Il caso Santa Maria Capua Vetere non può limitarsi a essere solo un reato per cui indignarsi e di cui accertare le singole responsabilità. Il caso Santa Maria Capua Vetere deve segnare anche una svolta. In questi giorni lo si è detto più volte e tutti i discorsi che si stanno facendo avranno un senso se alle parole seguiranno i fatti. Affinché, però, i fatti possano davvero seguire alle parole, ai propositi della politica e alle riflessioni degli esperti, è necessario analizzare la realtà a cui i fatti da concretizzare sono destinatati. E allora guardiamola la realtà delle carceri, la fotografia più attuale della popolazione carceraria. Guardiamola attraverso i dati ministeriali che ci dicono chi sono i detenuti che attualmente popolano le celle delle carceri, e confrontiamo questi dati con la proposta di allargare il ricorso alle misure alternative per alleggerire gli istituti di pena dal sovraffollamento e da tutti i problemi che ne derivano.

Se si volesse considerare, per esempio, il tetto dei cinque anni di reclusione come residuo massimo di pena da poter scontare anche con misure alternative, circa la metà della popolazione carceraria potrebbe lasciare la cella. In Campania, sarebbero 3.002 persone. A voler considerare, invece, un tetto più basso, sono 2.128 i detenuti con un residuo di pena inferiore ai tre anni di reclusione. Considerando, inoltre, che in Campania, secondo dati ministeriali aggiornati al 30 giugno, si sono raggiunti i 6.533 reclusi, è facile calcolare di quanto si sfollerebbero le 15 strutture penitenziarie della regione. In Campania, infatti, risultano 753 detenuti che hanno una pena residua inferiore a un anno di reclusione, 733 detenuti con una pena residua che va da uno a due anni di reclusione, 642 reclusi con un residuo di pena incluso tra i due e i tre anni, mentre sono 874 i detenuti con un residuo di pena tra i tre e i cinque anni.

Sommando questi numeri, si scopre che una buona parte della popolazione che attualmente vive all’interno degli istituti penitenziari della Campania potrebbe usufruire di misure alternative al carcere, con l’opportunità di poter meglio affrontare percorsi di recupero, di responsabilizzazione e di rieducazione, e indirettamente con la possibilità di decongestionare le carceri dove il sovraffollamento continua a essere il principale e più grave problema. Lo ha ricordato anche la ministra Marta Cartabia durante la sua visita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, mercoledì scorso, insieme col premier Mario Draghi: «Sovraffollamento significa spazio dove è difficile anche muoversi, dove d’estate, e lo abbiamo sperimentato anche oggi – ha detto in occasione della visita nel carcere dei pestaggi che sono al cuore di un’inchiesta della Procura – si fa fatica persino a respirare. Una condizione che si traduce in difficoltà nel proporre attività che consentano alla pena di favorire, nel modo più adeguato, percorsi di recupero dei detenuti».

Il vero nodo del problema, quindi, sta nel numero spropositato di persone che finiscono in carcere. Anche su questo punto la ministra Cartabia è intervenuta, sottolineando la necessità di «un uso più razionale delle sanzioni alternative alle pene detentive brevi». In Campania, su una popolazione complessiva di 6.533 detenuti, 4.013 dei quali con almeno una condanna definitiva, sono 76 quelli condannati all’ergastolo, 35 quelli con una pena da scontare superiore ai 20 anni, 212 quelli con una pena residua compresa tra i 10 e i 20 anni di reclusione, e 688 i reclusi con una condanna tra i 5 e i 10 anni da scontare. In tutta Italia, su un totale 37.203, 1.806 hanno condanne all’ergastolo, 432 con condanne superiori ai 20 anni di reclusione, 2.427 con condanne tra 10 e 20 anni, 5.986 con condanne tra i 5 e i 10 anni. Ciò significa che in cella, a scontare condanne che non superano i cinque anni di reclusione, ci sono attualmente in Italia 26.552 persone su una popolazione carceraria che, tra detenuti condannati e in attesa di giudizio definitivo, conta 53.637 unità a fronte di una capienza di 50.779 posti. 

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).