Il temuto Green pass day, primo giorno dell’obbligo di mostrare il certificato verde, è stato superato senza incidenti. Dopo l’intervento del Viminale sembra esserci stato un aggiustamento di tiro nei coordinamenti delle proteste che hanno visto decine di manifestazioni no Vax e no Green pass in tutta Italia. Aver tagliato la testa di Forza Nuova ha funzionato e potrebbe sconsigliare l’esecutivo nell’idea di sciogliere la formazione di estrema destra. Quanto ai manifestanti, malgrado le tensioni episodiche a Trieste e a Genova, non si sono registrati incidenti. Nella Capitale un gruppo di donne è andata incontro al cordone di polizia per regalare fiori agli agenti. E se i simboli contano, come in effetti contano in politica, non può sfuggire che i contestatori delle misure sanitarie abbiano scelto il Circo Massimo come teatro della loro manifestazione nazionale a Roma.

Il luogo-simbolo del Movimento Cinque Stelle, la piazza che ha ospitato le kermesse in cui l’ostilità grillina contro le campagne vaccinali è rimasta una costante negli anni. Il palcoscenico su cui si erano esibiti l’avvocato dei no Vax, Alfonso Bonafede, la pasionaria no Vax, Paola Taverna, e il guru no Vax per antonomasia, Beppe Grillo (che dedicò spettacoli allo scetticismo sui vaccini dal 1998), ieri è stato quello dei nuovi contestatori. Arrabbiati e delusi contro i grillini che hanno tradito, ma comunque loro epigoni. Rabbiosi ma capaci di gestirsi, ieri, dopo lo scioccante attacco al palazzo della Cgil della settimana scorsa. Sullo sfondo dello ‘scampato pericolo’ ha ritrovato centralità il confronto tra le forze della maggioranza a Palazzo Chigi. Anche per i ministri, prima di fare ingresso a palazzo Chigi per il Cdm, hanno effettuato il controllo per il Green pass. Il ministro della Pa Renato Brunetta ha postato su Twitter la foto del check effettuato. Controlli anche per i componenti delle varie scorte, ma senza nessun intoppo. I componenti del Governo hanno effettuato anche il tampone. Per dare vita subito dopo a un confronto acceso. Il tema rovente è il rifinanziamento del reddito di cittadinanza, previsto nel pacchetto lavoro del decreto fiscale.

Alla fine i fondi hanno ottenuto il bollino del Governo, anche se – secondo quanto viene riferito – il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, sostenuto da FI e IV, si sarebbe battuto per ottenere da Draghi l’impegno a rivedere la norma, difesa a spada tratta da Andrea Orlando (Pd) e Stefano Patuanelli (M5s). Giorgetti ha sbattuto i pugni sul tavolo: Beffardo usare i soldi di chi ha lavorato duramente per una misura simile», ha fatto notare il ministro. Il Rdc, stando ai numeri, sottrae risorse al reddito di emergenza (90mln), all’accesso anticipato al pensionamento per lavori faticosi e pesanti (30 mln), all’accesso al pensionamento dei lavoratori precoci (40 mln) e ai congedi parentali (30 mln). «Si parla di cifre altissime», spiegano fonti di Governo, per le quali Lega, FI e Iv si sarebbero dette ‘non disponibili’. A mediare, viene spiegato, il presidente del Consiglio Mario Draghi, pronto a ‘cambiare qualcosa prima’, già dalla legge di bilancio.

Il documento programmatico di bilancio, che anticipa la manovra, potrebbe approdare in Cdm già lunedì. I rilievi trasversali sulla misura di bandiera del M5S hanno risvegliato Conte dal torpore. «Ogni giorno Salvini e Meloni si svegliano e lottano contro i sostegni dello Stato alle persone e alle famiglie in difficoltà economica. A ogni occasione – l’ultima il Consiglio dei Ministri -alcune forze anche di maggioranza si danno da fare per sabotarli», ha scritto l’ex premier su Facebook. Con i ballottaggi alle porte, l’occasione per la scaramuccia è stata colta a piene mani dal leader leghista, Salvini. «Dobbiamo aiutare tutti i lavoratori. La costituzione ci ricorda che siamo una Repubblica fondata sul lavoro. Quindi allunghiamo la durata dei tamponi, estendiamo l’utilizzo dei tamponi rapidi, salivari, gratuiti, sottocosto, a carico dello Stato. Non si possono lasciare a casa milioni di lavoratori e lavoratrici tra cui medici, poliziotti, insegnanti, camionisti, infermieri». Così Matteo Salvini, a margine di una iniziativa elettorale a Vimercate.

