L'annuncio del premier
Migranti, Conte come Meloni e Salvini: la sinistra tace
«Io vorrei che il premier Conte si dicesse ‘duro e inflessibile’ contro chi viola i diritti umani, non invece contro chi scappa dalle violazioni dei diritti umani, come in Libia». A consegnare questo sfogo-j’accuse al Riformista è Matteo Orfini, inquieto esponente del Pd, uno dei pochi democratici che di fatto non si sente in maggioranza. Il riferimento è all’intervento di ieri del Presidente del Consiglio, che in una conferenza stampa a Cerignola, in Puglia, si è così espresso sui nuovi sbarchi di migranti provenienti dall’Africa e sbarcati nel nostro Paese: «Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare, vanificando i sacrifici fatti dal Paese nella crisi legata al Coronavirus». Il premier, non senza qualche enfasi, ha parlato di «migranti che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria, mettendo in pericolo la comunità internazionale». L’inquilino di Palazzo Chigi annuncia solenne “molti più rimpatri” in Tunisia. E avvisa i migranti trasgressori: “Saremo duri e inflessibili”. Che significa, tra le altre cose, ancora porti chiusi alle navi Ong.
Sembrano le parole di Matteo Salvini o Giorgia Meloni, ma le ha pronunciate il capo di quello che alcuni hanno battezzato come “il governo più di sinistra della storia repubblicana”. Per Orfini invece questo non è un governo di sinistra, dato che «Conte continua a ragionare come se governasse ancora con Matteo Salvini e non con il Partito Democratico». L’ex presidente dem va giù duro: «Sui diritti umani dovevamo fare il governo della discontinuità, ma di questa non ce n’è traccia. La colpa è del Pd che non incide, almeno il premier e Di Maio sono coerenti con loro stessi e il loro precedente esecutivo con la Lega». In effetti con i “Decreti Salvini” ancora vigenti -nonostante una nuova bozza di modifiche dei Decreti Sicurezza che sarà però discussa a settembre- l’accordo con la Guardia costiera libica, complice dei trafficanti e promotrice dei campi di detenzione, appena rinnovato e lo Ius soli saldo in soffitta, il dubbio si insinua forte e chiaro: su certi temi forse il mandato di Matteo Salvini come vicepremier e ministro dell’Interno non è mai finito. Inoltre, nel nostro Paese, la psicosi per l’immigrazione è riesplosa dopo i recenti sbarchi di alcune centinaia di migranti in Sicilia -200 ieri nella sola Lampedusa- tutti bollati nell’immaginario collettivo sovranista -e di una certa stampa- come “incoscienti portatori di Coronavirus”.
E la fuga di alcuni di loro dai centri d’accoglienza, riempiti fino all’inverosimile. Tutto vento in poppa per la propaganda di destra. Salvini, postando su Facebook la foto di alcuni migranti sorridenti (e quindi minacciosi e beffardi) in Sicilia, ha dichiarato: «Grazie a Conte è ricominciata la pacchia». Con annesso promemoria per le elezioni regionali di settembre, la richiesta di un voto contro “il governo clandestino” -da notare l’elegante gioco di parole- formato da Pd e Movimento 5 stelle. Riecco la propaganda sull’immigrazione e lo sbarco come categoria elettorale. Con la caccia all’untore Covid, in questo caso nero. Non a caso ieri anche Giorgia Meloni ha attaccato l’esecutivo, definendolo “complice” di “raffiche di sbarchi” e “immigrati in fuga dagli hotspot che violano la quarantena”.
E i grillini ci cascano, facendo propria la politica dell’opposizione. Già Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ed ex capo politico in cerca di riscossa, pensando di coprire il Movimento a destra, qualche giorno fa ha sospeso i finanziamenti alla Tunisia nell’ambito della cooperazione internazionale. Su Facebook il suo messaggio ai cittadini tunisini: “Non partite”, perché tanto “non siete in guerra”. In Tunisia c’è una drammatica crisi economica e la gente preferisce rischiare di affogare in mare piuttosto che morire lentamente in patria, ma Di Maio promette solo “rimpatri” e un piccolo aiuto economico, circa 6 milioni e mezzo di euro, a patto che le imbarcazioni dei migranti provenienti da quel Paese vengano “sequestrate e affondate” dopo il primo sbarco in Italia.
Giorgia Meloni l’estate scorsa usò parole simili per la Sea Watch e fu travolta dall’indignazione. Adesso lo dice Di Maio, che pure governa con i progressisti di Pd, Italia Viva e Leu. Per lui solo un leggero rimprovero da Matteo Mauri, viceministro dell’Interno ed esponente dem: «Nessuna lezione da altri, il Pd ha una linea chiara sull’immigrazione e con la Tunisia dobbiamo dialogare». Il punto è che questa linea non sembra tanto chiara. Altrimenti, ad esempio, i “Decreti Salvini” sarebbero già stati cancellati e i porti per le Ong riaperti. Orfini ci sussurra malizioso: «Le modifiche sui Decreti Sicurezza sembrano buone, ma l’unica notizia è il rinvio della questione a settembre. Forse l’accordo ancora non c’è». E con un Movimento 5 Stelle che tenta di contrastare Salvini a destra, l’accordo appare più difficile. Intanto il premier Conte, considerato da Nicola Zingaretti il “riferimento dei progressisti”, prende in prestito le parole di Salvini, forse ancora rimasto ministro dell’Interno durante le lunghe ferie d’agosto della sinistra.
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