“Quando un professore viene scoperto a pilotare un concorso in università, se è fortunato il suo nome finisce nel registro degli indagati, altrimenti va direttamente dietro le sbarre. Quando il ‘pilota’ è un magistrato e la nomina riguarda un posto da procuratore o da presidente di tribunale, invece, non succede nulla”. Parola del giudice Andrea Mirenda, neo eletto al Consiglio superiore della magistratura. La ‘differenza’ di trattamento è stata evidenziata da Mirenda commentando la richiesta di rinvio a giudizio ieri da parte della Procura di Milano nei confronti della “virostar” Massimo Galli, accusato in qualità di componente di una commissione d’esame di aver taroccato i titoli di un suo collaboratore, poi risultato vincitore del concorso.

Una dinamica, quella del taroccamento dei titoli, molto frequente dalle parti di Palazzo dei Marescialli e messa in evidenza dal giudice amministrativo con l’annullamento degli incarichi direttivi. Mirenda, outsider alle recenti elezioni per la componente togata del Csm come unico ‘indipendente’, ha anche una soluzione: “A quando un Commissione parlamentare d’inchiesta per le nomine in magistratura?”. “Dal momento che la magistratura ed il suo organo di autogoverno non sono in grado di mettere un freno a tale prassi spartitoria, serve una Commissione che faccia luce”, puntualizza Mirenda. L’ultimo caso ha riguardato la nomina di Ettore Picardi a procuratore di Teramo. Il Csm, scrive il Tar, avrebbe “sminuito” i titoli posseduti dallo sfidante Giampiero Di Florio. “Io credo che quanto rivelato dai fatti dell’hotel Champagne e dai libri di Luca Palamara – prosegue Mirenda – sia materiale sufficiente perché il Parlamento si attivi in tal senso, avendo già nel 2019 ipotizzato l’esigenza di Commissione”.

“Sarebbe poi ‘carino’ che le indagini fatte dai pm nei confronti dei professori universitari venissero fatte per le nomine in magistratura”, aggiunge il neo eletto consigliere del Csm. Dopo il Palamaragate, infatti, non è stato aperto un fascicolo che sia uno in nessuna Procura italiana. Tutto è passato sotto silenzio. Neppure i fascicoli ‘esplorativi’, tanto gettonati dai pm quando prendono di mira qualche politico o qualche amministratore pubblico accusato di “traffico di influenze”. A distanza di tre anni dai fatti dell’hotel Champagne, poi, sono stati archiviati tutti i procedimenti disciplinari e di incompatibilità ambientale nei confronti dei magistrati che con Palamara gestivano il mercato delle nomine al Csm.

Le ultime archiviazioni, sempre sotto silenzio, sono del mese scorso allorquando il Csm aveva deciso di ‘graziare’ il togato Massimo Forciniti che gestiva le nomine più importanti con Palamara e che, interrogato, aveva svelato il funzionamento del ‘sistema’ degli incarichi. Nonostante le chat sugli accordi spartitori e le confessioni dei diretti interessati, il Csm ha deciso dunque di metterci sopra una bella pietra. Non resta che sperare in Carlo Nordio.