I problemi di bilancio, i servizi inefficienti, le politiche sociali che servirebbero, gli asili nido ancora in numero insufficiente rispetto alla popolazione che avrebbe diritto ai servizi per l’infanzia, la criminalità di strada dilagante, l’illegalità diffusa, le periferie degradate, l’economia messa in ginocchio non solo dagli effetti della pandemia ma anche da certe decisioni adottate o mai prese dall’amministrazione locale. E poi ancora i trasporti pubblici penalizzati dalle tante disfunzioni, il verde pubblico che negli ultimi anni è uscito dalle priorità di chi ha governato la città, la rete sociale e i sostegni mancati ad anziani e famiglie in difficoltà.

Nel quadro tracciato dagli eventi di cronaca e dall’analisi dei dati statistici e finanziari, Napoli è delineata da contorni preoccupanti. Politicamente la città è fragile più che mai, con una giunta uscente ormai più che dimezzata dall’esodo di assessori che hanno scelto di rimettersi in gioco con nuove coalizioni, abbandonando de Magistris e il loro attuale posto in consiglio comunale in vista delle elezioni di ottobre. Ma a ben guardare c’è una fragilità totale: le strade crollano, i conti comunali sono in rosso, il degrado dei quartieri avanza. E per i cittadini cosa si fa? Un recente studio della fondazione Openpolis, che nei giorni scorsi Il Riformista ha analizzato, ha confrontato i dati nazionali relativi ai servizi per l’infanzia e alla presenza di asili nido (con dodici posti ogni cento bambini a Napoli, dieci se si considera l’intera regione, il nostro territorio è in fondo alla classifica) e, confrontando i bilanci delle maggiori città italiane, ha evidenziato come Napoli sia seconda dopo Roma per miliardi di euro spesi per il funzionamento di attività e servizi (3,91 miliardi di euro) e prima per spesa pro capite (4.065 euro per abitante) ma finisce da anni relegata tra le città italiane dove si vive peggio.

«Investire risorse senza una corretta pianificazione e programmazione non è garanzia di efficienza del servizio» spiega Luigi Famiglietti, docente universitario di diritto degli enti locali. «Un’amministrazione locale deve garantire la satisfattività delle prestazioni che vengono rese agli utenti. Credo che bisogna molto migliorare su questo e individuare e dare ascolto ai bisogni e alle esigenze del territorio, coinvolgendo stakeholder qualificati e gli utenti». I problemi di budget sono spesso indicati come la principale motivazione alla base di iniziative non intraprese, di disfunzioni e disservizi. Ma è davvero sempre questo il motivo? E, se davvero è questo, perché è così impossibile amministrare meglio i conti pubblici? «Napoli – osserva Famiglietti – ha difficoltà di bilancio ed è inevitabile che ci sarà bisogno di un aiuto dallo Stato per far fronte all’enorme debito. Si è anche parlato di una legge per Napoli».

Il vero nodo, tuttavia, è all’origine del problema e riguarda l’approccio, le competenze, le strategie. «Forse una delle maggiori difficoltà – afferma l’esperto di diritto degli enti locali – è legata all’organizzazione del lavoro all’interno della macchina pubblica: c’è bisogno di efficientare la macchina amministrativa. Parlo della struttura del Comune, delle aziende partecipate. È necessario per garantire maggiori e migliori risultati e anche per facilitare le condizioni di lavoro ai dipendenti. È chiaro che c’è bisogno di un approccio manageriale rispetto all’organizzazione della macchina pubblica». Quando si parla di servizi si parla anche e soprattutto di iniziative messe in campo per migliorare la vita dei cittadini e garantire diritti. «È chiaro che il Comune deve mettere in campo politiche, soprattutto sociali, anche insieme al livello regionale, per togliere dalla strada bambini e ragazzi, per aprire asili nido, per moltiplicare le attività finalizzate a rafforzare la cultura dell’istruzione e la formazione professionale che sono sicuramente un’arma in più da utilizzare a Napoli per contrastare l’illegalità diffusa». Anche sotto questo aspetto l’isolamento politico di Napoli non serve, anzi. «È fondamentale la collaborazione tra vali livelli istituzionali: Comune, Regione e Governo nazionale».

