A venti giorni esatti dalla prima chiama presidenziale, la confusione è massima e le sabbie mobili si muovono. Un buon paradigma della situazione lo offre il Movimento 5 Stelle, in teoria, ma solo in teoria, il gruppo parlamentare più numeroso (233 voti) e quindi in teoria, ma solo in teoria, vero king maker di una partita che però non riesce a giocare, Quello a cui assistiamo in queste ore è la consunzione della leadership di Giuseppe Conte che fa le riunioni operative anche sul Colle privatamente con Letta e Speranza e quando arriva in Parlamento viene puntualmente smentito dai suoi. E’ bene che anche il segretario dem Enrico Letta capisca la situazione per evitare brutti risvegli.

“Siamo tutti abbastanza stufi. Noi 5 Stelle siamo allo sbando totale – si sfoga un deputato senior con incarichi di rilievo – non è possibile che Raggi dia la linea sui vaccini, il Senato faccia il nome di Mattarella quando Conte aveva fatto il nome di una donna, ora tra poco c’è la riunione congiunta Camera-Senato su Quirinale e obbligo vaccinale ma è tutto il giorno che si parla della linea uscita lunedì da un’altra riunione convocata dal gruppo Senato, il Mattarella bis… anche un dilettante capisce che così non possiamo andare avanti”. E quindi? “Beh, dai, Conte è ormai considerato un fantoccio. Prima se ne rende conto e meglio è per tutti”. Forse “fantoccio” è esagerato. Che sia iniziato e non da oggi una sorta di “commissariamento” è più probabile. Ormai i richiami della base al leader sono quasi quotidiani. Per mesi è andata avanti la questione dello scarso confronto e della non condivisione tra il vertice – cioè Conte – i ministri e i gruppi parlamentari. Con la nomina dei cinque vice e i delegati delle varie commissioni, una sorta di governo ombra, la questione sembrava risolta.

Se possibile è, invece, peggiorata perché, si spiega, “il canale tra i vice e Conte spesso è a senso unico: cioè loro riferiscono ma il capo politico condivide poco o nulla di quello che fa e pensa”. E’ un po’ l’effetto “maestro e allievi”, quel fare “paternalistico” che fa parte del modo di essere e di porsi dell’ex Presidente del Consiglio. Così Conte fa il tifo per una donna al Quirinale senza averne mai discusso con i gruppi parlamentari. Ancora peggio fa uscire il nome della sua candidata, il giudice costituzionale Silvana Sciarra, che però non ha mai avuto il plauso dei gruppi. Che, ricordiamolo, sono la maggioranza relativa dei Grandi Elettori presidenziali. Lunedì, addirittura, non aveva ancora fatto in tempo a posarsi l’idea del giudice Sciarra, che è uscito il “Mattarella bis”, proposta questa volta dei senatori esplicitata però in una video call a distanza di cui i deputati non erano a conoscenza. Da qui lo sconcerto dei colleghi deputati: “Oggi (ieri, ndr) è prevista la congiunta deputati e senatori con un ordine del giorno chiaro, obbligo vaccinale (la decisione è attesa oggi in Consiglio dei ministri, ndr) e Quirinale. Organizzare una video call senza avvisare gli altri, il giorno prima, e far uscire il nome Mattarella con lo scompiglio che sta creando, vuol dire aver perso il controllo”.

La riunione dei senatori si è conclusa con la richiesta che “in ogni riunione dedicata al Quirinale o ad altri dossier, Conte e i suoi vice siano accompagnati dai capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Mariolina Castellone. Nessuno vuole parlare di “commissariamento” anche se tecnicamente lo è. Come si concili adesso la “donna Presidente di Conte” con il Mattarella bis lanciato dal gruppo 5 Stelle Senato, è difficile da immaginare. Se poi è un modo per mettere a nudo quello che molti grillini credono sia il vero piano di Conte – mandare Draghi al Colle, d’accordo con Letta e Speranza per poi andare a votare a primavera e avviare una nuova legislatura con gruppi parlamentari finalmente compatti – è un pensiero maligno forse non del tutto infondato. Il risultato è che il leader politico dei 5 Stelle viene smentito ogni volta che apre bocca. E’ stato l’ex ministro Toninelli a porre la questione Quirinale l’altra sera nella video call. “Penso che il Mattarella-bis oggi sia la soluzione migliore per tutti. Per il Parlamento, il governo, e per tutti gli italiani” ha detto l’ex ministro delle Infrastrutture. La presa di posizione di Toninelli diventata pubblica in un battibaleno ha fatto arrabbiare i “contiani” collegati, i suoi vice, a cominciare dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna che via chat alla capogruppo Castellone avrebbe chiesto ironicamente: “Siamo in autogestione?”.

A quel punto qualcuno, rendendosi conto che la situazione poteva sfuggire di mano come poi è successo, ha chiesto anche di interrompere la riunione. Ma era troppo tardi. Taverna e Castellone avrebbero avuto anche un botta e risposta on line, con la capogruppo che rinfacciava alla vicepresidente di “non essere stata interpellata nè coinvolta nella formazione dei Comitati tematici e della bocciatura dell’accesso al 2×1000 da parte della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”. Due temi, a quanto pare, dirimenti. A quel punto nella video call è intervenuto il ministro Patuanelli per rilanciare il lodo contiano: una donna al Quirinale “farebbe fare un salto culturale all’Italia”. E comunque, ha ribadito il ministro, la trattativa sul Colle “la portano avanti Conte, i vice e i due capigruppo”.

Ieri pomeriggio, alla riunione plenaria, quella ufficiale e sempre via zoom, Conte ha cercato di ristabilire la propria leadership. Di uscire dall’angolo. Nel farlo ha però piazzato un paio di dita negli occhi di Draghi. L’ex premier ha frenato sull’obbligo dei vaccini (“sarebbe una fuga in avanti visto che molti non riescono a prenotare il terzo richiamo”) in un ritrovato asse con la Lega. Ha chiesto un “maggior confronto con palazzo Chigi” e il ritorno allo smartworking. Il contrario di ciò che intende fare il governo. Che in questo modo, strattonato di qua e di là, mostra evidenti scricchiolii. E questo certamente non è l’obiettivo del Movimento. Se in tutto ciò qualcuno si chiede cosa stia facendo Luigi Di Maio, è giusto sapere che il ministro degli Esteri è in contatto con i vari leader e sta lavorando in silenzio ad una soluzione per il Quirinale, il governo e la stabilità.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.