La campagna elettorale in corso presenta un allarmante deficit di dialettica democratica e di confronto sui contenuti, come mai è accaduto in passato. Il punto più basso è stato raggiunto con la rinuncia, da parte del candidato di centrosinistra Gaetano Manfredi, a partecipare al confronto organizzato dal Mattino e, ancor di più, alla discussione tra candidati sindaci e mondo produttivo ospitata dall’Unione Industriali di Napoli.

Ma a colpire – anzi, a lasciare senza parole – sono le recenti dichiarazioni del vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola: «I demagistrisiani candidati con Manfredi si sono pentiti». Al netto del linguaggio irricevibile mutuato da “ambienti” che sarebbe meglio non prendere per esempio, mi chiedo: quale “contrizione e pentimento” hanno mostrato i consiglieri comunali che fino a ieri hanno tenuto in vita un’amministrazione e un sindaco di fatto inesistenti, con il secondo addirittura “emigrato” da mesi in Calabria alla ricerca di uno strapuntino che gli assicuri la sopravvivenza politica?

Ancora, è tollerabile che chi rappresenta la massima istituzione regionale continui a entrare a gamba tesa nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale e del sindaco del capoluogo campano, con l’evidente obiettivo di retrocedere Napoli a “protettorato” retto dal governatore Vincenzo De Luca? Mi sarei aspettato, dopo le esternazioni di Bonavitacola, l’ennesimo appello (ex post) dei de Giovanni e dei Ruotolo (demagistrisiani di certo non pentiti) che hanno invece preferito glissare su questo punto, così come hanno fatto sulle candidature di Massimo Pepe (vicino al senatore di Forza Italia Luigi Cesaro) e dell’ex leghista Giovanna Mazzone a presidente della prima Municipalità. Il preoccupante cupio dissolvi del centrodestra partenopeo, che non si è dimostrato in condizione di valorizzare una candidatura di rilievo come quella del pm anticamorra Catello Maresca e ha mostrato una litigiosità e un masochismo inquietanti, probabilmente può contribuire a riaprire una partita che sembrerebbe, agli osservatori meno avveduti, dall’esito scontato. Se ne possono trovare le tracce nell’attenzione crescente riservata in città alle iniziative di Antonio Bassolino, come il partecipato incontro con gli intellettuali a Palazzo Serra di Cassano e l’assemblea all’Ilva di Bagnoli.

Mi hanno molto colpito anche gli endorsement che all’ex sindaco pervengono di continuo da personalità della destra: a cominciare da quello fatto dall’ex ministro Giuliano Urbani e dall’ex consigliere regionale di Forza Italia Franco Bianco per finire con quello firmato, proprio sulle colonne del Riformista, dall’ex deputato del Popolo delle libertà Amedeo Laboccetta. C’è un mondo trasversale, diffuso, eterogeneo che non si rassegna all’eventualità e al rischio che i destini della nostra città siano definiti a Roma e a Palazzo Santa Lucia. A mio avviso questo mondo ritrova, giorno dopo giorno, sempre più speranza e fiducia in se stesso. È mia convinzione che da qui alle elezioni del 4 ottobre vi saranno novità che consentiranno alla politica migliore, fatta di confronto democratico, di capacità di ascolto delle parti sociali, di coraggio e di coerenza, di diventare protagonista nel decidere il futuro della nostra città.