Ospiti televisivi che si ripetono, chiamati sugli stessi temi a insistere sugli stessi argomenti, per presidiare le stesse posizioni. Spesso accusati di tutelare degli interessi russi, come nel controverso caso del professor Orsini. Proprio come se ci fosse una regìa occulta. Al dibattito che ne è nato fa seguito l’attenzione di chi è chiamato ad esercitare compiti di vigilanza. Il Copasir, per primo. È il comitato di controllo sui servizi segreti a volerci veder chiaro sulla gestione degli ospiti nei programmi televisivi.

Le compagnie di giro degli opinionisti sono frutto di accordi con agenzie? Con quali intenti vengono promossi, in una fase così sensibile e delicata come quella che stiamo attraversando? Perché poi si tratta di un fenomeno quasi esclusivamente italiano: nel Regno Unito, in Francia o in Germania di geopolitica parlano gli analisti di geopolitica. Così ieri il presidente Adolfo Urso ha convocato il presidente della Rai, Carlo Fuortes, così come in precedenza aveva ascoltato i direttori di Aise e Aisi. «L’audizione, come quelle già svolte nei giorni scorsi, si inquadra all’interno dell’approfondimento che il Comitato sta conducendo sulla ingerenza e sulla attività di disinformazione messe in campo da attori statuali, alla luce di un fenomeno reso ancor più preoccupante dopo l’invasione della Russia in Ucraina», fa sapere il Comitato di controllo sui servizi segreti. Il solo fatto che il comitato parlamentare che verifica le questioni di intelligence abbia deciso di audire i vertici di viale Mazzini parla chiaro dei sentori di allarme.

«Il Copasir agisce sulla base delle indicazioni “per tabulas” del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica», precisa Enrico Borghi, deputato Pd e membro Copasir. «Nell’ambito di questa attività documentale sono stati rilevati elementi connessi con la sicurezza nazionale, che hanno reso indispensabile l’audizione al fine di un confronto sul merito. Ognuno restando nell’ambito delle proprie prerogative e responsabilità. Ma nel momento in cui rileva un rischio per la sicurezza nazionale, il Comitato ha il dovere di agire. Come ha giustamente fatto», sottolinea il deputato dem. «Noi siamo d’accordo per il pluralismo», dice dal canto suo Fratelli d’Italia, tramite Federico Mollicone, che le vicende Rai le segue dalla commissione Cultura di Montecitorio. «Gli opinionisti non ci fanno paura, se sono opinionisti. Siamo molto perplessi sulla cattiva pratica dei salotti che invitano sempre le stesse persone e vogliamo vederci chiaro sul tariffario, sui gettoni che vengono pagati». Il dubbio è che vi sia una prassi, nei sospetti di Fratelli d’Italia. «C’è un collegamento sotterraneo tra autori e ospiti che vengono invitati negli studi in maniera funzionale a sostenere solo certe tesi», conclude Mollicone.

Prima di Fuortes, di cui rimangono strettamente riservate le dichiarazioni rese, erano stati auditi sullo stesso tema i direttori dei due rami dei servizi, Aise e Aisi. «Il confronto si inquadra all’interno dell’approfondimento che il Comitato sta conducendo sulla ingerenza e sulla attività di disinformazione messe in campo da attori statuali, alla luce di un fenomeno reso ancor più preoccupante dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Si è rivelato proficuo, fornendo utili indicazioni al fine di preservare la libertà, l’autonomia editoriale e informativa e il pluralismo da qualsiasi forma di condizionamento e di accrescere il livello di resilienza dell’intero sistema Paese», ha concluso il presidente del Copasir, senatore Adolfo Urso.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.