Risulta assai incomprensibile immaginare come, in un momento di grande difficoltà sul piano economico e sociale che vive la Campania e l’intero Paese, si possa immaginare di chiudere una manovra finanziaria che produce, per la prima volta dopo tantissimi anni, un aumento della tassazione Irpef. La soddisfazione del Presidente De Luca sicuramente non trova il consenso della Cisl.

Da troppo tempo i cittadini campani sono sottoposti a una pressione fiscale tra le più alte d’Italia. Il piano di rientro dal deficit sanitario, i piani di riequilibrio, i vincoli legati al patto di stabilità interno hanno spremuto fino all’osso le finanze della collettività, chiedendo sforzi notevoli soprattutto alle famiglie che versano in condizioni di maggiori difficoltà economico-finanziarie. È da anni che, carte alla mano, chiediamo la possibilità di rivedere le aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef, prevedendo dei tagli in favore dei redditi più bassi secondo una logica di progressività socialmente sostenibile, insieme a maggiori risorse da destinare alle politiche attive, per la stabilizzazione degli Lsu, degli idraulici /forestali .

Inoltre abbiamo chiesto che le risorse, che sono voci di costo sugli investimenti e che potrebbero essere liberate con l’intervento dei fondi europei e del Pnrr, servano principalmente a calmierare quelle criticità sociali che attanagliano la nostra regione. Ovviamente il criterio della progressività doveva essere mantenuto, ma ci sembrava un’attenzione estremamente importante in una platea dove aumenta il numero dei precari, dei lavoratori licenziati, in cassa integrazione e in naspi. Le priorità di questo governo, regionale invece, non afferiscono alla riduzione dei costi della politica, ma unicamente all’aumento delle tasse a carico dei cittadini e dei pensionati. Avremmo in maniera più coraggiosa auspicato che il Governatore volesse, calmierando il debito e spalmandolo in qualche anno in più, dare un segnale di maggiore attenzione ai bisogni delle famiglie, delle comunità che di più hanno sofferto questa crisi emergenziale.

Del resto andare a razionalizzare i costi della politica che si annidano all’interno degli enti strumentali piuttosto che delle convenzioni o dei contratti stipulati a ex dirigenti anziché a politici che non sono rientrati nella tornata elettorale all’interno del consiglio regionale, insieme a una maggiore e migliore gestione delle risorse in capo ai costi della macchina amministrativa, ci sembrava che poteva essere sicuramente una strada che prevedeva una maggiore socializzazione e concertazione, ma ci rendiamo anche conto che le priorità di questa Regione non sono sicuramente intorno al dialogo con le organizzazioni sindacali. Così come riteniamo che tali misure potranno dispiegare la loro piena efficacia solo se opportunamente accompagnate dal rafforzamento delle azioni di contrasto all’evasione fiscale.

Per quanto poi attiene al tema della possibilità del terzo mandato riteniamo che non è più il tempo delle stagioni lunghe, abbiamo non solo necessità di lasciare il pieno mandato nelle mani degli elettori, ma di assumere un atteggiamento indubbiamente più sobrio, più umile, meno spavaldo, rispettando le minoranze, il loro valore, il loro contributo che in uno Stato come il nostro risultano garanti proprio dei principi democratici della nostra nazione. Quindi mai sbeffeggiare le minoranze, ma ascoltare tutti e assumersi l’onere della decisione.