Un piano di pace in 15 punti che potrebbe mettere fine al conflitto in corso in Ucraina da 21 giorni, quando le truppe russe hanno invaso il Paese. È la bozza di accordo anticipata oggi dal Financial Times, che ne riferisce il contenuto dopo aver parlato con alcuni dei negoziatori in campo per le due parti. Il giornale fa riferimento in particolare a tre persone coinvolte nei colloqui tra Russia e Ucraina.

Un accordo che, scrive il quotidiano economico di Londra, comporterebbe la rinuncia di Kiev alle ambizioni di adesione alla Nato in cambio di garanzie di sicurezza.

Tra i 15 punti in particolare vi sarebbe da parte di Mosca il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe. In cambio il governo di Kiev dovrebbe dichiarare la propria neutralità, anche dalla Nato, e accettare limiti alle sue forze armate. Non solo: Volodymyr Zelensky dovrà promettere di non ospitare più basi militari o armi straniere sul territorio ucraino, in cambio della protezione internazionale garantita da Paesi alleati come Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, tutti membri dell’Alleanza atlantica.

L’accordo è stato discusso tra le parti per la prima volta solo lunedì. Le garanzie occidentali per la sicurezza ucraina potrebbero rivelarsi un “grande ostacolo ad ogni accordo, così come i territori” conquistati dalla Russia nel 2014, mette in evidenza lo stesso Financial Times nel pubblicare la bozza di accordo.

L’accordo, secondo due delle fonti citate del quotidiano, includerebbe anche disposizioni per sancire i diritti per la lingua russa in Ucraina, dove è ampiamente parlata sebbene l’ucraino sia l’unica lingua ufficiale.

Al quotidiano britannico il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha spiegato che ogni accordo di pace dovrà comprendere che “le truppe russe lascino in ogni caso tutto il territorio ucraino“, conquistato dopo l’invasione avviata il 24 febbraio, vale a dire le regioni meridionali sul Mare di Azov e Mar Nero e di territori ad est e nord di Kiev.

Il grande punto di domanda resta la questione dell’annessione della Crimea, diventata russa nel 2014 dopo un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, e l’indipendenza delle due Repubbliche separatiste nel Donbass. “L’Ucraina ha finora rifiutato, ma è disposta a compartimentare la questione“, ha affermato Podolyak. “I territori contesi e in conflitto sono in un caso separato. Finora, stiamo parlando di un ritiro garantito dai territori che sono stati occupati dall’inizio dell’operazione militare il 24 febbraio“.

Proprio oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato ai giornalisti che la neutralità per l’Ucraina basata sullo status dell’Austria o della Svezia era una possibilità. “Questa opzione è davvero in discussione ora ed è una che può essere considerata neutra“, ha affermato Peskov. Sebbene la costituzione dell’Ucraina si impegni a cercare l’adesione alla Nato, Zelensky e i suoi collaboratori hanno sempre più minimizzato le possibilità dell’Ucraina di unirsi all’alleanza militare transatlantica, una prospettiva che la Russia vede come una provocazione

(in aggiornamento)

 

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