È un quadro preoccupante quello delle vaccinazioni per fasce d’età nella città di Napoli, diffuso ieri dal Mattino. Ne viene fuori un quadro preoccupante, ma non inaspettato. Nei quartieri più colti e ricchi (Vomero, Arenella, Chiaia e Posillipo) la percentuale di aderenti alla campagna vaccinale è molto alta in tutte le fasce d’età. Subito dopo vengono i quartieri dove storicamente è più forte la presenza di lavoratori e operai, come Fuorigrotta e Bagnoli. Nelle zone di Napoli dove il disagio è più forte, invece, le percentuali calano vertiginosamente. Basti pensare al dato relativo agli ultraottantenni vaccinati o in corso di vaccinazione: al Vomero otto su dieci sono vaccinati, ma a San Pietro a Patierno o a Scampia sono solo quattro su dieci. I napoletani non vaccinati sono 300mila, la stragrande maggioranza dei quali vive in quartieri difficili.

Dicevamo che il dato non giunge inaspettato. Su questo giornale, in passato, a proposito della didattica a distanza è stato evidenziato che una famiglia campana su quattro non è in possesso di un computer con connessione internet. Un dato che sicuramente ha inciso sulla bassa adesione da parte dei più anziani e più poveri, visto anche che l’intero sistema regionale di prenotazione dei vaccini si basa sul sito web di Soresa. Non c’è possibilità di prenotare per telefono, i medici di base sono stati coinvolti poco o per niente, non si è provveduto a una campagna di sensibilizzazione. Sul sito dedicato della Regione Campania, su sette Asl solo due hanno un numero di telefono attivo per informazioni e problemi.

Vincenzo De Luca, due giorni fa, ha puntato il dito – tanto per cambiare, sul Governo – sul ministro Roberto Speranza e sul commissario Francesco Paolo Figliuolo: la loro «comunicazione irresponsabile» ha determinato, secondo il presidente della Campania, «una crisi di fiducia da parte dei cittadini, per cui dalla fine di giugno c’è stato un abbassamento nella disponibilità alle vaccinazioni». «Hanno retto le Regioni – ha tuonato De Luca – perché lo Stato italiano non esiste». Peccato che la stessa disparità che si registra, in fatto di adesioni, tra i quartieri di Napoli sia riscontrabile anche tra le Regioni. Restando agli over 80, più del 10% dei Campani non ha ancora effettuato nemmeno una dose di vaccino: parliamo di oltre 30mila persone senza alcuna difesa contro il virus. In Veneto è l’1,1%, in Toscana l’1,4%, in Emilia Romagna l’1,7%, in Puglia il 2,8%, nel Lazio il 3,9% (dati disponibili sul sito della Presidenza del Consiglio).

Se, dunque, la campagna vaccinale ha subito un rallentamento e se di questo rallentamento è chiamato a rispondere lo Stato, dev’essere una “chiamata in correità” tra Governo, Regioni ed Enti locali. E bisogna distinguere tra chi ha lavorato bene e chi non lo ha fatto, senza dimenticare che le competenze maggiori in materia sanitaria sono proprio delle Regioni. I toni da “campagna elettorale permanente” di De Luca, le sue minacce e le invettive contro altri rappresentanti dello Stato, i tentennamenti di Luigi de Magistris («Siamo cavie», ebbe a dire un mesetto fa in diretta tv nazionale) non hanno forse contribuito al clima di sfiducia generale? Cosa hanno fatto la Regione e il Comune per convincere gli indecisi e per aiutare chi non ha i mezzi? Si è vaccinato chi era già convinto e aveva gli strumenti culturali e informatici per farlo. Tutti gli altri sono stati abbandonati a loro stessi.