«Anche perché l’Italia è l’unico Paese europeo che impone il pass obbligatorio per andare a lavorare. O sono fuori dal mondo tutti gli altri oppure c’è qualcuno in Italia che sta esagerando», ha aggiunto. A Salvini ha replicato il ministro Brunetta. «Il certificato verde funziona. L’Italia è un modello di sicurezza», a commento del rientro in presenza – con il Green pass – di tutti i lavoratori della Pubblica amministrazione. «Bene i dati del commissario Figliuolo – osserva Brunetta – le prime dosi sono cresciute ieri del 34% rispetto all’inizio della settimana e, in generale, sono aumentate del 46% rispetto al trend stimato senza l’obbligo di certificazione verde. È l’effetto green pass, che per i lavoratori è un acceleratore della ripartenza del Paese in sicurezza – rileva – un traguardo importantissimo, ancora di più per la Pubblica amministrazione, dove da oggi si abbandona lo smart working emergenziale per entrare in una nuova normalità».

Alla ricerca di una ritrovata normalità è anche la Capitale, che domani e lunedì torna al voto, così come Torino, Trieste, Latina, Cosenza, Isernia e Savona. Anche per la coda di campagna elettorale l’ultima parola è stata quelle delle due piazze, anche in questo caso simboliche: la più grande di Roma – Piazza del Popolo – per il Centrosinistra; una più modesta ma comunque centrale – Campo de’ Fiori – per il Centrodestra. Quest’ultimo ieri ha trovato una brutta sorpresa, aprendo il comitato elettorale. «Stelle a cinque Punte delle Brigate Rosse e minacce di morte contro di me. Sono sconcertato. Il nostro comitato è stato profanato e vandalizzato con le stelle a cinque punte, ‘Michetti fascista’ e richiami a Piazzale Loreto», ha detto il candidato sindaco del centrodestra. «Adesso basta, non accetterò più attacchi che hanno addirittura portato a queste intimidazioni e minacce che offendono la mia persona e che mettono in pericolo la democrazia. Questa è una vergogna», ha concluso. Immediata la solidarietà del competitor Roberto Gualtieri, bruciato però sul tempo da un messaggio di Virginia Raggi, in queste ultime ore di sindacatura: «Solidarietà ad Enrico Michetti. La competizione elettorale non deve mai sfociare in atti vandalici e violenza».

Gualtieri ha senz’altro superato la sfida della piazza, mantenendo gli stessi partecipanti di cui era stata riempita da Carlo Calenda. Appare fiducioso, ottimista e anche un filo commosso: «Sento un vento… un crescente sentimento. Sono fiducioso che vinceremo, mi sono anche un po’ commosso». In piazza tanti rappresentanti delle forze riformiste: «La capitale d’Italia tornerà ad essere più bella, più pulita, più verde ma soprattutto più competitiva nel confronto con il resto del mondo. Tornerà ad essere la capitale del mediterraneo», ha detto in piazza Enzo Maraio, segretario del Psi tra i sostenitori – insieme con Italia Viva, Verdi Europei, Demos, Mdp, civici, Azione, Più Europa – della candidatura dell’ex ministro dell’economia dem. Oggi scatta il silenzio elettorale, con l’intermezzo della manifestazione Cgil a Piazza San Giovanni. Facile prevedere le polemiche quando oltre alle bandiere del centrosinistra in piazza dovessero avvistarsi volti di peso della campagna elettorale. Enrico Letta garantisce: “Non strumentalizzeremo”. Attese 50mila persone, contro le due mila dei no Vax al Circo Massimo: i numeri daranno una risposta eloquente ai dubbi di qualcuno.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.