Banca d’Italia anche quest’anno ha fotografato l’economia della Campania. La regione amministrata da Vincenzo De Luca non brilla ma neanche è troppo buia. A fronte di dati molto incoraggianti come la ripresa del turismo, la crescita complessiva del fatturato delle imprese e il mercato immobiliare tornato ai livelli pre-crisi, ce ne sono altri meno incoraggianti: sempre più difficile per le donne raggiungere le condizioni lavorative dei colleghi uomini, sono aumentate le famiglie in povertà assoluta (un balzo del +10%) e che quindi usufruiscono del reddito di emergenza (+13,1% rispetto a un anno fa) , seppure in Campania sia aumentata l’occupazione (+1,4% rispetto al resto del Paese) . Infine, resiste la storica difficoltà degli enti locali di riscuotere tasse, multe, canoni e tutto ciò che pesa nelle casse del Comune di Napoli.

Dopo l’anno nero del Covid, nel 2021 l’economia campana ha rialzato la testa mettendo a segno un +6% dell’indic e Iter, l’equivalente del Pil regionale. Un incremento in linea con quello del Mezzogiorno (+5,9%) ma inferiore a quello dell’Italia che si attesta sul +6,6%. La ripresa delle attività è stata molto intensa nel secondo trimestre. Rispetto al 2019, tuttavia, il recupero è stato parziale: l’attività in regione è risultata inferiore di oltre il 3%, un divario in linea con quanto registrato nel Mezzogiorno ma di poco più ampio che in Italia. Bene le imprese. È notevolmente cresciuta la quota di aziende con fatturato in aumento, in particolare tra le aziende di servizi. E il valore aggiunto dell’industria è tornato ai livelli del 2019. Sono tornati i turisti (+11,6%) anche se non siamo ancora ai livelli pre-pandemia (-60,1% rispetto al 2019). Crescono anche gli investimenti, soprattutto nel campo dell’industria. Positivo anche l’export regionale che ha recuperato il calo del 2020. Nell’ultimo anno c’è stata anche una ripresa dei consumi (+4,7%). Cresce molto il settore delle costruzioni che segnano un +19,9% trainate dai vari bonus fiscali.

Più contenuta, invece, la crescita dei servizi. Male l’’export campano, che continua a risentire della filiera aeronautica. Infine, la scuola. Solo il 9% degli studenti campani frequenta plessi dotati di mensa e solo il 39% può usufruire di una mensa scolastica. Bene invece il mercato immobiliare: nel 2021 le compravendite di abitazioni in Campania sono cresciute di circa un terzo. La ripresa delle transazioni, iniziata già nella seconda metà del 2020, si è progressivamente intensificata nel corso del 2021, raggiungendo nel secondo semestre i livelli precedenti la crisi finanziaria del 2007. Da un lato, quindi, la ripresa economica che seppure un po’ a singhiozzo procede, dall’altro una fotografia della società sempre più disuguale e con sempre più famiglie che non riescono a sbarcare il lunario. Il tasso di attività delle donne con figli in età prescolare in Campania è meno della metà di quello degli uomini nella stessa condizione, ma è anche inferiore del 22% rispetto alla media nazionale. È questo uno degli indicatori più preoccupanti che emergono dal rapporto sull’andamento dell’economia della Campania.

Il tasso di attività delle donne è inferiore di 28 punti percentuali rispetto a quella maschile e il divario aumenta per le persone meno istruite. Ma veniamo alle famiglie. A settembre 2021 è stata corrisposta l’ultima mensilità del Reddito di emergenza (REM) a quasi 77.900 famiglie. Alla fine dell’anno le famiglie percettrici del Reddito o della Pensione di cittadinanza (rispettivamente RdC e PdC) erano 291.000, il 13,1 per cento in più rispetto a un anno prima, pari al 13,3 per cento delle famiglie residenti. L’importo medio mensile ottenuto dai nuclei beneficiari del RdC in Campania è risultato pari a 646 euro, un dato superiore alla media nazionale (577 euro). L’ancora sostenuto ricorso al RdC in regione, nonostante la ripresa produttiva e occupazionale, suggerisce il permanere di un’ampia quota di famiglie campane in povertà. Le stime preliminari Istat per il 2021 segnalano un aumento dell’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno rispetto all’anno precedente. Il valore dell’indice sarebbe cresciuto per il secondo anno consecutivo, raggiungendo il 10,0 per cento (dal 9,4 del 2020), a fronte del 7,5 per cento della media nazionale. Una Campania che cresce ma che pare dimenticare le famiglie e le donne. Un progresso sì, ma decisamente a metà.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.