Napoli: indice di vulnerabilità sociale 111,20. Questo numero dovrebbe far preoccupare non poco politici e amministratori locali perché misura la condizione di incertezza e di disagio economico e sociale del territorio e rivela che questa condizione si avvicina pericolosamente al limite della tollerabilità, che il disagio è una condizione sempre più diffusa nella popolazione cittadina. Divora possibilità e peggiora il tenore di vita, condiziona le scelte e ferma lo sviluppo. Rivela, in sintesi, il fallimento delle politiche sociali attuate finora.

Il dato emerge dall’ultimo rapporto di Openpolis, uno studio che si basa anche su una serie di dati raccolti dall’Istat. Un censimento che conferisce alla città di Napoli il triste primato delle città italiane con il più alto livello di sofferenza sociale tra le famiglie, soprattutto tra quelle con bambini o formate da giovani adulti. Il quadro è piuttosto desolante. Si sta uccidendo il nostro futuro. L’indice di vulnerabilità sociale, calcolato sulla base di una serie di informazioni raccolte durante il censimento generale, tocca anche le sfere della povertà assoluta, della povertà educativa, del livello di occupazione, quindi del lavoro. È in particolare la sintesi di sette fattori, tra cui la percentuale di famiglie con potenziale disagio economico, quindi famiglie con almeno sei componenti, con casi di disoccupazione, famiglie monogenitoriali oppure composte solo da anziani o ancora composte da adulti senza titolo di studio, e inoltre la percentuale di giovani neet (giovani, cioè, che non studiano, non lavorano e sono senza grandi prospettive per il futuro; in Campania sono il circa il 33% della popolazione giovanile, altro dato allarmante) e infine l’incidenza di persone che vivono in grave sovraffollamento. “Tutti segnali di una maggiore fragilità del tessuto sociale”, sottolinea lo studio di Openpolis.

Questi indicatori vengono combinati insieme, su base territoriale, per produrre un indice che va da 70 a 130: più è alto il valore, maggiore è il rischio di vulnerabilità sociale e materiale del territorio. Ebbene, ciò che emerge dall’analisi di questo indicatore è che i valori più alti sono quelli abbinati alle aree urbane del Mezzogiorno. Le concentrazioni più elevate dell’indice si raggiungono in particolare in alcuni territori, e cioè nell’hinterland di Napoli, in quello di Reggio Calabria e in quello di Catania. In queste tre aree metropolitane, infatti, la mediana dell’indice rilevato nei vari Comuni supera quota 103. Seguono, con un valore mediano superiore a 101, altre 12 province, tutte del Mezzogiorno: Siracusa, Palermo, Crotone, Caserta, Salerno, Vibo Valentia, Agrigento, Enna, Cosenza, Barletta-Andria-Trani, Foggia e Catanzaro. A voler puntare la lente sui Comuni dove vivono più famiglie, emerge come tra i quindici Comuni italiani con più famiglie residenti si trovano tutti al Sud quelli più vulnerabili. In cima alla classifica c’è Napoli, seguita da tre città siciliane: nell’ordine Catania, Palermo, Messina.

Seguono Bari e Roma (con un indice vicino a quota 101), e poi Torino, Firenze e Genova (con numeri tra 99 e 100). La minore vulnerabilità sociale e materiale è riscontrata nelle città di Trieste e Venezia, dove l’indice non raggiunge la soglia di 98. Se, mutuando la frase di Gregg Easterbrook «Se torturi i numeri abbastanza a lungo confesseranno qualsiasi cosa» e se è vero che i numeri possono essere utili a descrivere e conoscere la realtà di un singolo territorio, indici con un’elevata vulnerabilità sociale meritano un’attenzione particolare, anche rispetto alla programmazione degli interventi e dei servizi pubblici. Si tratta infatti di aree in cui convivono strati sociali potenzialmente più deboli. Nelle zone ad alta vulnerabilità è maggiore l’incidenza di famiglie numerose o composte solo da anziani, genitori single, giovani che non studiano e non lavorano, adulti senza titoli di studio o analfabeti, famiglie in disagio economico o che vivono in case sovraffollate. «Fattori che rendono più probabile una condizione di disagio materiale. Inoltre questi territori potrebbero essere più vulnerabili durante una fase di crisi economica o di congiuntura negativa», avverte Openpolis. Bombe sociali.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).