L’analisi di Francesco D’Ippolito
Napoli, regina dei trasformisti: così il Consiglio comunale sarà ingestibile e incapace di decidere
«Il trasformismo e le giravolte di alcuni esponenti politici del panorama partenopeo sono il sintomo di un crollo dei partiti e delle rappresentanze politiche. La conseguenza? La totale assenza di un’idea per Napoli: ognuno corre per sé e nessuno per la città». Francesco D’Ippolito, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’università Luigi Vanvitelli, analizza il quadro della politica napoletana: una tela dai colori sempre più incerti, come dimostrano gli ultimi episodi che hanno segnato la campagna elettorale.
Daniela Villani, ex assessore comunale alla Qualità della vita e alle Pari Opportunità ed ex delegata al Mare della giunta de Magistris, è entrata a far parte della squadra del candidato sindaco di centrodestra Catello Maresca. Michele Pisacane, sostenitore del governatore Vincenzo De Luca e quindi del centrosinistra alle regionali del 2020, è ora uno sponsor di Maresca. Raffaele Del Giudice, già numero due di de Magistris, ha scelto non di appoggiare Alessandra Clemente, come sarebbe stato logico, ma di salire sul carro del candidato di centrosinistra Gaetano Manfredi. Stesso discorso per Vincenzo Moretto, consigliere uscente della Lega con un passato nel Movimento sociale italiano e in Alleanza nazionale. Insomma, i cambi di casacca sono all’ordine del giorno. «Il trasformismo di alcuni esponenti politici napoletani evidenzia un crollo dei valori e delle ideologie – spiega D’Ippolito – Di conseguenza quagli esponenti politici sono destinati a rappresentare se stessi e non un’idea o un progetto amministrativo».
In alcuni casi, si tratta di strascichi dell’amministrazione uscente. «Il Comune di Napoli negli ultimi dieci anni ha mostrato il volto peggiore della politica soprattutto per l’assoluta assenza di un Consiglio comunale – evidenzia D’Ippolito – La conseguenza è stata la mancanza di una critica severa sulle difficoltà della città e, soprattutto, sull’incapacità nella gestione amministrativa». È evidente come, negli ultimi dieci anni, il Consiglio comunale sia stato quasi del tutto assente, rivelandosi spesso incapace di decidere su questioni importantissime per la città. E la situazione oggi non appare affatto migliorata. «Ogni candidato al Comune di Napoli rappresenta se stesso e tenta di perpetuare la propria esperienza politica assurta a ragione di vita – sottolinea D’Ippolito – Prima si diceva che chi fa politica deve avere un lavoro così da poter essere sempre libero di dimettersi e abbandonare la propria funzione laddove venga a mancare una condivisione di idee e programmi: ecco, oggi tutto questo non c’è più». È evidente, infatti, come oggi i candidati chiedano ai cittadini un voto non per uno schieramento, non per un’idea o un progetto politico ma semplicemente per se stessi.
«L’assenza di idee è pericolosa per la nostra città – aggiunge D’Ippolito – Una città come Napoli richiede una capacità manageriale molto forte e questo sarà compito della giunta. Il trasformismo comporterà l’azzeramento delle idee e questo renderà le maggioranze che si verranno a creare estremamente multiformi e ondivaghe, pronte a spostarsi per ragioni di piccolo cabotaggio e non per motivazioni legate al progresso di una città importante come Napoli. E questo è tipico del trasformismo: garantire e perpetuare maggioranze inesistenti attraverso continui passaggi da una posizione all’altra».
Il trasformismo che agita la politica napoletana è evidente anche tra quei partiti che sostengono i candidati in corsa per Palazzo San Giacomo. «La posizione del Movimento Cinque Stelle, per esempio, è poco chiara. Sostiene Manfredi, ma non si capisce quale sia l’idea di fondo del suo programma per Napoli – conclude D’Ippolito – Stesso discorso vale per Maresca. I progetti sono sovrapponibili, paradossalmente sono simili. Quello che manca, per esempio, è un progetto per la cultura: non mi sembra che i candidati abbiano speso due parole a proposito della necessaria riforma della macchina amministrativa e istituzionale di Napoli. Ecco cosa comporta il trasformismo: il vuoto di valori e di idee».
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