Chi salvare e chi no. È uno dei temi al centro della discussione negli Stati Uniti dove il Covid-19 si sta diffondendo in maniera esponenziale, a tal punto che l’Oms ha individuato lì il prossimo possibile focolaio dell’infezione, oggi nel nostro Paese. Le associazioni che tutelano le persone affette da disabilità hanno presentato una denuncia all’Ufficio per i diritti civili del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti in merito alle linee guida che lo Stato di Washington, ma non solo, sta sviluppando per razionare le nuove cure contro il Coronavirus se le strutture mediche venissero sopraffatte dall’emergenza.

In tutto il Paese, come riportato da Avvenire, si stanno cercando linee guida da fornire ai medici nel caso in cui dovessero trovarsi di fronte alla necessità di scegliere chi attaccare a un respiratore e chi no. Gli approcci messi in campo dagli Stati che al momento hanno pubblicato i loro vademecum sono diversi, eppure esiste una tendenza di fondo che rischia di penalizzare gravemente chi è affetto da un handicap, sia fisico che mentale.

L’Alabama è lo stato che ha redatto il documento più preoccupante, quello in cui si legge che i disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione. Ma di “capacità cognitiva” o di “disturbo neurologico grave”, come discrimine nella scelta, parlano anche gli altri documenti federali. E, soprattutto, in tutti i documenti viene affermato il principio di affidare la scelta allo stesso paziente: chiedere a lui, in caso di strumentazioni contingentate, se vuole  lasciare il posto a chi ha avere più probabilità di sopravvivere o a chi, avrebbe in qualche modo, “più valore per la società”.

 

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