La proposta
Emergenza natalità: cosa fare per invertire la rotta?
Le liste d’attesa per accedere ai nidi d’infanzia sono sicuramente un indicatore utile per misurare l’adeguatezza della proposta di servizi volti a sostenere le famiglie. Obiettivo: gratuità dei nidi stessi.

Un indicatore utile per misurare l’adeguatezza della proposta di servizi volti a sostenere le famiglie, ad incentivare il lavoro delle donne, ad invertire il trend della scarsa natalità, sono sicuramente le liste d’attesa per accedere ai nidi di infanzia. Questo è il periodo della loro pubblicazione e in quasi tutte le grandi città i numeri non sono affatto positivi (a Milano più di 900 richieste sono rimaste inevase).
Peraltro si deve considerare che dietro ai numeri delle liste d’attesa si nasconde in verità un numero assai più elevato, rappresentato da tutti i nuclei familiari che non appaiono perché non hanno neppure fatto domanda per accedervi, a causa dell’impossibilità di far fronte ai costi, sempre più elevati. Non c’è convegno, conferenza, incontro politico in cui non si ripeta il mantra della necessità di intervenire a sostegno del lavoro femminile e della natalità, ma poi questa è la realtà con cui bisogna fare i conti.
C’è da chiedersi cosa fare per invertire la rotta, per riuscire a garantire un servizio essenziale, fondamentale per la crescita e il futuro del paese. L’Italia vanta un servizio scolastico, per la scuola primaria e media, obbligatorio e gratuito di grande qualità. Forse è arrivato il momento di pensare di estendere questo servizio, almeno per quanto riguarda il sostegno economico, anche ai nidi.
Nel frattempo è importante continuare a implementare le misure dell’assegno unico, ma anche lavorare seriamente per non perdere neanche una parte degli investimenti previsti dal Pnrr per la realizzazione dei nidi. Per raggiungere questo obiettivo sono necessari un forte impegno dello Stato (già iniziato con gli investimenti in bilancio del 2022, previsto sino al 2027) ma anche la forte collaborazione degli enti locali. Questi ultimi tuttavia mostrano una certa freddezza o comunque un qualche segno di lentezza nell’attivarsi.
La ragione fondamentale di questo comportamento si fonda sul fatto che l’organizzazione e la gestione dei nidi compete ai Comuni, impattando fortemente sui loro bilanci. Nonostante i buoni propositi quindi, la gran parte delle amministrazioni finisce sempre per decidere di ridurre il servizio piuttosto che fare scelte coraggiose al fine di implementare e coprire quantomeno tutte le richieste, anche se il vero obiettivo dovrebbe essere riuscire a raggiungere anche quei nuclei familiari che non sono in grado di sostenere economicamente il servizio e che dovrebbe essere invece garantito a tutti.
Una buona amministrazione dovrebbe avere come primo impegno quello di utilizzare i fondi esistenti ma anche quello di non fare cassa sui servizi: è infatti sempre più facile tagliare che razionalizzare e scegliere cosa sostenere e su cosa investire. Ciò nondimeno, se è certamente importante tenere i conti in ordine, questo non può e non deve significare rinunciare ad investire nell’interesse dei cittadini e del territorio, immaginando che si possa affrontare anche qualche debito, che nel lungo termine si può trasformare in risorsa economica e migliore qualità della vita delle persone.
A ciò si aggiunga che tutte le amministrazioni locali, sicuramente quelle di una certa dimensione, dovrebbero mettere mano all’organizzazione e al sistema degli incentivi e dei sostegni del proprio welfare, il più delle volte perso in tanti piccoli contributi, incentivi e bonus, che non riescono a incidere in modo sostanziale sui bisogni e che, se razionalizzati e ripensati, possono invece produrre importanti risparmi da reinvestire.
Va inoltre costruita una rete con chi può contribuire ad ampliare l’offerta riducendone i costi, ripensando ai convenzionamenti con chi ha già strutture ed esperienza, non limitandosi a delegare l’attività ma avviando vere e proprie collaborazioni, su obiettivi condivisi. Da ultimo c’è una grande opportunità da sfruttare: bisogna lavorare con le imprese sempre più impegnate sul welfare e sulla necessità di investire in Esg. Si tratta di sensibilizzare le parti sociali e riuscire ad indirizzare queste risorse anche su questi servizi, come sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici e come contributo al raggiungimento di obiettivi di interesse generale, come quello essenziale dell’incremento della natalità.
Non si può perdere ulteriore tempo, serve subito un impegno serio da parte di chi amministra le città, in alcuni casi prendendo esempio dal coraggio dimostrato da realtà più piccole che non solo sono riuscite ad azzerare le liste di attesa, ma hanno anche raggiunto l’obiettivo della gratuità dei nidi.
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