Good morning...
Guerra in Ucraina come in Afghanistan, i talk show vanno in ferie e non esiste una strategia d’uscita per l’Europa
Good morning Vietnam era il saluto di Robin Williams che si inspirava alla figura dallo speaker radiofonico Adrian Cronauer che intratteneva i soldati americani che combattevano e perdevano in Vietnam, che con le sue battute, le sue freddure, le sue intuizioni paradossali diceva molte più verità di quante non dicessero gli Stati maggiori. Good morning ucraina si dovrebbe dire oggi e certo non salutare così i soldati che si stanno battendo e stanno però cedendo terreno, non così i russi che stanno conquistando lentamente una località del Donbass dopo l’altra e dunque non stanno perdendo.
Bisognerebbe dire Good morning ucraina a Zelensky ma sarebbe ingiusto, cos’altro poteva fare dopo il 24 febbraio? Forse l’iscrizione alla Nato. Bisognerebbe dire Good morning Europa a Ursula von der Leyen, a Borrell, allo stesso Draghi, a tutti i leader che ne hanno fatto una battaglia essenziale per i valori della democrazia e dell’Occidente e invece non una guerra civile nella quale Mosca ha cercato di inzuppare i suoi rimpianti coloniali. Bisognerebbe dire Good Morning Italia a tutti gli analisti e osservatori che ci hanno spiegato che la Russia aveva pochi giorni di autonomia, che sarebbe crollata sotto le sanzioni, che la macchina militare era rotta.
Bisognerebbe dire Good Morning Italia a tutti quelli che poi hanno cominciato a raccontarci di una guerra che, finiti i colpi di scena (quello più evidente è stato quello di Mariupol a vantaggio dei russi) è diventata un conflitto di logoramento. Non è così perché c’è stato e c’è un avanzamento evidente dei russi. Questa non è una guerra che può permettersi di diventare cronica, perpetua: o finisce e finisce male o continua e peggiora, diventa qualcosa di peggio, più grande e più complesso.
Ci fanno la cronaca della guerra cronica, la cronaca che sempre vede solo una faccia della luna perché i bombardamenti russi fanno vittime civili ma le fanno anche i bombardamenti ucraini, tra l’altro con proiettili forniti dall’Occidente, dall’altra parte, ovvero nelle città come Donetsk che non vogliono essere più ucraine.
E allora buongiorno a tutti noi per dirci che mentre i talk show vanno in ferie, mentre si chiude la serranda agostana, mentre si rinviano a settembre analisi e commenti, bisognerebbe dire di svegliarci e di porci una domanda: esiste una strategia d’uscita per l’Occidente? Esiste un modo per considerare come si può far perdere Putin e come si può far vincere l’Ucraina? Esiste una strategia per come si può non perderla noi questa guerra sconsiderata in cui ci siamo trovati in mezzo senza saperlo? Si chiama strategia d’uscita e la sua assenza sappiamo quanto è costata in Afghanistan.
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