In Italia spesso le discussioni finiscono in derby: Sud contro Nord, Campania contro Lombardia, Napoli contro Milano. In genere prevale il Nord. In questi mesi, invece, gli esiti di questa competizione virtuale sono stati sorprendenti e l’emergenza-Covid ha ribaltato i valori tradizionali: Campania e Calabria molto meglio di Lombardia e Piemonte, Napoli molto meglio di Milano e Torino. I motivi sono complessi e non si possono analizzare in poche righe e non tutti sono meriti di persone e organizzazioni, ma questa è la sensazione generale. Ed è indubbio che il Cotugno e il professore Ascierto (peccato che sia juventino) siano stati superiori a tanti ospedali del Nord – magari privati – e a tanti blasonati medici di Milano. Non si tratta di sport, ma di organizzazione ospedaliera, di protocolli medici, di risultati scientifici, cioè di dati incontrovertibili e riconosciuti nel mondo.

Non è una discussione opinabile di sport, ma di scienza e risultati. Ed è evidente che ci sono conseguenze: quanti ragazzi non vedono più, o vedono in modo diverso, la possibilità/necessità di andarsene a Milano o in altri luoghi del Nord. Poi forse passerà, ma adesso è così. In fondo in questi giorni anche “Ciro” Mertens ha preferito rimanere a palazzo Donn’Anna e a Napoli anziché trasferirsi alla blasonata e ricca Inter. Rimanendo in tema, c’è stata anche la sorpresa: l’umile Napoli di Gattuso, un “terrone” come noi, ha battuto la blasonata e ricca Juventus. Sembra quasi che ci sia un filo logico, settori della vita molto diversi che però dicono la stessa cosa, cioè che il Sud batte il Nord. Naturalmente, tutto va preso con sobrietà e anche io, che sono uno scatenato tifoso di Curva B e che come immagine social ho una foto scattata prima vittoriosa finale di Coppa Italia del 2014, sono cauto nell’esultare.

La vedo – o fingo di vederla – come un’eccezione e prendo i tanti messaggi di felicitazione che vengono letteralmente da tutta Italia, juventini compresi, con grande leggerezza. C’è, poi, un ultimo grande ribaltamento: il freddo presidente del Napoli De Laurentiis, che spesso noi tifosi rimproveriamo per il distacco dagli eccessi della passione azzurra, si scatena e addirittura si offende perché all’Olimpico non era presente il presidente della Repubblica Mattarella. Esternazioni da tifoso accecato, poiché certamente il capo dello Stato non avrebbe potuto prevedere il team vincente né avrebbe potuto abdicare alla sobrietà istituzionale in questa fase dell’emergenza. È il momento giusto per le rivendicazioni, anche provocatorie? Secondo me no. Dobbiamo essere sobri nei comportamenti dei singoli e nei comportamenti di gruppo. Sbaglia De Laurentiis e purtroppo sbagliano i tifosi che festeggiano eccessivamente in piazza.

Non diamo modo di sviare l’opinione pubblica dalle questioni sostanziali, molti non aspettano altro. È invece il momento di rivedere degli stereotipi, di provare a ripensare e ribilanciare il rapporto di spesa Nord-Sud, sanità pubblica-sanità privata, competenze regionali-competenze nazionali; non è l’ora delle polemiche eccessive. Ha senso far riempire i giornali delle esternazioni sull’assenza di Mattarella o delle immagini dei tifosi che festeggiano in piazza senza parlare invece delle vere questioni? Per me non è affatto una buona strategia.

Adesso è il momento di avviare discorsi seri e ad ampio raggio da un’altra prospettiva, sfruttando la saldatura di elementi cruciali come la sanità con cose importanti ma più effimere come il calcio. Cercando il meglio per tutti gli italiani, senza demagogia e senza luoghi comuni. Perché perdere l’occasione? Tanto per noi ha già detto tutto Politano, subito eletto aspirante napoletano ad honorem, zittendo l’arroganza di alcuni con una mimica che rimarrà negli annali del tifo azzurro.