I candidati propongono…

Antonio Bassolino

«Napoli è in tanti campi scassata. Dobbiamo riparare le strade dissestate, ricucire le ferite sociali, rilanciare l’economia e il ruolo della città. Riparare, ricucire, rilanciare: è questo il nostro dovere». Nei giorni scorsi, il candidato sindaco aveva affermato che Napoli ha bisogno di cura, dalle buche stradali al verde, ai trasporti e a tutto quello che riguarda la vita dei cittadini, sottolineando che sta per aprirsi una nuova fase, segnata dagli obiettivi del Pnrr, da necessarie riforme e da un rinnovamento delle istituzioni e della classe dirigente. Processi di trasformazione rispetto ai quali le città saranno snodi centrali. Pertanto il nuovo sindaco di Napoli si troverà ad essere anche il sindaco del Pnrr, il sindaco del Recovery Plan, e dovrà necessariamente avere capacità di dialogo e di cooperazione istituzionale. Si è, dunque, di fronte a sfide che attengono al presente e al futuro della città, una città dove molti servizi non sono garantiti e la paura è un sentimento diffuso. Di qui l’impegno a ricucire e rilanciare e intervenire in maniera fattiva ed efficace, con esperienze anche innovative e opposte alle pratiche puramente “assistenziali”».

Alessandra Clemente

«Non abbiamo bisogno di proposte mirabolanti ma di idee buone per far funzionare cose come il potenziamento dei trasporti, la valorizzazione del verde cittadino e il lavoro sui servizi per l’infanzia. In questo senso gli asili nido rappresentano una priorità: sono raddoppiati negli ultimi 10 anni usando bene le risorse europee, continueremo a farlo ma c’è bisogno di una spinta ulteriore con fondi che vengano anche da Roma. Un’altra idea è quella dell’anagrafe del rischio per prevenire situazioni familiari difficili a bambini figli di genitori con problemi che vanno dall’indigenza alla tossicodipendenza. Per i trasporti spenderemo al meglio i 750 milioni che arriveranno dal Pnrr, ma tra le varie, la priorità sarà portare la frequenza delle corse della metropolitana a 4 minuti e renderla attiva fino alle 2 di notte. Infine il verde: coinvolgendo ABC, la municipalizzata dell’acqua pubblica, istituiremo un sistema ibrido per l’erogazione dell’acqua a supporto della vegetazione cittadina, con l’installazione di irrigatori automatici sulle aree più estese e di beverini per l’innaffiamento nelle aree più piccole».

Gaetano Manfredi

«La pre-condizione per l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini è la riorganizzazione della macchina amministrativa premiando la competenza e favorendo l’ingresso dei giovani. Sui trasporti, spendere solo 157 euro pro-capite, la metà di Roma e un quarto di Milano – come certificato dalla Fondazione Openpolis -, significa limitare il diritto alla mobilità dei napoletani costretti a salire su mezzi vecchi e sovraffollati oppure a subire più traffico e più inquinamento. Una città che vuole definirsi europea deve prevedere necessariamente più investimenti nel trasporto pubblico locale: con il Pnrr e l’accordo sul clima lavoreremo per portare a Napoli autobus elettrici che potenzino la mobilità e non inquinino. Sui servizi sociali, bisogna sottoscrivere un patto educativo innanzitutto tra i sindaci del Sud. Nello specifico degli asili nido, per ridurre la distanza col Nord, con il Recovery possiamo investire risorse per aumentare il numero degli asili e abbassare le rette di accesso. Il nido non deve essere un lusso nè una spesa onerosa per le famiglie, ma piuttosto un sostegno vero alla natalità e al futuro della nostra città. Solo attraverso l’educazione e la formazione possiamo creare occasioni di sviluppo e lavoro».

Catello Maresca

«Napoli è la città in cui, negli ultimi anni, sono state investite meno risorse per servizi sociali, asili nido, assistenza ai disabili, agli anziani e alle donne. Il paradosso è che i cittadini pagano le tasse più alte d’Italia a fronte di meno servizi e più scadenti. C’è da rimboccarsi subito le maniche e invertire la rotta. Immagino una città a misura di famiglia e dei più fragili. Per questo nel mio programma ho previsto l’introduzione di un nuovo strumento che tenga conto delle reali esigenze dei napoletani e consenta loro di scegliere non solo i servizi di cui hanno bisogno, ma anche gli operatori che li erogano. Vogliamo aiutare davvero le persone e non i furbi o le cooperative degli amici. Investire i fondi del Pnrr in edilizia scolastica così da ampliare i posti in asili nido e realizzare centri di aggregazione destinati a giovani e anziani. Gli stessi giovani ed anziani ai quali vogliamo garantire un trasporto pubblico locale efficiente e moderno, degno della terza città di Italia. Per farlo impegneremo il governo ad un intervento straordinario per la ristrutturazione finanziaria ed organizzativa di Anm e Ctp, sul modello di quello autorizzato per Eav dalla Regione. Napoli e i napoletani meritano di più».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).