Il conflitto in Ucraina
Chi è Corrado Zunino il reporter di Repubblica ferito a Kherson in un agguato
L’America calza l’elmetto. L’Europa latita o invia armi. La diplomazia parla cinese. “Ho avuto una telefonata con il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping. Durante la conversazione, durata un’ora, abbiamo discusso una serie di questioni di attualità delle relazioni bilaterali. Particolare attenzione è stata rivolta alle modalità di una possibile cooperazione per stabilire una pace giusta e sostenibile per l’Ucraina”. È quanto scrive in un messaggio su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato a Zelensky che la Cina “è sempre stata dalla parte della pace”.
Lo ha riferito l’emittente cinese Cctv dando notizia del colloquio telefonico tra i leader. La “posizione fondamentale” della Cina è quella di “promuovere colloqui per la pace”, ha detto Xi. La conversazione tra i due presidenti, la prima dall’inizio dell’offensiva russa, ha avuto luogo su iniziativa di Kiev, secondo quanto afferma il governo cinese. La Cina non sceglierà di essere uno “spettatore” della “crisi ucraina” né di “gettare benzina sul fuoco” o di sfruttare la situazione per i propri interessi. Ha detto il leader cinese al presidente ucraino, secondo quanto riporta l’agenzia cinese Xinhua che evidenzia il ruolo della Cina come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e “grande Paese responsabile”. Le azioni del gigante asiatico, ha detto Xi, sono “alla luce del sole” e “perfettamente legittime”.
Washington gioca di rimessa. “Siamo contenti che Xi e Zelensky si siano parlati. E’ da tempo che chiediamo che la Cina ascolti la prospettiva ucraina”, ha dichiarato il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, John Kirby. “Non possiamo sapere se questa telefonata può portare a qualcosa. Sta all’Ucraina e Zelensky decidere se vogliono sedersi al tavolo dei negoziati per la pace”, ha sottolineato. Intanto la guerra non risparmia i giornalisti. L’inviato di Repubblica Corrado Zunino e il suo fixer Bogdan Bitik sono stati vittime di un agguato di cecchini russi ieri alle porte di Kherson, nel Sud dell’Ucraina. Bitik purtroppo non ce l’ha fatta ed è morto: lascia la moglie e un figlio. Zunino ferito a una spalla, è ricoverato all’ospedale civile di Kherson.
Sempre ieri è andata in scena a Roma, al Palazzo dei Congressi all’Eur, la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. “Crediamo nella possibilità di una soluzione diplomatica a patto che non si pensi che la soluzione del conflitto possa essere la resa di un Paese aggredito”, ha affermato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento. “E’ nostro compito aiutare l’Ucraina a scrivere un nuovo capitolo della sua storia e l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista, per la determinazione, la credibilità con cui abbiamo fatto le nostre scelte e non abbiamo mai tentennato ma anche perché nel 2024 sarà presidente di turno del G7, è stata protagonista in tutte le grandi scelte fatte in questi anni”, dice, candidando il nostro Paese a ospitare nel 2025 la Ukraine recovery conference. A rompere l’idillio sono le Ong.
Dice a Il Riformista Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), che rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, interne e internazionali: “La ricostruzione passa dal business nessuno spazio per la ricostruzione del tessuto sociale. Non parlano di sociale per sostenere il ritorno a casa nè Italia nè Ucraina. Tajani ha citato come nota di colore organizzazioni e cittadini che portano aiuti e accolgono ma ha fatto intendere che l’umanitario coinvolgerà principalmente le imprese. Terzo Settore out”. “Le Ong – rimarca Stilli – sono state invitate senza poter parlare nei gruppi di lavoro. Tutto solo business”.
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