Gli effetti del Covid sull’economia locale
Imprese della Campania in crisi: il green pass non basta, occorrono più sostegni

Le migliaia di imprese costrette a chiudere in Campania, a seguito della crisi legata alla pandemia da Covid 19, ci ricordano che non è più possibile accettare altri stop: è ora di dire basta a nuove restrizioni che frustrano l’economia. Ma allo stesso modo è ora di dire basta a posizioni insostenibili come il rifiuto, direi quasi ideologico, al green pass. In tal senso, il passaporto vaccinale rappresenta il primo provvedimento concreto a nostra disposizione per rimettere in moto la macchina economica dopo quasi due anni di fermo.
Il certificato verde ad oggi resta l’unico strumento immediatamente fruibile per garantire la ripresa dei consumi e per evitare la diffusione «economica» del contagio, allontanando, di conseguenza, lo spettro di nuove cessazioni commerciali che il lockdown ha portato e porta con sé. Secondo le stime diffuse da alcuni centri studi, sono 35 i miliardi di euro bruciati con i lockdown del 2020 in Campania, 16 miliardi nella sola città metropolitana di Napoli. Numeri che mostrano chiaramente l’impatto del flagello coronavirus sulle pmi locali: si tratta della peggiore crisi economica dal dopoguerra. A pagare le conseguenze più pesanti sono state proprio le micro e piccole attività che in Campania e a Napoli rappresentano la maggioranza: qui sono oltre ventimila le aziende che non riapriranno.
Senza una misura che permetta la ripartenza immediata di questa categoria, attraverso il sostegno concreto agli imprenditori che con fatica sono riusciti a proseguire la produzione, sarà sempre più difficile pianificare una fase di risalita. Nonostante il cauto ottimismo per la crescente fiducia di imprese e consumatori, rilevata ai primi di agosto dall’Istat, il trend positivo per essere mantenuto e incrementato necessita di più di un certificato verde. È ora di potenziare le vaccinazioni in azienda, come peraltro Confapi già da mesi sostiene attraverso la posizione ufficiale espressa dal nostro presidente, Maurizio Casasco.
Sì tratta di passi fondamentali per elaborare la strategia per la ricostruzione nel Sud, al di là e ben prima dell’arrivo dei fondi del Pnrr. Bisogna agire con iniziative a breve, medio e lungo termine che siano in grado di sostenere imprenditori e lavoratori senza penalizzare la salute, altrimenti la Campania, e non solo, sarà ben presto un deserto economico. Il 30% delle imprese a rischio fallimento è localizzato nel Sud Italia, un dato che svela i cronici problemi dell’imprenditoria nel Mezzogiorno: la crisi ha dato una ulteriore stangata a una realtà già traballate. Per invertire definitivamente questa tendenza negativa è necessario guardare oltre il periodo emergenziale con provvedimenti capaci di incidere a livello strutturale.
Tra questi, maggiore attenzione da parte dello Stato deve essere data agli ammortizzatori sociali. Strumenti di sostegno al reddito che integrino e sostengano anche l’iniezione di capitali in arrivo con le risorse del Recovery Fund, e che si presentino come la condizione necessaria e sufficiente per fare fronte a una crisi di sistema che purtroppo precede anche il coronavirus.
© Riproduzione riservata