Sulla nomina dei sottosegretari preferisce «stendere un velo pietoso per carità cristiana e per non andare oltre il codice penale». Dice che da certi ministri non ci si può aspettare la sburocratizzazione di cui l’Italia ha bisogno. Se la prende con il commissario Domenico Arcuri che non dovrà rispondere del proprio operato alla Corte dei conti. Denuncia i ritardi e le sperequazioni nella distribuzione dei vaccini, oltre che la mancanza di un piano che impegni 200mila militari nei controlli sulle norme anti-Covid. Di chi si tratta? Visti i toni e i contenuti, qualcuno potrebbe pensare a Giorgia Meloni, all’opposizione prima del governo Conte e poi di Draghi. Invece no. A pronunciare quelle parole è stato il governatore campano Vincenzo De Luca, esponente di quel Partito democratico che occupa stabilmente gli scranni della maggioranza in Parlamento.

Nel videomessaggio in cui ha annunciato la chiusura delle scuole regionali a partire da lunedì prossimo, De Luca ne ha avuto per tutti. Ha puntato il dito contro le varie componenti del governo nazionale, ricordando le carenze e le omissioni di Palazzo Chigi nel contrasto della crisi sanitaria ed economica. Poi ha alzato il tiro e ha lanciato un atto d’accusa nei confronti dell’intera classe dirigente del Paese della quale «bisogna accontentarsi» e della quale, evidentemente, egli stesso dimentica di far parte. L’obiettivo del governatore sembra, ancora una volta, quello di lucrare sull’insoddisfazione che molti campani provano nei confronti di una politica nazionale sempre più inconcludente. Riuscirà a centrare il suo obiettivo? Si vedrà. Nel frattempo, però, non si può fare a meno di notare l’assordante silenzio di De Luca su alcuni temi di cruciale importanza.

Il primo è il caso Italvolt, la multinazionale che ha preferito il Piemonte alla Campania per il suo nuovo insediamento produttivo da 19mila posti di lavoro. Davanti a questo “schiaffo”, l’assessore regionale Antonio Marchiello si è trincerato dietro un inverosimile «non ne sapevo nulla». Ecco perché molti si aspettavano da De Luca una risposta convincente e, magari, l’illustrazione di una strategia che dovrebbe portare la Campania ad accaparrarsi gli investimenti della Vorker, altra multinazionale interessata ad aprire uno stabilimento nella regione. Dal governatore, invece, nemmeno una parola, se non la solita invettiva (condivisibile, per carità) sulla «palude burocratica» in cui l’Italia rischia di impantanarsi insieme con le risorse del Recovery Fund.

Silenzio anche sul candidato sindaco di Napoli, che De Luca aveva promesso di indicare entro la fine di gennaio, e sulla gestione dei rifiuti in Campania, oggetto di una recente inchiesta giudiziaria. Su certe questioni sembra lontano lo Sceriffo che adottava decisioni spesso non condivisibili, ma assumendosene la responsabilità anche a prescindere dal gradimento dell’elettorato e dalla linea politica del governo di cui il suo stesso partito faceva parte. E se sono legittime le critiche mosse dal governatore alla politica nazionale, è altrettanto legittimo il fatto che i campani chiedano a lui di delineare una strategia per risolvere i vecchi problemi della regione, a cominciare dall’incapacità di attrarre investimenti e capitali stranieri. Perché la protesta è sacrosanta, ma è di soluzioni che i cittadini e le imprese hanno bisogno, soprattutto in questa fase.

Avatar photo

Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.