Dopo il 5 a 0 del 2019, il centrodestra apre il 2020 con un pareggio. Se l’anno scorso i candidati di centrodestra Marco Marsilio, Christian Solinas, Vito Bardi, Alberto Cirio e Donatella Tesei avevano saputo raccogliere la fiducia degli elettori abruzzesi, sardi, lucani, piemontesi e umbri, nel 2020 la radicalizzazione del confronto elettorale con un referendum ad personam su Salvini in Emilia Romagna non ha portato buoni risultati. Non è la prima volta che chi provoca un referendum sulla sua persona non lo vince. E non è nemmeno la prima volta che questa radicalizzazione spinge l’elettorato e gli eletti del Movimento 5 Stelle verso il Pd. Il 3% dei votanti in Emilia ha fatto un voto disgiunto ed è facile immaginare che molti di loro fossero elettori grillini.

Così, se in Calabria una coalizione ampia e a guida moderata è riuscita a raccogliere il consenso dell’elettorato di tutto il centrodestra e degli indecisi, in Emilia Romagna una candidatura eccessivamente leghista ha consentito al partito di Salvini di massimizzare i propri consensi, ma non di far presa sull’elettorato indeciso. Per restare nella metafora calcistica: la scelta della candidata Borgonzoni, le citofonate agli stranieri di Salvini e di Fratelli d’Italia (lo scorso novembre il deputato Bignami se l’era presa con i beneficiari stranieri di case popolari), la strumentalizzazione politica di vicende giudiziarie come quella di Bibbiano e il “no” alla Commissione Segre hanno consentito di fare spogliatoio tra gli elettori di una fetta della destra, ma hanno tenuto a distanza quel voto moderato che non se l’è sentita di scegliere la Borgonzoni attraverso un voto dato a Forza Italia. Peccato.

Anche perché se è vero che Forza Italia non ha fatto bene in Emilia Romagna – e speriamo che almeno di questo la dirigenza del partito prenda atto – è anche vero che la radicalizzazione del conflitto con la sinistra su temi di destra ha bruciato il terreno moderato su cui Forza Italia poteva e può ancora raccogliere consensi per tutta la coalizione. Votare Borgonzoni avrebbe voluto dire votare le gogne mediatiche, i citofoni mediatici, un giustizialismo che non appartiene alla storia e alla cultura del centrodestra italiano.

È stato anche un errore non capire che in molte zone d’Italia, e anche in parte dell’elettorato di centrodestra, il tema dell’antifascismo è radicato. Pensare che l’antifascismo fosse una bandiera esclusiva della sinistra, dimenticare che nell’Italia del dopoguerra quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale erano partiti antifascisti, ha lasciato l’esclusiva ad una sinistra che ha cavalcato gli errori del centrodestra per appropriarsi di un sentimento condiviso. Non possiamo dimenticare che movimenti come la Dc, il Partito Repubblicano, il Partito Liberale, il Partito d’Azione, erano partiti che nella loro opposizione ad un regime totalitario e nella ricostruzione democratica hanno forgiato quella cultura di cui questa Repubblica è figlia.

È stato un errore non aver capito che inscenare una sorta di squadrismo social contro gli stranieri delle case popolari e i presunti non-spacciatori tunisini, creare un clima divisivo e di estrema contrapposizione tra gli italiani e gli altri, poteva unire una parte dell’elettorato ma avrebbe tenuto un’altra parte a distanza. Ci sono tante persone di centrodestra, anche io, che sono orgogliosamente antifasciste e anticomuniste, ma che non accettano sceneggiate che richiamano un passato nero. E’ giusto essere esigenti nei confronti degli stranieri; è doveroso rispedire a casa chi sbaglia; è urgente controllare i flussi migratori. Ciò che non è giusto è bullizzare a onor di telecamera uno straniero che fino a prova contraria rispetta le leggi, e averlo fatto per sentito dire.
Ora il centrodestra dovrebbe iniziare a ragionare seriamente come coalizione.