamento, ma forse, una volta condiviso, può essere opportuno conservarsi uno piccolo spazio di riflessione al di là di esso. Qualcosa di importante sta avvenendo in quelle zone di società dove sono presenti i partiti, e diventa necessaria una analisi differenziata. Tra qualche tempo il problema sarà all’ordine del giorno.

Il centro-destra è in reale, effettivo movimento, in un dibattito ancora confuso e dagli esiti incerti, tuttavia sta lavorando sulla propria fisionomia, come una coalizione che si appresta a governare l’Italia. Non è questione di sondaggi, che contano quel che contano, ma si avverte la ricerca di un nuovo equilibrio tra le forze in campo, con uno sviluppo di idee e di proposte che sono in corso, tutte in discussione, tutte discutibili, ma che vogliono formare l’embrione di un progetto. Il centro-sinistra appare, invece, una “forza” acefala, sempre in attesa di qualcosa, oggi è il Pd in attesa di Conte che sta provando a raccattare pezzi dei 5 stelle dispersi a destra e a manca. La distanza tra le due coalizioni si allarga ogni giorno di più, e, continuando così, non ci sarà partita, nel 2023, come si dice nei derby a risultato acquisito prima di giocare.

La Lega si sta ricollocando: firma il referendum radicale sulla giustizia; propone una sia pur discussa federazione di centro-destra; apprezza l’Europa del Recovery; ha messo la sordina sui modi salviniani di far politica, magari col citofono e con l’urlo continuo anti-immigrati. Sembra diventata il vero sostegno della politica di Draghi, proprio sul terreno decisivo della ripresa, mentre altre forze di parte opposta, pur nella maggioranza, mugugnano. La cosa singolare è che il Partito della Meloni, l’unico che sta ufficialmente all’opposizione, abbia, come unico obiettivo di lotta al governo, la gestione della pandemia dovuta al ministro Speranza; ma, per tutto il resto, mantiene un dialogo costruttivo con Draghi, costruisce un proprio rapporto con la società, ed è riuscito a far dimenticare le sue origini irricevibili. È riconosciuto da tutti in grande crescita politica. Forza Italia può sembrare il vaso di coccio, e in parte lo è, ma siccome rappresenta, ormai nel suo piccolo, quel pezzo di società che tutela i margini del “centro” della coalizione, e non avrebbe più casa dove andare, mi par certo che darà un contributo alla partita in corso, magari con altre proposte, ma non con volontà di scissione. Insomma, un mondo di forze in movimento, sicuramente in espansione, che a modo suo prova a trasformarsi in forza di governo.

Voltiamo pagina. Il Pd pensa di dover dire, quando capita, qualcosa di sinistra quale essa sia, talvolta indovinata, spesso meno, ma l’unica sua vera presenza è, per dir così, nell’attesa. Di che cosa? Di chi? Si sa, di Conte, che sta per diventare il leader del nulla, giacché il Movimento, nella realtà, non esiste più, e creare una cosa dal nulla, compito esclusivo di Dio onnipotente, appare assai improbabile in politica. E basta leggere le esternazioni programmatiche del probabile capo di non si sa che, per capire che si tratta di aria fritta. Certo, Conte si affretta a dichiarare che bisogna creare il nuovo senza perdere di vista la grande eredità che si ha avuto la fortuna di ricevere, e garante della continuità è sempre Beppe Grillo.

Che cosa può nascere da questo garbuglio? Dove al nulla si aggiunge Grillo, con sullo sfondo il Pd? Il nulla, appunto. Ma il Pd è in attesa. Scalpita, senza concentrarsi su sé stesso, lavorando alla giornata, ora mugugnando su Draghi, ora rieditando l’immagine dell’uomo nero, quando ci sarebbe una cultura politica da ricostruire, che ha un passato, anche pieno di idee e di uomini che c’hanno impegnato una vita. Non ho descritto un mondo tutto luce e un mondo tutto ombra, ma ho provato a rappresentare chi sta provando a ricollocarsi nella società e chi è in attesa di Conte. Povera sinistra italiana, ridotta ad aspettare gli eredi di un mondo giustamente finito nel nulla. Si ha l’impressione di una storia che si è esaurita, di un partito che non ha più il coraggio di pensare. Se la cosa continua così, confermo, nel 2023 non ci sarà partita…