È stato sconcertante venire a conoscenza che alcuni medici e operatori sanitari hanno rifiutato di sottoporsi al vaccino anti covid, pur svolgendo attività a contatto con categorie di persone particolarmente fragili, quali gli ospiti delle Rsa (resistenze sanitarie assistenziali). Si è pure scritto che sarebbero stati proprio medici non vaccinati a introdurre il contagio in alcune di queste strutture. Ritengo si tratti di mere congetture, non dimostrate né dimostrabili, ma rimane comunque il fatto che operatori sanitari chiamati a prestare assistenza a soggetti anziani, sovente già portatori di gravi patologie e particolarmente esposti al rischio di contagio, non dovrebbero divenire potenziali diffusori della pandemia e nel contempo, per il bene proprio e della collettività, dovrebbero essere efficacemente difesi dal contagio grazie alla vaccinazione.

Preso atto che alcuni sanitari rifiutando il vaccino si sono sottratti a principi deontologici che stanno a base della loro professione, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha tempestivamente preannunciato un decreto-legge che prevede l’obbligo di vaccinazione delle varie categorie di operatori sanitari. L’obbligo trova una puntuale copertura costituzionale. L’art. 32 della Costituzione, dopo avere premesso che la «Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività», stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge»; il che appunto si appresta a fare il Presidente Draghi per tutelare l’interesse della collettività alla salute. Dell’obbligo di vaccinazione aveva avuto modo di occuparsi l’allora giudice costituzionale e ora ministro della giustizia Marta Cartabia, che in qualità di redattore della sentenza n. 5 del 2018 aveva scritto che il trattamento sanitario obbligatorio è conforme a costituzione se è diretto non solo a tutelare lo stato di salute della persona vaccinata, ma anche a preservare la salute degli altri; se non incide negativamente sulla salute di chi viene vaccinato; se, nel caso la persona vaccinata abbia subito qualche conseguenza negativa, sia prevista in suo favore una equa indennità.

Allora si trattava di vaccinazione per prevenire la diffusione di una circoscritta epidemia di morbillo (4885 casi con 4 decessi) e la sentenza della Corte aveva rimesso alla discrezionalità del legislatore la scelta delle misure volte a garantire l’effettività dell’obbligo di vaccinazione, dalla semplice raccomandazione a vere e proprie misure sanzionatorie. Tenendo presente che i contagiati da coronavirus hanno raggiunto ieri la cifra di 3,54 milioni e i decessi la cifra di 108.000, è evidente che l’obbligo di vaccinazione del personale sanitario è una delle priorità della strategia contro la diffusione del contagio e che la mera “raccomandazione” non ha raggiunto il risultato sperato, come è dimostrato nei fatti dai casi di inottemperanza all’obbligo di vaccinazione. Non vi è allora dubbio che il decreto-legge del Governo dovrà prevedere misure sanzionatorie in caso di inottemperanza, che potranno essere di natura amministrativa, quali la sospensione temporanea dall’esercizio della professione sanitaria o la destinazione a mansioni che non comportino forme di assistenza a un numero elevato di persone, ovvero di natura anche penale. Sul terreno penale non sarà presumibilmente necessario introdurre un nuovo reato: il medico o l’infermiere che non ottemperano all’obbligo di vaccinazione potrebbero essere puniti a norma degli articoli 438 e 452 del codice penale, che prevedono severe pene detentive a carico di chi per colpa cagiona o agevola la diffusione di un’epidemia.

All’estremo opposto dei medici e infermieri che non vogliono essere vaccinati troviamo la galassia di coloro che sgomitano, a livello nazionale e soprattutto regionale, per essere vaccinati prima del loro turno, a partire dagli appartenenti agli ordini professionali (commercialisti, avvocati, architetti, ingegneri, e via dicendo) e dai magistrati, per i quali si è mossa la loro associazione nazionale. Ebbene, a me sembra che questa gara per entrare tra le priorità stabilite a livello nazionale a tutela del personale sanitario e degli over 80 sia squallida e indecorosa, quantomeno dimostri una totale mancanza di quei sentimenti di solidarietà nazionale a più riprese richiamati in altre circostanze a titolo di esempio e di plauso dal Presidente della Repubblica.

L’altro giorno arrivato alla cassa di un supermercato mi sono reso conto che la cassiera si trovava per non so quante ore al giorno esposta senza alcuna speciale protezione al rischio del contatto diretto e ravvicinato con migliaia di acquirenti. Per quanto mi risulta questo rischio reale ed effettivo non è ancora stato segnalato da una categoria di lavoratori dipendenti evidentemente debole, e ho provato disagio e vergogna di fronte allo spettacolo degli ordini professionali e dell’associazione dei magistrati che stanno trasformando la vaccinazione da strumento di effettiva e necessaria difesa dal contagio in uno stigma di prestigio sociale.