La guerra sul campo e quella delle sanzioni. “Putin non vincerà, potrà conquistare città ma non un intero Paese“: così Joe Biden parlando dalla Casa Bianca. “La storia di questa guerra è scritta: lascerà la Russia più debole e il resto del mondo più forte”, ha aggiunto poi il presidente americano. Che ieri ha ufficializzato quello che era nell’aria da giorni: il divieto delle importazioni negli Usa di petrolio e gas russi, in risposta all’invasione dell’Ucraina. Ciò avverrà a prescindere da quello che sarà l’atteggiamento degli alleati europei che sull’argomento sono divisi.

“Non sarà per sempre che Putin sarà in grado di usare i combustibili fossili come armi contro altre nazioni”, ha dichiarato il presidente americano in conferenza stampa. Biden ha aggiunto che “questa crisi è un duro promemoria per proteggere la nostra economia a lungo termine e diventare indipendenti dal punto di vista energetico”, spiegando che con i partner europei è diventato pressante “svezzarsi dal petrolio russo” e “accelerare la transizione verso l’energia pulita”. Il presidente ha voluto precisare che questa decisione non abbasserà i prezzi dell’energia per le famiglie, ma servirà a trasformare l’economia statunitense. Oltre al petrolio, Washington punta a colpire l’oro di Mosca con un gruppo di senatori democratici e repubblicani che intende introdurre un provvedimento in questo senso. “Le massicce riserve di oro sono uno degli ultimi asset che Putin può usare per prevenire il collasso dell’economia russa. Imponendo sanzioni sulle riserve possiamo isolare ancora di più la Russia e rendere più difficile per Putin finanziare la sua campagna militare”, affermano i senatori augurando un’approvazione della misura già in settimana. Anche il governo britannico sta pianificando l’uscita da tutte le importazioni di petrolio russo.

La misura, riferisce Bloomberg che cita una fonte a conoscenza del piano, verrà implementata nel corso dei prossimi mesi in coordinamento con gli Usa ma non coinvolgerà il gas russo. In attesa del quarto round di incontri, gli attacchi sono continuati nella notte scorsa. Le forze russe hanno lanciato un attacco aereo contro la città di Sumy provocando decine di vittime: 21 civili, tra cui 2 bambini secondo quanto reso noto dai media internazionali. I civili sono allo stremo in varie città. È il caso di Kiev, ma anche di Mariupol dove la situazione si fa sempre più pesante. Le persone sono al freddo, non hanno acqua, né riscaldamento né luce, e le comunicazioni cellulari non sono più disponibili dopo il bombardamento dei ripetitori telefonici. È l’Ong per i diritti umani Human Rights Watch a lanciare un appello: «I civili di Mariupol sono intrappolati in un incubo gelato e arido senza luce e vivono sotto la costante minaccia dei bombardamenti russi», dichiara in una nota Jonathan Pedneault. Il ministero degli Esteri ucraino ha accusato Mosca di aver violato il cessate il fuoco e di bombardare i corridoi umanitari. «Le forze russe stanno ora bombardando il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol. Otto camion e trenta autobus pronti a consegnare aiuti umanitari a Mariupol e a evacuare civili a Zaporizhzhia. La pressione sulla Russia deve essere intensificata affinché mantenga i suoi impegni», si legge in un tweet del ministero degli Esteri di Kiev.

Accuse e aperture. Zelensky in un’intervista alla ABC ha parlato di un possibile compromesso: «Possiamo discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere» “riferendosi alla Crimea e alle “pseudo Repubbliche” separatiste del Donbass. «Sono pronto a un dialogo, non alla capitolazione», ha sottolineato il presidente ucraino. Che non esclude il rischio di una terza guerra mondiale. «Questa guerra non finirà così. Scatenerà la guerra mondiale», ha detto. Aggiungendo che «Tutti coloro che sono venuti sulla nostra terra, tutti coloro che hanno dato gli ordini… sono tutti criminali di guerra». Intanto richiama i soldati ucraini dislocati nelle forze di peacekeeping perché rientrino in Ucraina per difendere il Paese e con un nuovo messaggio video, ribadisce di non essere fuggito: «Rimango qui, rimango a Kiev, a Bankova (gli uffici presidenziali), senza nascondermi e senza paura di nessuno. Questo serve per vincere questa guerra», ha detto accusando il nemico di usare “tattiche medievali” per punire gli ucraini.

Al tredicesimo giorno della guerra d’aggressione, il numero dei rifugiati ucraini ha superato la soglia dei due milioni. Lo ha riferito l’Alto commissariato per i rifugiati nel mondo, metà dai quali potrebbero essere bambini. A farsi vivo è anche l’ex presidente filorusso dell’Ucraina, Viktor Yanukovich, il quale chiede all’attuale numero uno, Zelensky, di “mettere da parte l’orgoglio” e di fermare la guerra “ad ogni costo”. L’appello è contenuto in una lettera pubblicata dai media russi, secondo quanto riportato dal Kyiv Independent. “Voglio fare una richiesta, in modo presidenziale e anche un po’ paterno, a Zelensky”, ha detto l’ex presidente. “Volodymir, forse sogni di diventare un vero eroe, ma l’eroismo non è ostentazione, non è combattere fino all’ultimo ucraino”. Putin ha messo in pista il suo burattino.

 

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.