«Il sovranismo porta il Paese a sbattere, serve un’alleanza europeista». L’intervista di Renato Brunetta galvanizza le chat dei parlamentari “centristi” e suona la carica per quella rinnovata esigenza di unire il fronte riformista. C’è chi annovera già il ministro azzurro, a quanto si riferisce, come “uno dei nostri”. Quel ‘liberiamoci dai sovranisti’ lanciato da Brunetta suona come musica alle orecchie di quanti lavorano per la composizione di un’area liberale ed europeista e scommettono – o almeno sperano- sulla scomposizione del centrodestra a trazione sovranista. Brunetta non arriva a dire cosa farà se Silvio Berlusconi dovesse confermare, anche dopo febbraio, l’alleanza con Salvini e Meloni, ma quando dice «La distanza oggi è ancora più forte tra noi e i sovranisti» indica una strada del non ritorno.

E ieri tanto è bastato per registrare le parole di apprezzamento da Carlo Calenda, Ettore Rosato, il dem Andrea Marcucci, Benedetto Della Vedova e Sandro Gozi. «Mi pare che in una parte di Fi -scrive il leader di Azione su Twitter- stia maturando la consapevolezza che con i Sovranisti non si governa. Spero che il Pd riuscirà a fare lo stesso. Almeno nei confronti dell’ala più estrema dei 5S. Buone notizie». Prosegue Calenda parlando con il Riformista: «La famiglia dei riformisti parte dal territorio, e non dal Parlamento, come dimostrano le elezioni di Roma. C’è bisogno di un grande partito riformista, frutto del chiarimento di chi nel centrodestra e nel centrosinistra deciderà di staccarsi da sovranisti e populisti. L’album di famiglia è quello europeo. Ci sono i socialdemocratici, i liberali, i conservatori. Il punto però non è la somma dei partiti esistenti, che è guardare alla politica con il retrovisore». Gli chiediamo come si può rompere l’asse tra bipartitismo e bipopulismo. «La storia di questi anni dimostra che l’Italia quando è bipolare, è estrema. Non cerca i piccoli partiti per vincere ma estremizza le posizioni. Oggi o fai un doppio turno alla francese, che nessuno vuole, o fai un proporzionale con lo sbarramento al cinque per cento per rompere l’accerchiamento dei due populisti contrastandoli con forze riformiste significative».

Va nella stessa direzione anche il dem Andrea Marcucci: «Lo scenario evocato dal ministro Brunetta nella sua intervista di oggi è molto interessante. I tre grandi filoni (socialista, popolare e liberale) della tradizione politica italiana possono servire a superare definitivamente la stagione del populismo e del sovranismo. C’è davvero bisogno che tutti i partiti siano all’altezza di Mario Draghi». Rilancia il presidente di Iv, Ettore Rosato: «Mi sembra che Brunetta dica cose sagge. E mi aspetto che diventino le politiche di Berlusconi, l’asse che spinge Berlusconi nel suo impegno politico a rompere definitivamente con le tentazioni di una destra che veramente non può dare risposte al Paese per impegnarsi in un fronte moderato, liberale e riformista». Sandro Gozi lavora al progetto già da un pezzo. «Bravo Brunetta, un movimento riformatore e liberale italiano è ogni giorno più necessario. Deve promuovere con forza l’agenda Draghi e proseguire il processo di riforme dopo il 2023, nella Prospettiva Italia 2030. La nostra esperienza politica europea, con il nuovo gruppo Renew Europe indica che questa via non solo è possibile, ma è vincente».

Stesso tenore per Della Vedova, Più Europa: «La sua riflessione sul fatto che il centrodestra guidato da Salvini e Meloni non abbia nulla di europeista, e tantomeno di liberale, è azzeccatissima». Per il coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci, «c’è un grande disagio nella parte moderata del centrodestra che vuole essere più libera rispetto all’abbraccio dei sovranisti». Per questo, rimarca il sindaco dem di Pesaro, una nuova legge elettorale «permetterebbe all’area popolare di organizzarsi in modo autonomo». Ricci, come altri nel Pd, guarda al proporzionale ma in assenza di una riforma «al momento non c’è scampo, bisogna costruire una coalizione ampia» visto che nel Rosatellum c’è una parte maggioritaria. Ma se sulla “coalizione ampia” di cui parla Ricci -ovvero quella da Calenda a Conte sostenuta da Enrico Letta- pesano già veti reciproci, anche il possibile cantiere del “terzo polo” arranca. E c’è chi vede nei «continui diverbi dei due principali azionisti», ovvero Renzi e Calenda, il principale ostacolo.

Tra i due la dialettica rimane frizzante. «Renzi -argomenta Rosato- non ha niente contro Calenda. Lo ha nominato Rappresentante permanente dell’Italia in Ue, lo ha nominato ministro, lo ha sostenuto con convinzione a Roma… perché dovremmo essere contrari ad occuparci insieme delle politiche per l’Italia? In politica non ci si sceglie solo tra simpatici. Un progetto di questo tipo nasce con la generosità e noi la generosità la metteremo tutta». Ad aderire all’appello di Brunetta sono in blocco i 32 parlamentari di Coraggio Italia, pronti a abbandonare il centrodestra se il tridente Berlusconi- Salvini-Meloni pretendesse di rappresentare tutta la coalizione. – «I risultati delle amministrative appena concluse hanno reso evidente e chiaro un dato: gli elettori moderati non si riconoscono più nell’attuale centrodestra, non seguono l’alleanza Pd-M5S e per questo non sono andati a votare. Bisognerebbe fare uno sforzo aggregativo diverso, occorrono idee nuove, serve una rinnovata casa popolare, liberale e riformista lontano da estremismi, populismi e sovranismi che hanno fortunatamente fatto il loro tempo», dice il vicepresidente di Coraggio Italia alla Camera, il deputato Gianluca Rospi.

La Ministra Gelmini ha rimarcato la sua posizione: «Il populismo non tira più, e non serve tanto cavalcare le paure quanto dare speranza, mettere al centro la competenza, il merito, l’europeismo». Osvaldo Napoli, che da Forza Italia – causa allergia al sovranismo – è già passato a Coraggio Italia, aggiorna il pallottoliere: «Siamo in cento, in Parlamento». Tra chi lavora a uno sbocco di questo tipo si scommette su un’accelerazione a ridosso dell’elezione del presidente della Repubblica.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.