Abbiamo appena concluso il nostro IX Congresso nel Carcere di Opera, un congresso davvero straordinario per il numero dei partecipanti, per il prestigio degli ospiti che hanno preso la parola, per la qualità del dibattito e l’emozione suscitata dalle testimonianze, in particolare, dei detenuti. Alla fine, abbiamo approvato una Mozione Generale che impegna noi tutti, per i prossimi due anni, a disinnescare quell’arsenale terribile di leggi e misure di emergenza, di pene senza fine e regimi penitenziari mortiferi che, negli ultimi trent’anni, il sistema inquisitorio dell’antimafia ha instaurato nel nostro Paese.

Continueremo, quindi, e rafforzeremo le iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di ricorso alle alte giurisdizioni nazionali e sovranazionali per superare l’armamentario monumentale, simbolico e ciò nondimeno distruttivo, della “guerra alla mafia”: le informazioni interdittive, le misure di prevenzione e lo scioglimento dei comuni per mafia; l’ergastolo ostativo; le misure di sicurezza detentive nelle cosiddette “case lavoro”; il 41 bis e le altre forme di isolamento senza alcun significativo contatto umano e per un tempo prolungato e indefinito. Dopo il libro che abbiamo appena pubblicato con Il Riformista sui torti e i tormenti della Santa Inquisizione Antimafia, “Quando prevenire è peggio che punire”, nei primi mesi di quest’anno uscirà un nuovo libro frutto della sessione del Congresso di Opera “Non un diritto penale migliore, ma qualcosa di meglio del diritto penale”, titolo ispirato dalla visione di Gustav Radbruch più volte richiamata da Aldo Moro.

Con la nonviolenza, che è amore innanzitutto – diceva Mariateresa Di Lascia – nei confronti del nemico, muteremo la violenza del potere. Con la nonviolenza, porremo fine alla caccia alle streghe della Santa Inquisizione Antimafia, a quei processi “preventivi” e castighi sommari che sono spesso più distruttivi di quelli penali. Con la nonviolenza, romperemo quella “catena perpetua”, l’ergastolo mentale che costringe ancora a pensare che alla violenza e al dolore del delitto debbano necessariamente corrispondere una violenza e un dolore eguali e contrari, quelli del giudizio e del castigo propri del diritto penale. È questa la nuova frontiera, il senso della lotta di “Nessuno tocchi Caino”: dopo la pena di morte e la pena fino alla morte, superare anche la morte per pena e lo stesso istituto della pena, il carcere, che è diventato ormai un luogo strutturalmente di tortura e patimenti, di afflizione e trattamenti inumani e degradanti, un “campo di concentramento” di tutto ciò che nel corso della storia abbiamo abolito perché contrario al senso di umanità: dalla tortura alla pena di morte, dai lazzaretti ai manicomi. Per portare almeno un po’ di ristoro e di luce in questa realtà, dal 5 al 30 dicembre, Rita Bernardini ha condotto uno sciopero della fame volto all’approvazione da parte del Parlamento e del Governo di misure sempre più necessarie e urgenti per far fronte alle condizioni inumane e degradanti in cui versano le carceri del nostro Paese a causa del sovraffollamento e del collasso del sistema sanitario penitenziario.

Come faremo a cambiare questo regime, questi regimi, questo mondo, queste realtà? Faremo come sempre: penseremo, sentiremo, agiremo, in una parola, vivremo nel senso e nel modo in cui vogliamo vadano le cose! Con Spes contra spem, con l’essere speranza al di là di ogni speranza, con l’essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, è possibile proiettare fuori di noi, riflettere attorno a noi quello che abbiamo creato dentro di noi: quello che pensiamo, quello che sentiamo, quello in cui crediamo. Se sapremo darci questa regola, se riusciremo in questa linea di condotta, forse non possiamo dire quando ce la faremo, ma quel che è certo è che ce la faremo. Soprattutto, se continueremo a essere insieme, umanamente – prima che politicamente – uniti.

Di anno in anno, negli ultimi tre anni, lo siamo stati e, perciò, abbiamo registrato un ritmo sempre crescente di adesioni alla nostra associazione. Per far fronte agli impegni e agli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati per i prossimi due anni, quelli che precedono il X Congresso, occorre esserlo, occorre essere ancora di più. Per questo chiediamo a tutti e a ciascuno di mobilitarsi in una campagna straordinaria di raccolta fondi e iscrizioni a Nessuno tocchi Caino. Auguriamoci un Buon Anno. Che sia di vita e di speranza, di giustizia e libertà.

Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti