La cestista statunitense Brittney Griner è stata arresta in Russia lo scorso febbraio con l’accusa di contrabbando di sostanze stupefacenti. Ed è partita oggi a Mosca la prima udienza del processo contro la giocatrice che rischia fino a 10 anni di carcere. Il suo caso era stato inquadrato dall’inizio da molti osservatori occidentali come un’azione politica scattata tra le altre cose a pochi giorni dall’annuncio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Griner è tra le cestiste più famose e forti al mondo. Ha 31 anni e il suo palmarès recita due ori olimpici e un titolo WNBA, la più importante lega professionistica americana di basket femminile. Al momento dell’arresto si trovava in Russia per giocare con l’Ekaterinburg, squadra di un’omonima città nella Regione degli Urali. È stata arrestata lo scorso 17 febbraio all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca. Arrivava dagli Stati Uniti e nella perquisizione erano emerse alcune cartucce per un vaporizzatore con olio di hashish.

Il suo arresto era stato reso noto a inizio marzo da un comunicato dell’agenzia di frontiera. La Giustizia russa ha prorogato la sua custodia cautelare per due volte e fino al prossimo dicembre. L’arresto è diventata una questione diplomatica: le relazioni tra Washington e Mosca, per via dell’invasione dell’Ucraina, non erano così tese da decenni. E il tempismo del fermo ha fatto il resto. Il Cremlino ha comunque escluso ufficialmente che il processo nei confronti dell’atleta sia una questione politica.

“Questo non può essere motivato politicamente”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un briefing con la stampa. “Non posso commentare le azioni del tribunale ma parlo con i fatti che dimostrano come l’atleta è stata trattenuta perché in possesso di sostanze stupefacenti. La legislazione russa prevede punizioni per questo tipo di crimini”. Secondo l’avvocato di Griner, Alexander Boikov, il processo potrebbe durare un paio di mesi.

Come riporta l’Associated Press in Russia meno dell’1 per cento degli imputati nei processi penali viene assolto. A partire da considerazioni del genere il Washington Post considera “praticamente certa” una sentenza di colpevolezza ai danni dell’atleta. Sempre dagli Stati Uniti alcuni osservatori sostengono che l’arresto potrebbe una maniera di Mosca per fare pressione e ottenere uno scambio di prigionieri. Il Post riporta nella sua ricostruzione del caso che l’obiettivo potrebbe essere la liberazione di Viktor Bout, cittadino russo condannato negli USA a 25 anni di carcere per traffico di armi.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.