“Una pessima scelta, dovuta a un errore di calcolo: non si pensava che l’Arabia Saudita avrebbe accettato la sfida commerciale iniziando una guerra al ribasso. Alla Russia questo errore costerà caro”, dice Weafer. Il governo, comunque, ritiene di essere in grado sostenere prezzi petroliferi inferiori ai 40 dollari il barile anche per tre o quattro anni, grazie alle riserve accumulate. “Tecnicamente è possibile, anche se si creerebbe un deficit di bilancio pari al 6/7% del Pil”, secondo Andrei Movchan.

Il direttore del Centro studi post-industriali di Mosca, l’economista Vladislav Inozemtsev, sostiene che, a causa della sua dipendenza dall’industria petrolifera, la Russia “potrebbe diventare di nuovo un ‘anello debole’ come nella recessione globale del 2009 e nella crisi anti-ciclica del 2015”. I prezzi del greggio restano una forte criticità, per l’economia russa. “Perché tornino a salire, sarebbe necessaria una crescita accelerata a livello mondiale, cosa al momento del tutto impensabile”, ha scritto Inozemtsev in un rapporto del suo istituto. “La Russia continuerà a essere un paese soggetto ai cicli dell’economia globale e ai declini tattici dei prezzi delle materie prime, e quindi più vulnerabile – in termini economici – rispetto ai Paesi più industrializzati“.

Non c’ è dubbio che la pandemia stia alimentando la voglia di isolazionismo economico sviluppatasi un po’ dappertutto da qualche anno a questa parte. E anche quella di autoritarismo politico. I modelli autoritari capaci di azioni decisive e di rapide mobilitazioni – come avvenuto in Cina – sembrano avere maggiore efficacia, in casi di forza maggiore come questo in cui ci ritroviamo. La Russia di Vladimir Putin è un faro, per chi vuole la de-globalizzazione e considera desueto il liberalismo. “Non è detto però che sia meglio equipaggiata di altri, nell’affrontare l’emergenza Covid-19”, dice al Riformista Andrei Kolesnikov, politologo del think tank Carnegie di Mosca.

“Che il governo sia autoritario o meno, i problemi di fronte a un’epidemia sono gli stessi, e le stesse sono le decisioni da prendere come le risposte da dare. In Russia, semmai, la natura egoistica del regime potrebbe portare a una minore accuratezza negli interventi rispetto ad altrove: il Cremlino non vuole spostare il referendum costituzionale fissato per il 22 aprile, per esempio.

E le forze armate si stanno esercitando per la parata della festa nazionale del 9 maggio, che a quanto pare si terrà nonostante in teoria a Mosca siano stati vietati gli assembramenti di oltre 50 persone”. Riguardo poi all’economia, “quella creata dal capitalismo di Stato in Russia non è stabilità, ma solo stagnazione permanente”, sostiene Kolesnikov.