Luigi Di Maio dovrà farsene una ragione. E come lui gli altri ministri grillini che, a settembre 2018, si affacciarono trionfanti dal balcone di Palazzo Chigi per celebrare l’abolizione della povertà in Italia. Già, perché nel nostro Paese non solo l’indigenza continua a dilagare, come certificato dall’Istat nelle scorse ore, ma soprattutto aumenta il divario di ricchezza tra Nord e Sud, come suggeriscono le tabelle pubblicate ieri dall’Inps.

A maggio scorso, infatti, in Campania hanno beneficiato del reddito o della pensione di cittadinanza 275mila famiglie, circa 6mila in meno rispetto alle 281mila stimate nell’intero Nord. L’importo medio per famiglia si è attestato sui 623 euro in Campania, mentre al Nord non è andato oltre i 479. Complessivamente, a Napoli e dintorni il sussidio è stato ricevuto da 716mila persone, pari a circa un terzo del totale di due milioni di beneficiari calcolato nell’intero Mezzogiorno (isole comprese). Al Nord, invece, i percettori di reddito e pensione di cittadinanza si sono fermati a quota 557mila.

Prima di addentrarci nell’analisi, sgombriamo da un possibile equivoco: i numeri emersi dalle tabelle dell’Inps sono esagerati? No, almeno secondo Rossella Accoto, sottosegretaria del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, secondo la quale le Procure italiane hanno acceso i riflettori soltanto sullo 0,003% del totale delle domande di reddito e pensione di cittadinanza presentate. Infatti «la spesa per erogazioni indebite è pari a 600mila euro – ha spiegato Accoto rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata in Commissione Lavoro alla Camera – Se rapportata agli importi di reddito e pensione di cittadinanza erogati a marzo 2021, pari a due miliardi di euro, la cifra restituisce la realtà di uno strumento sostanzialmente valido e con casi fraudolenti estremamente limitati».

Accertato che il fenomeno delle richieste fraudolente è marginale, resta da interrogarsi sul significato dei numeri emersi dalle tabelle dell’Inps. La prima considerazione è ovvia: il reddito e la pensione di cittadinanza non hanno abolito la povertà, con buona pace del Movimento Cinque Stelle, ma hanno sicuramente contribuito ad alleviare le sofferenze economiche delle famiglie durante la pandemia. Dalle statistiche pubblicate ieri, però, emerge anche la sproporzione tra i percettori del reddito o della pensione di cittadinanza nelle diverse aree del Paese. Il fatto che nella sola Campania si registri un numero di beneficiari quasi pari a quello che caratterizza l’intera Italia settentrionale, restituisce la fotografia di un Paese nettamente e drammaticamente disuguale.

Vuol dire, infatti, che in Campania e nel resto del Sud resistono sacche di sofferenza economica, sociale e culturale enormemente più numerose e probabilmente assai più ampie di quelle presenti al Centro e al Nord. E la situazione non sembra destinata a migliorare, se si pensa che, come il Riformista ha puntualmente osservato, agli studenti universitari settentrionali sono riservati sgravi fiscali più sostanziosi e le imprese con sede al Nord hanno “fagocitato” più della metà degli aiuti di Stato riservati alle imprese colpite dalla crisi economica innescata dal Covid. Insomma, serve un’inversione di tendenza. Non solo misure di sostegno come il reddito di cittadinanza, ma interventi che mettano le imprese in condizione di operare con successo e di creare lavoro. Altrimenti anche i miliardi del Recovery Fund saranno un’occasione sprecata.