Opere pubbliche paralizzate
Persino i grillini lo hanno capito: per far ripartire opere pubbliche limitare il codice Anac
Per far ripartire le opere pubbliche in Italia è necessario limitare i poteri dell’Anac, dei prefetti, dei ministeri e dei tribunali amministrativi. Ma, soprattutto, è necessario sospendere quanto prima l’applicazione del famigerato “codice degli appalti”. Uno strumento che ha impedito negli ultimi anni la realizzazione anche di una banale aiuola spartitraffico. La soluzione è il “modello Genova”: un commissario straordinario, con pieni poteri, incaricato di ricostruire il ponte Morandi.
La rivoluzionaria proposta è arrivata questa settimana dal vice ministro delle Infrastrutture, il pentastellato Giancarlo Cancellieri. Anche i grillini, dunque, hanno capito che la burocrazia italiana è qualcosa di terribile e che affidarsi al solito pm non serve a risolvere i problemi del Paese. Anzi. Urge la persona capace che decida senza lacci e lacciuoli. Attualmente sono circa 120 i miliardi di opere pubbliche bloccate nel gorgo burocratico italico. Il governo, in particolare, ne ha individuate ventuno da far partire quanto prima: sei tratte autostradali ed otto ferroviarie.
L’idea del governo è di “trasformare” gli amministratori delegati di Anas e Rete ferroviaria in commissari straordinari. In sostanza, verrebbe esteso per i prossimi cinque anni il “modello Genova”: commissari con poteri in deroga alle leggi (dal codice appalti a quello di tutela del paesaggio), con l’eccezione delle regole comunitarie e del codice antimafia. A Genova il completamento dell’opera è previsto entro il prossimo giugno, a meno di due anni dal crollo del Morandi.
La tempistica ha dell’incredibile: Renzo Piano, il progettista, ha detto che nell’efficientissimo Giappone per realizzare un’impresa del genere ci sarebbero voluti almeno tre anni. Come si è riusciti nell’impresa? «Seguendo il codice degli appalti ci sarebbero voluti circa due anni e mezzo solo per assegnare i lavori – afferma Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario -. Noi ci abbiamo messo tre settimane e mezzo: ma non bisogna pensare che abbiamo preso delle scorciatoie, abbiamo sempre fatto tutto quello che si doveva fare ma in parallelo e non in modo consequenziale, questa è la tipologia di lavoro che ci ha portato al successo».
L’attuale codice degli appalti, approvato nel 2016, è stato già modificato più volte. L’Italia doveva limitarsi a recepire tre direttive europee varate nel 2014 ed invece ha focalizzato, sull’onda del populismo giudiziario imperante, tutta l’attenzione sulla lotta alla corruzione. Trascurando, quindi, la programmazione delle opere pubbliche, con una seria ed approfondita pianificazione degli obiettivi e della spesa. Ad esempio, limitando molto le varianti in corso d’opera.
Il colpo di grazia, però, è stato creare l’Anac, l’autorità anticorruzione a cui sono stati dati poteri assoluti, sopravvalutandone il risultato finale. L’Anac, infatti, sulla carta fa tutto. Dà le regole, vigila, dà le sanzioni. Il risultato finale è che l’Anac riceve ogni giorno tantissime segnalazioni, molte infondate, che non riesce ad evadere in tempi ragionevoli. Paralizzando tutto. Un suo scioglimento, quindi, sarebbe quanto mai auspicabile nell’interesse del Paese.
© Riproduzione riservata