Che cosa doveva fare Irma Testa per la prima pagina: e neanche a parlare dei quotidiani generalisti, presi dal giuramento del nuovo governo Meloni. Nessuna traccia però nemmeno sui quotidiani nazionali sportivi né su quelli napoletani. Nessuna traccia in prima della pugile del gruppo sportivo delle Fiamme Oro, Polizia di Stato, che questa volta agli Europei di Pugilato femminili Elite arrivava dall’Oro del 2019, dalla medaglia di Bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dall’Argento dello scorso maggio ai mondiali in Turchia. La Butterfly di Torre Annunziata arrivava insomma da favorita in Montenegro.

E a Buvda, dopo aver smaltito le pratiche Glynn, Kruk e Walsh, è salita sabato scorso sul quadrato del Mediterranean Sport Center per la finale con la bulgara Svetlana Stanova: un match che non è mai stato in discussione. 5 a 0, verdetto unanime. Servito il bis dell’Oro di Alcobendas di tre anni fa. Eh già, Irma Testa è ancora qua, più forte e consapevole nientedimeno: lei è sempre lei, nessuna è meglio di lei. È prima nel ranking mondiale IBA (International Boxing Association) ed è lei l’oro – limite dei 57 chili, peso piuma – di una memorabile spedizione azzurra (guidata dal tecnico Emanuele Renzini) di nove atlete, cinque a medaglia.

Si parla di “effetto Irma Testa” per le iscrizioni di bambine, ragazze e donne che entrano nelle palestre di pugilato italiane. Oltre a essere stata la prima medagliata ai Giochi è stata anche la prima in assoluto alle Olimpiadi, a Rio 2016. A 24 anni la “Butterfly”, com’è soprannominata, è la più forte pugile nella storia della boxe azzurra, è nella storia della boxe, è nella storia dello sport. La sua carriera – a prescindere dagli spazi in prima pagina – cominciata nei vicoli della “Provolera”, alla Boxe Vesuviana fondata nel 1962 dall’iconico maestro Lucio Zurlo a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, è già da tramandare ai posteri.

Porterà come sempre la medaglia a “U’Maestr”, per fargliela indossare come da tradizione nella famiglia della Boxe Vesuviana?

Certamente. L’ho sentito dopo l’incontro, come sempre. È molto felice, anche se mi ha detto che dobbiamo parlare: “Ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare da vicino. Adesso goditi la vittoria ma ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare”.

È incontentabile o avrà notato qualcosa: cosa?

Non lo so, ma mi aspetto qualche cazziata.

Ad ogni modo, a tre anni di distanza si è confermata campionessa europea. Ci aveva raccontato che la vittoria in Spagna era stata “il mio dire: sono diventata una pugile seria e professionista”. Cosa rappresenta invece quest’altra vittoria?

È bellissimo e il percorso è quello giusto. Vincere è tosta, continuare a vincere è meraviglioso ma è ancora più tosta. Se può essere fortuna una volta, due, la terza non può essere più fortuna. Con i maestri della Nazionale stiamo facendo un lavoro impeccabile. Arrivavo a un campionato in cui tutte volevano battermi perché ero la favorita, detenevo il titolo; a cui sono arrivate dopo aver studiato nei minimi dettagli le mie insicurezze e i miei punti deboli. Quindi dovevamo fare un grande lavoro per arrivare preparati. E ha funzionato.

È un po’ una rivincita per un Mondiale bellissimo, con una semifinale perfetta, pirotecnica, ma con una finale che per l’arbitraggio e la boxe dell’avversaria ha lasciato un po’ l’amaro in bocca?

La medaglia d’Argento l’ho apprezzata, un po’ dopo ma l’ho apprezzata. È una medaglia importante, arrivata dopo sei incontri, è stata molto tosta. Vincere in Europa mi posiziona tra le favorite al mondo, teniamo presente a tutte che al Mondiale e alle Olimpiadi dovranno fare i conti con me.

È salita sul ring sorridente, anche più del solito. Ha imparato a gestire l’ansia rispetto al passato?

Ho capito dalle mie esperienze che sul ring mi devo divertire. Ho notato che quando mi diverto faccio meglio. Ci sono delle scene in questi incontri in cui si vede che rido, anche mentre combatto. Per me è quella la chiave: divertirsi.

A proposito di prestazioni, di ansia e di pressione, si è parlato molto del caso di Paola Egonu. Che idea si è fatta?

Per noi atleti la pressione è altissima e lei è la nostra portabandiera in questo momento: dopo Federica Pellegrini è l’atleta che più ci rappresenta al mondo. Davvero non vorrei essere al suo posto. È un video che fa male quello, veramente brutto. Nella sua immagine si rispecchia l’immagine di tutte noi, perché c’è sempre un’atleta che traina lo sport femminile. Come ci sono state Pellegrini e Vezzali, oggi c’è lei.

E anche lei ci mette del suo: si parla di “effetto Irma Testa” nelle palestre di pugilato.

I numeri sono impressionanti. Siamo cresciute in maniera costante come Nazionale. La realtà femminile era ben centrata già qualche anno fa: eravamo noi a portare le medaglie in Federazione. Confermarsi ogni volta con atlete diverse è fantastico, favoloso, il movimento c’è e fa bene a tutte le donne e le ragazze che fanno boxe in Italia. Quando ho cominciato non era così: quando ho iniziato io non avevamo i nazionali School Girl, da 12 a 14 anni. La prima squadra era Junior, a 14 anni. Adesso ci sono le School Girl, sono tantissime e fanno le selezioni per entrare in Nazionale. E sono tantissime e agguerritissime tra Junior e Youth ai campionati mentre in Nazionale Elite abbiamo la prima, la seconda e perfino la terza squadra.

Prossimi impegni?

A dicembre combatterò la Diamond Belt: una competizione, per la prima volta, con le prime quattro pugili al mondo e i primi quattro pugili al mondo. Semifinali e finali. Ci saremo io, che sono la prima nel ranking, la campionessa del mondo Lin Yu-Ting da Taipei, la giapponese Irie Sena, oro alle Olimpiadi, e la Filippina Nesthy Petecio, argento alle Olimpiadi.

Si può dire, anche se ha vinto il Thailand Open, che il suo problema ora è in Asia.

Sì, al momento è così.

Si è esposta in passato nel sociale, a favore dei diritti civili, per il ddl Zan: mentre l’altro giorno vinceva a Budva si insediava il nuovo governo Meloni. È preoccupata?

Preoccupata no, non credo ci sia da essere preoccupati, ancora non hanno cominciato a lavorare. Intanto è una bella cosa che ci sia una donna Presidente del Consiglio. Questo mi fa piacere a prescindere delle idee politiche. Potevano esserci più donne all’interno del governo, questo sì. Per quanto riguarda i diritti civili spero si capisca, chi non l’ha capito, che non possiamo fare passi indietro. Poi certo si dovrebbe fare di più per i diritti della comunità Lgbtqi+ e delle donne.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.