«Data l’eccezionalità e la gravità della situazione, quando accadono questi episodi di guerriglia il ministro della Giustizia e Capo del Dap, dovrebbero essere presenti e pronti ad impartire disposizioni e dare coraggio ai poliziotti. Invece, nell’Italia degli Schettino, anche alcuni comandanti delle carceri hanno ritenuto bene di sparire, per poi riapparire con dichiarazioni irritanti e sconclusionate».

Dopo le rivolte in carcere e 13 detenuti morti, il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, va all’attacco di Bonafede e del capo del Dap Basentini. «Il Dap – è l’affondo – ha fatto arrivare circa 100mila mascherine in tutte le carceri italiane (peraltro non idonee allo schermo totale), fornitura esaurita in pochi giorni, nonostante il pericolo di contagio sia diventato sempre più preoccupante. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una circolare del capo del Dap con cui da una parte si costringono gli agenti a lavorare anche in presenza di contagiati poiché dichiarati “lavoratori essenziali”, ma dall’altra non viene assunta alcuna misura a tutela della salute degli stessi, delle loro famiglie e dei detenuti. Questo ha fatto crescere la sfiducia dei lavoratori che starebbero valutando di presentare in massa richiesta di dimissioni».

Il Sappe, «pur condividendo in pieno le gravi preoccupazioni dei lavoratori abbandonati a sé stessi, sta chiedendo alle migliaia di donne e uomini in divisa un ulteriore gesto di responsabilità, restando a presidiare le carceri, senza abbassare la guardia, perché la situazione dei penitenziari è tutt’altro che risolta. «Infatti – avverte il sindacato – la grande tensione tutt’ora presente, può sfociare in qualche cosa di ancora più grave di quanto finora accaduto».

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