Il 35esimo congresso dell’Associazione nazionale magistrati
Palamaragate, per l’Anm non fu solo colpa delle toghe: quali sono le responsabilità della politica
“Nel 2021 e nell’anno in corso sono stati aperti 102 procedimenti, ne sono stati ad oggi definiti 64, 16 con l’applicazione di sanzioni, le maggior volte della censura, 27 per sopravvenuti recessi dei magistrati dall’Associazione e 21 per insussistenza del rilievo deontologico. Insomma, stiamo facendo i conti, e seriamente, con gli errori del passato”: ne è convinto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che ieri ha aperto il 35esimo congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati in corso a Roma fino a domani. Santalucia si è soffermato molto nel suo discorso, a cui ha assistito anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sulla questione etica che ha investito la magistratura e su come l’Associazione abbia reagito alla perdita di essa dai fatti dell’Hotel Champagne: essa “non è rimasta inerte e frastornata dalla rivelazione degli intrecci tra mondo associativo, intromissione della politica e istituzione consiliare”.
Santalucia dunque ha rivendicato il metodo catartico attuato per recuperare quella fiducia perduta: l’Anm “ha reagito nel modo ritengo più corretto e soprattutto capace di assicurare effetti durevoli. Ha perseguito la ricerca della normalità, come epilogo di una risolta elaborazione, obiettivo tutt’altro che banale perché posto all’esito di un costruttivo percorso autocritico. In tal modo ha forse deluso quanti al rumore degli scandali volevano che seguisse una reazione vistosa, altrettanto spendibile mediaticamente, e quanti anche in buona fede ritengono che la compostezza della reazione equivalga a debolezza e confusione, smarrimento e mancanza di progettualità”. Se è vero, ammette Santalucia, che “di responsabilità della Magistratura occorre ragionare” dall’altra parte auspica che “sia finalmente messa da canto la pulsione, che in questi recenti anni abbiamo visto invece ravvivata, di poter mettere in riga l’ordine giudiziario, profittando delle difficoltà e del calo di credibilità”.
Il presidente ha criticato il fatto che dallo scandalo Palamara “una volta individuato il nodo nel rapporto tra la Magistratura e il Potere, tra il governo autonomo della magistratura e la politica, è mancata un’ampia e completa disamina delle loro relazioni, che sono state osservate solo da un’angolazione, quella appunto delle colpe dei magistrati”. Insomma non può essere solo colpa della magistratura, la responsabilità va condivisa insieme alla politica. Quella politica a cui Santalucia imputa “di non aver ricercato le ragioni di un disagio, di un malessere che si è manifestato nelle forme del carrierismo, patologia che è effetto e non causa del progressivo indebolimento della giurisdizione” e che poi ha dato vita ad una riforma che “fa correre il rischio di veder intaccato il modello di magistrato delineato in Costituzione”, come più volte ripetuto nel corso di questi ultimi mesi.
A proposito di riforma del Csm Santalucia ha posto l’accento sulla componente laica che si spera venga eletta prima di Natale: “siamo fiduciosi che, al di là delle previsioni di legge, il Parlamento saprà nominare una componente laica di alta statura che, per cultura giuridica e sensibilità istituzionale, agevolerà nel Consiglio – che da qui a breve si insedierà – il compimento di un processo di rinnovamento che, come sempre è accaduto, non può prescindere dalla buona volontà di donne e uomini”. Detto altrimenti, non ci mandate gli scarti delle elezioni politiche.
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