In una situazione nella quale, contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 e contro Israele 7 Ottobre 2023, sono stati scatenati attacchi militari e terroristici durissimi, i numeri del Parlamento Europeo derivanti dalle recenti elezioni dell’8 e 9 giugno hanno comunque un loro peso, sia per ciò che riguarda l’Europa, sia per i risvolti italiani. Come ricorda il Foglio di ieri, i gruppi parlamentari che sostengono con forza la difesa della Ucraina nel nuovo Parlamento europeo sono il PPE (191 seggi), i socialisti e democratici (135 seggi), RE (83 seggi), i Verdi (53 seggi), ECR (71 seggi), totale 533. C’è, però, anche il rovescio della medaglia che va colto in tutti i suoi molteplici aspetti.

A suo tempo Giorgia Meloni, stando all’opposizione del governo Draghi, su un punto decisivo concordò con la linea dell’esecutivo, la difesa della Ucraina della aggressione russa, abbandonando il precedente filo-putinismo. Questa scelta è stata mantenuta e accentuata quando Meloni ha portato il centrodestra alla vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Come risposta a tutto ciò, in questo periodo c’è stato in Italia una accentuazione dell’antifascismo in tutte le versioni diretto a bombardare la storia passata di Meloni e Fratelli d’Italia: non ci sembra che esso abbia inciso in modo determinante, anzi si è verificato un paradosso: nel centro nord, storicamente assai sensibile alla tematica dell’antifascismo visto quello che accade in quell’area del nostro Paese dal 1943 al 1945, Fratelli d’Italia ha aumentato i suoi suffragi e invece al Sud sono aumentati i consensi al PD, non per l’antifascismo quanto per una autentica reazione di rigetto tuttora in corso alla autonomia differenziata. Sempre nel quadro di quello che Togliatti chiamava “l’analisi differenziata”, vanno colti altri due elementi, uno che riguarda il centrodestra e l’altro che riguarda il centrosinistra.

Nel centrodestra, Salvini, cavalcando il nobile destriero Vannacci, per tutta la campagna elettorale ha insultato Macron chiamandolo “bombarolo” e guerrafondaio dimenticando un piccolo particolare: e cioè che dal 24 Febbraio 2022 è la Russia di Putin che sta bombardando in modo sistematico l’Ucraina, e che caso mai Macron aveva proposto di reagire. A sua volta, però, sempre nell’ambito della recente campagna elettorale, e dello schieramento di centrodestra, Tajani ha ribadito la sua collocazione nel PPE, il suo rifiuto di alleanze con Le Pen, e con la tedesca AFD. Forza Italia, data per agonizzante, ha sopravanzato la Lega nei consensi. Sull’altro versante, a sinistra, la Schlein ha ottenuto un ottimo risultato elettorale dando una straordinaria “prova di doppiezza togliattiana”, combinando insieme tutte le risorse politiche possibili anche se di opposto segno. Con buona pace della sinistra democristiana inserita nel PD, la Schlein ha collocato la campagna elettorale del partito sotto la protezione di Berlinguer; quindi ha riempito le liste di storici cacicchi portatori di voti; infine ha bilanciato l’europeismo e l’Atlantismo della tendenza riformista di Guerini, Quartapelle, Picierno, Pinotti, Madia, Fiano con l’ultra pacifismo di Cecilia Strada e con la candidatura di Tarquinio che nella fase di maggiore aggressività di Putin ha proposto lo scioglimento della NATO (a tanti anni di distanza il generale Pasti ha finalmente trovato il suo erede). Ora, reso l’onore delle armi alla genialità della gestione della campagna elettorale, va anche detto che la miscela combinata dalla Schlein e dai suoi consiglieri va benissimo per una campagna elettorale condotta dalla opposizione, tant’è che essa ha raso al suolo il M5S, ma certamente non può essere la piattaforma per una alternativa di governo che richiede scelte chiare e coerenti.

Ultima considerazione: avendo nello sfondo la pandemia del 2020 e le guerre in Ucraina prima e a Gaza poi, per necessità di cose la politica ridiventa una cosa seria, senza troppe concessioni e scherzi a parte. Allora il consolidamento di un terzo polo riformista, europeista, atlantico, già aggregato alle elezioni politiche – che solitamente esprimono il massimo delle scelte in termini di organicità e serietà politica – era il minimo che Calenda, Renzi, la Bonino potevano fare. Invece tutto è saltato per aria per il sopravvenuto complesso napoleonico di alcuni dei protagonisti, specie di Calenda. Ora, visti anche i rapporti di forza, non è che un centro di medie dimensioni può essere surrogato da due “centrini” a conduzione familiare: l’operazione non è credibile né dal punto di vista politico né dal punto di vista elettorale. Tanto meno qualcuno può pensare che per il futuro il rimedio è così diluito, in vista delle future elezioni politiche, di fare di Azione la ciliegina centrista di un preteso campo largo di sinistra composto dal PD, da AVS, dal M5S e magari dal sopraggiunto Santoro.

Conclusione: a nostro avviso è così importante che a livello europeo ci sia il fronte più ampio possibile a favore dell’Ucraina e a tutela di un’Israele gestita in modo equilibrato, che lo schieramento ottimale maggioritario in vista di un futuro superamento di un unanimismo e della costruzione di una difesa europea comune, sia costituito dal PPE con liberali, socialisti e la parte non putiniana dei conservatori, quindi con un ruolo significativo di Giorgia Meloni sostenuta da Forza Italia.