Cerchi, ma non trovi. Se i cerchi sono quelli olimpici, ecco che Marcell Jacobs impone nel dibattito pubblico, incarnandola con la sua biografia, la questione ius soli. Ed è ai cinque cerchi olimpici, all’umanità riunita nello sport che si rifà il presidente Malagò. Se cerchi invece la posizione del primo partito, l’M5S, non la trovi. Il Pd incalza, Leu insiste, Iv spalleggia. Ma il Movimento proprio non ce la fa: parla di tutto ma non di diritto di cittadinanza.

I campioni di quello che il Pd rimpiange come “governo più a sinistra della storia” parlano per bocca di Paola Taverna, che spiega a Repubblica come lo sguardo del Movimento sia rivolto a ben altro. Sullo ius soli risponde quasi infastidita: «C’è un lavoro enorme che ci aspetta per la lotta alla pandemia e per sostenere la ripresa». La vice presidente del Senato Taverna prova a dirla meglio: «Penso che con il presidente Conte sapremo trovare una sintesi che tenga conto sia del multiculturalismo, sia di corrette politiche di integrazione e del diffuso bisogno di sicurezza, ma questo argomento ogni tanto è usato in maniera pretestuosa e credo che nell’attuale situazione politica ci siano altre priorità». Conte – impegnato parrebbe a ricandidare Alessandro Di Battista per le suppletive della Camera – tace. La sintesi invocata si fa ermetica e diventa silenzio.

Il Pd è in imbarazzo. Lo ius soli è uno dei temi strategici sui quali a Enrico Letta hanno detto di dover insistere, punto punto, per tenere in vita quel testa a testa quotidiano con Salvini che aiuta nei sondaggi. Quando però si tratta di parlarne con l’alleato a Cinque Stelle, quelli si defilano. Ecco allora ieri la vice segretaria dem, Deborah Serracchiani: «Salvini insiste nel mettere insieme questioni diversissime per mera propaganda e per timore di altre contestazioni nel partito. Una legge sul diritto di cittadinanza non c’entra nulla con la questione dei flussi migratori. Tantissime ragazze e ragazzi sono italiani di fatto ma non di diritto. Approvare una norma che sani questa situazione è una questione di civiltà, di giustizia, di buonsenso. Estendere i diritti non è mai un pericolo per la società ma un vantaggio e un arricchimento per tutti». Va bene, ma i pentastellati che ne pensano? Se al Pd importa poco l’opinione di quell’alleato strategico – e faro di progressismo – che è Giuseppe Conte, un problema c’è.

Tanto che l’anima sinistra del M5S prova a prendere le distanze da Taverna per iniziativa della senatrice Alessandra Maiorino. Alle parole della Taverna, Maiorino replica: «Convengo con lei sul fatto che ci siano delle urgenze e delle emergenze pratiche a cui dare risposta, ma i diritti non vanno mai sospesi. Abbiamo le energie per fare l’una e l’altra cosa». A sinistra si apre una crepa, si fanno avanti da Europa Verde, formazione che incombe sull’elettorato grillino abbandonato: «Ci indignano le parole e il benaltrismo della vicepresidente del Senato Paola Taverna, che liquida lo ius soli come una questione irrilevante.  Eppure il M5S ha perso mesi dietro ai litigi tra Grillo e Conte, con totale noncuranza rispetto ai problemi del Paese tra i quali noi ecologisti annoveriamo anche la distinzione in bambini e ragazzi di serie A e bambini e ragazzi di serie B», scrivono in una nota i co-portavoce nazionali di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi.

Prova a rimettere la palla al centro il presidente degli Affari Costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia, che però non esita a indicare nero su bianco il problema dello scetticismo nel suo stesso partito: «Non si può eludere una nuova legge sulla cittadinanza ma non credo che lo ius soli sia la soluzione. Anzi credo sia una parolina magica brandita strumentalmente dai partiti ogni volta che si avvicina una campagna elettorale. Puntando sullo “ius scholae” – cioè sul diritto per i ragazzi figli di immigrati di diventare cittadini italiani dopo un ciclo di studi – si possono convincere gli scettici del Movimento 5 Stelle e parte del centrodestra, ma il Pd e gli altri partiti che tengono a questa legge non devono limitarsi agli appelli. Facciano seguire i fatti».

Giovanni Malagò, che nei giorni scorsi era entrato a piene mani sul tema viene rintuzzato dal leghista Calderoli: «Si occupi di sport, dove sta facendo bene, lasci stare lo Ius soli e altre amenità di Letta». Jacobs stesso alza le mani: «Non mi occupo di politica, corro e basta». Lo spirito di Olimpia sta però nel superamento dei confini, nell’abbattimento dei limiti, nella conquista di posizioni avanzate. E anche i diritti corrono. Malagò intanto sta lavorando al dossier di candidatura italiana ai mondiali di calcio del 2030, o in alternativa per gli Europei del 2028. Far dimenticare la stagione rinunciataria del Movimento Cinque Stelle e far nascere quello dei Cinque cerchi, ecco un’impresa su cui Jacobs si sente di lanciarsi in corsa: «Aver detto di no alle Olimpiadi a Roma è stato un grande errore».

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.