I giudici del Tribunale costituzionale tedesco (Bundesverfassunsgericht) il 5 maggio scorso hanno stabilito, per la prima volta nella storia, che la Corte di giustizia europea con sede in Lussemburgo ha agito al di fuori delle sue competenze, ultra vires, cioè illegalmente, nel 2018 quando ha emesso una sentenza sull’acquisto di debito pubblico. I giudici hanno deciso anche che quella sentenza non è applicabile in Germania. Si tratta di una dichiarazione di guerra. Il Diritto è uno dei principali strumenti con i quali è stato costruito il progetto comune europeo dalle sue origini, dagli anni Cinquanta. Stabilire norme comuni che, in caso di disaccordo, prevalgono sugli ordinamenti giuridici degli Stati membri è stato possibile grazie al principio della prevalenza del Diritto europeo e alla cooperazione leale tra i tribunali nazionali e la Corte di giustizia europea. Entrambi i principi sono stati fatti saltare in aria dai giudici del Tribunale costituzionale tedesco.

Capiamoci. Da decenni i tribunali costituzionali di buona parte degli Stati membri hanno tentato di metter paletti al principio di prevalenza del Diritto della Ue e al conseguente potere della Corte di giustizia europea per avere l’ultima parola nei conflitti relativi alle norme europee. La Corte del Lussemburgo sa che, nel caso di scontro frontale tra norme europee e principi essenziali delle singole Costituzioni nazionali, l’intenzione di molti sarebbe quella di far cadere la norma europea e considerare come prevalente il Diritto interno e quindi la interpretazione che del Diritto interno fa il corrispondente Tribunale costituzionale nazionale.

Karlsruhe, cioè la Corte costituzionale tedesca, di questa dottrina dei “controlimiti” è sempre stata la principale esponente. Ha sempre avuto un fervente attivismo nel proteggere il suo ordine costituzionale interno rispetto alle istituzioni europee. Finora però questi “controlimiti” erano stati solo branditi in modo figurato, mai applicati, e la relazione tra Corte di giustizia europea (Lussemburgo) e Tribunale costituzionale tedesco (Karlsruhe) si era mantenuta entro i limiti della cooperazione e della lealtà istituzionale. C’era finora un difficile equilibrio di potere, ma pur sempre un equilibrio, tra due entità entrambe molto potenti. Il 5 maggio quest’equilibrio è andato in frantumi. I giudici tedeschi hanno emesso una sentenza che per la prima volta dall’inizio della costruzione europea disobbedisce apertamente a una risoluzione della Corte europea definendola “obiettivamente arbitraria” e “insostenibile come metodo”. La sentenza tedesca (disponibile in inglese a questo link: https://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2020/bvg20-032.html ) si riferisce alla seguente questione: la Banca centrale europea può comprare debito sovrano nei mercati secondari o, se lo fa, invade l’ambito di potere riservato agli Stati membri?

È successo questo. Andiamo con ordine. Prima di decidere sul caso, poiché gli unici giudici competenti a giudicare l’attività della Banca centrale europea sono i magistrati della Corte di giustizia europea di Lussemburgo, il Tribunale costituzionale tedesco ha chiesto alla Corte di Lussemburgo che giudicasse lei l’attuazione della Banca centrale europea nel programma di acquisto del debito pubblico dell’anno 2015. La corte di Lussemburgo ha risposto con una sentenza del dicembre del 2018. La sentenza Weiss. I giudici si sono astenuti dall’esprimere un giudizio di merito sulle decisioni della Bce, si sono rifiutati di esprimersi sui dettagli. Si sono limitati a giudicare gli elementi formali delle decisioni prese dalla Banca centrale europea e hanno accettato come giusti gli obiettivi perseguiti dal programma di acquisto del debito pubblico rifiutandosi di inoltrarsi nell’analisi degli effetti economici di quelle decisioni.

Cosa hanno fatto i giudici costituzionali tedesca quel punto?  Dopo un anno e mezzo d’attesa, hanno deciso ora che la Banca centrale europea può comprare debito nei mercati secondari soltanto se dimostra e giustifica in modo dettagliato l’esistenza di una relazione di proporzionalità tra questa misura monetaria e i suoi effetti puramente economici. La Corte tedesca conclude che tanto la Banca centrale europea quanto la Corte di giustizia europea hanno agito fuori dalle loro competenze invadendo la sovranità tedesca. La Banca centrale europea l’avrebbe fatto quando non ha giustificato a sufficienza la proporzionalità del programma di acquisto del debito pubblico e la corte di giustizia europea l’avrebbe fatto quando non ha esaminato nel modo richiesto dai tedeschi le decisioni prese in passato dalla Banca centrale europea. In conseguenza di ciò il tribunale costituzionale tedesco dichiara, per la prima volta, una sentenza della Corte europea inapplicabile in Germania e si attribuisce in maniera unilaterale la capacità di decidere sull’efficacia delle decisioni della Banca centrale europea nel territorio tedesco.

Può sembrare che il problema si riduca a una disputa di tipo tecnico tra due tribunali, ma non è assolutamente così. Convertendosi per decisione propria nel primo tribunale costituzionale di un Paese europeo a dichiarare apertamente la illegittimità di una sentenza della Corte di giustizia europea e la sua inapplicabilità nel proprio territorio, il Tribunale costituzionale tedesco ha terremotato in profondità la autorità della giurisdizione europea in un contesto di crisi senza precedenti per la Ue. Ha aperto chiaramente il cammino a potenziali comportamenti apertamente dissidenti in altri Stati membri, soprattutto in quelli immersi in una crisi dello Stato di diritto. Se la Germania lo può fare, lo può fare anche Varsavia o Budapest.

Ma c’è di più. Il Tribunale costituzionale tedesco ha sì messo le mani avanti facendo capire che la sua sentenza non riguarda le misure di assistenza finanziaria adottate durante la crisi attuale in chiara allusione al programma di acquisto di debito pubblico per 750.000 milioni di euro che sta molto a cuore dell’Italia e della Spagna. Ciò nonostante la postura del Tribunale costituzionale tedesco aggiunge un nuovo livello di controllo sui comportamenti della Banca centrale europea in risposta alle crisi provocate dal coronavirus nella zona euro. Inoltre la sentenza tedesca dispone che le condizioni centrali dei programmi di acquisto del debito pubblico non possono essere stabilite in modo flessibile e aperto in modo da permettere il loro adattamento all’evoluzione delle circostanze. Le decisioni prese dalla Banca centrale europea nella crisi del coronavirus sono caratterizzate dalla loro flessibilità. Quindi il grande dubbio è come reagiranno gli investitori tedeschi e lo stesso Tribunale costituzionale tedesco di fronte la più che probabile valanga di ricorsi da qui ai prossimi anni.

Staremo a vedere quale sarà l’impatto economico reale di questa sentenza sulla crisi attuale nella zona euro. Quello che sì è già molto chiaro è che il Tribunale costituzionale che fino adesso aveva contribuito in maggior misura al processo di integrazione giuridica europea ha appena assestato un colpo durissimo, potenzialmente letale, allo Stato di diritto Europa. E l’ha fatto adesso, in un momento in cui Bruxelles, Lussemburgo e Francoforte hanno bisogno più che mai di poter fare “what ever it takes” al fine di garantire la continuità del progetto europeo di fronte al successo dei movimenti populisti e alle reticenze degli Stati membri del Nord a dare una risposta solidale alla crisi causate dalla pandemia.