C’è travaglio, nei 5 Stelle. È il giorno della verità, tattica e pretattica devono lasciar parlare i numeri. Alle 9,30 Mario Draghi prende la parola a Palazzo Madama con un discorso che sarebbe stato limato più volte. Come voteranno i grillini? Le chat ribollono. Giuseppe Conte, convalescente dopo un ricovero in ospedale per intossicazione alimentare, segue su Zoom la riunione infinita dei gruppi pentastellati di Camera e Senato. Non deve essere facile neanche gestire i mal di pancia dei suoi. Di penultimatum e condizionali ne ha posti già troppi. Ieri ha provato a far digerire anche la formula dentro-fuori: votare la fiducia ma stando fuori dal governo, senza esprimere ministri. Non ha funzionato. O dentro o fuori, l’indicazione che gli è arrivata dai capigruppo. Il problema è che alla Camera continuano a dirgli dentro, al Senato fuori.

Le parole di Davide Crippa sono le uniche a non aver cambiato segno, in una giornata in cui la nebulosa non si è affatto diradata: «Ribadisco e sintetizzo ancora una volta la mia posizione. Ascolteremo il discorso di Draghi in aula. Trovo chiaro – scrive Crippa – che se aprirà ai principali temi posti all’interno dei 9 punti da parte del M5s, diventa ingiustificabile non confermare la fiducia». Non farebbe una piega, se il Movimento avesse la capacità di portare a sintesi una linea. La tensione tra contiani e governisti è rimasta alta per tutto il giorno. La notizia della scissione di Crippa, rilanciata dal Riformista, circola con insistenza. Il protagonista non la smentisce, e anche la mancata smentita diventa incendiaria. “Perché non hai ancora smentito la congiura contro Conte?”, la domanda rivolta in chat a Crippa da più persone, secondo quanto riporta Adnkronos. Un pressing che arriva, tra gli altri, da parlamentari come Vittoria Baldino, Giuseppe Brescia, Luigi Gallo, Manuel Tuzi, Daniela Torto, Antonio Federico.

Fonti parlamentari stellate a Montecitorio parlano infatti di una “forte irritazione” dei capi commissione nei confronti del direttivo M5s. In molti hanno chiesto a Crippa di convocare una nuova assemblea del Movimento 5 Stelle Camera proprio per chiarire la posizione dei vertici del gruppo alla luce dei retroscena giornalistici che parlano di un ammutinamento del direttivo in vista del voto di fiducia sul governo e di un possibile addio di Crippa, con decine di parlamentari al suo seguito. Il leader di Ipf Luigi Di Maio pungola i suoi ex colleghi: «Il direttivo della Camera del gruppo M5s, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici». Il gruppo della Camera, intanto rimasto orfano di Rocco Casalino, smentisce tutto: «Quanto riferito dal ministro Di Maio a proposito di una volontà precostituita da parte dei componenti del direttivo del gruppo M5s Camera, non risponde al vero». La crisi torna al buio, difficile capire cosa passa nella mente di Conte.

«Non ci sono segnali. Sono in corso delle dinamiche e non da adesso dentro il Movimento Cinque Stelle che rispettiamo e nelle quali non ci intromettiamo», dice al Riformista un diplomatico Emanuele Fiano, Pd. «Aspettiamo gli esiti delle loro riunioni», aggiunge, e poi si lascia sfuggire: «Infinite…». Sembra invece volgere al termine la campagna di Russia di Alessandro Di Battista. Evidentemente corroborato dagli incontri russi, torna per riprendersi il Movimento. Lancia su Youtube la sua ascia di guerra: «Entrare nel governo Draghi è stato un suicidio. Lo dissi subito a tutti. Io non ho parole per descrivere le stronzate che stanno facendo questi pseudo-dirigenti del Movimento. Vi volete trovare alleati di Salvini e di Renzi?», dice ai suoi. La pancia è con lui. Può rincarare: «Questi dirigenti dovrebbero chiedere scusa». Poi attacca Di Maio a testa bassa. Il titolare della Farnesina risponde lanciando agli ex compagni di partito un invito: «Facciamo appello ai parlamentari che non vogliono sottostare ai diktat del leader di un partito personale, non abbandonate il Paese nelle mani di chi bada solo ai propri interessi elettorali».

A fine giornata ieri si contavano una ventina di deputati e 5-6 senatori favorevoli al proseguimento dell’esperienza del governo guidato da Mario Draghi, determinati ad uscire dal Movimento cinque stelle. Il timore degli esponenti legati a Giuseppe Conte, sempre a quanto si apprende, è che il presidente del Consiglio, nelle sue comunicazioni, possa accogliere buona parte delle nove richieste formulate dai pentastellati, il che renderebbe da un lato ancora più evidente la spaccatura all’interno del M5s, dall’altro più difficile la posizione di Conte il quale, sia pure mostrando prudenza, sembra deciso a non votare la fiducia all’esecutivo. La deputata siciliana del M5S Rosalba Cimino spiega perché è pronta a votare Draghi: “Ormai mancano pochi mesi alla fine della legislatura, è giusto fare la legge di bilancio e non mettere il paese in crisi con l’esercizio provvisorio”. Pronta a votare la fiducia anche se questa sua decisione potrebbe costarle l’espulsione? “Non sarà il Movimento a buttarmi fuori, sarò io che, autonomamente, voterò la fiducia lasciando il M5S. Se il Movimento non vota la fiducia sarò io a lasciarlo. Credo che anche molti altri colleghi faranno come me”. Dello stesso avviso la deputata grillina Elisabetta Barbuto. Oggi si assisterà alla scissione in aula, ultima deflagrazione di un M5S che nei fatti non esiste più.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.