“In queste ore è stato isolato il nuovo coronavirus dall’Istituto Spallanzani“. Così il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato durante una conferenza il miracolo compiuto all’Istituto Spallanzani di Roma. “Aver isolato il virus significa molte opportunità di poterlo studiare, capire e verificare meglio cosa si può fare per bloccare la diffusione” aggiunge il Ministro. Ma a parlare è stata anche Maria Capobianchi, responsabile della ricerca che ha portato all’isolamento del nuovo virus: “Siamo pronti da domani per fare il sequenziamento dell’intero genoma e a distribuirlo a livello internazionale per aiutare la lotta al coronavirus”. La notizia è subito rimbalzata ovunque attraverso una risonanza mediatica che ha portato alla conoscenza non solo della dottoressa capo, ma anche delle altre due ricercatrici che hanno dato il via ad una svolta fondamentale nello sviluppo di terapie e possibili vaccini: Francesca Colavita e Concetta Castilletti.

MANCANZA DI FONDI – Dopo l’entusiasmo iniziale però, non sono mancate le polemiche e soprattutto le critiche nei confronti dello Stato per la mancanza di fondi che l’Istituto nazionale di malattie infettive di Roma. Il direttore dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, denuncia di ricevere ogni anno un fondo pari a 3.541.840 di euro che lui stesso definisce “briciole” rispetto ai finanziamenti che altri Paesi europei forniscono a strutture simili. Lo Spallanzani di Roma è considerato un’eccellenza nel campo della cura delle malattie infettive. A dimostrarlo è il recente annuncio sull’isolamento del coronavirus, primo istituto europeo a riuscire in tale impresa, ma anche gli importanti contributi dati in passato nella lotta ai virus della Sars ed Ebola. L’istituto vanta 700 dipendenti, tra cui 400 medici, mentre la struttura può ricoverare fino a 150 persone e ospita un laboratorio italiano di biosicurezza 4, il massimo previsto. “I tre milioni e mezzo sono l’unico finanziamento di Stato che riceviamo – spiega il direttore in un’intervista a La Repubblica – Se dipendesse da queste risorse non potremmo fare ricerca né scoperte”.

La cifra dei 3 milioni e mezzo è stata donata dal 2018, mentre in precedenza i fondi erano ancora minori. Come spiega lo stesso direttore dell’Istituto, portare avanti l’Istituto con queste risorse diventa difficile: “Viviamo grazie all’ampia rete di rapporti e finanziamenti europei costruita negli ultimi vent’anni” ha poi spiegato Ippolito. “Se ci trasferissimo domani in Germania, riceveremmo risorse pubbliche quattro volte più grandi” conclude, poi, il direttore dell’istituto di via Portuense.

LA RICERCATRICE PRECARIA –  “Sono sei anni che lavoro per lo Spallanzani, prima con un co.co.co, ora con un contratto annuale. Guadagno sui 20 mila euro all’anno”. Così ha parlato Francesca Colavita, la ricercatrice all’ospedale Spallanzani di Roma protagonista del team che ha isolato il coronavirus. “L’Italia deve dare più dignità ai ricercatori. Il nostro lavoro non è un gioco: anche la più piccola ricerca è il tassello di un puzzle che porta cure ed effetti. Ma bisogna passare per i piccoli passi, esperimenti a volte molto basilari. Mi auguro che questa occasione possa contribuire a far vedere la ricerca in modo diverso”, dichiara la ricercatrice.

“Sembra strano, ma studiare i virus è stimolante, è una sfida costante, una battaglia in cui stare sempre all’erta. Da parte mia, ho solo fatto il mio lavoro: quello che voglio, devo e mi piace fare. Nulla di più rispetto ai miei colleghi. In questi giorni tutto è amplificato, abbiamo avuto successo, ma la ricerca è questa”, spiega la dottoressa. In merito a chi nelle ultime ore ha parlato di sessiamo nell’ambito della ricerca la Colavita ha sottolineato: “I problemi sono altri. La ricerca è importante per una nazione, e sarebbe importante fare investimenti a lungo termine per quello che riguarda i lavoratori”.

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