Caro grande elettore,
tra qualche giorno ti appresterai a stringere tra le mani una particola millesimale (o quasi) del destino di sessanta milioni e passa di italiani, versando nell’urna, finalmente liberata dal nome iettatorio di catafalco, la tua scelta per il Presidente. Ci sono passato quattro volte e conosco la sensazione: ti sovrasta il senso di una responsabilità superiore ed è come se portassi sulle spalle il carico di speranze, di attese, di progetti, di sessanta milioni di italiani, il pezzo che rappresenti personalmente, tutti lì, insieme agli altri in fila dietro ai 1008 altri colleghi grandi elettori, ad ascoltare il tuo cuore per capire se è sincero e se batterà all’unisono con il popolo oppure no.

Hai ben compreso in questi anni quanto la figura del presidente della Repubblica sia lontana dal ruolo meramente notarile di cui avrai letto o studiato. Così come avrai toccato con mano il significato del potere presidenziale “a fisarmonica”, che si apre quando la politica dichiara forfait e si chiude quando invece i partiti- attori fondamentali del processo democratico- fanno il loro dovere. Mi punge vaghezza che la sorte ti abbia offerto l’occasione di vedere solo fisarmoniche aperte, perché il turnover parlamentare forsennato di questi anni fa di te un grande elettore che ha in media una/due legislature alle spalle e, per trovare fisarmoniche che si chiudono bisogna andare, invece, alle pendici della Prima Repubblica, lontana dalla personale esperienza dei più, essendo privilegio che ormai tocca solo a tre-quattro di voi.

Ma veniamo al punto: mi sia consentito qualche suggerimento non richiesto. Uno: non abbiate remore di manifestare timore che la legislatura finisca anzitempo. Avrete letto sicuramente Weber, Michels, Mosca, Maranini e le loro teorie sul politico: è naturale e persino umano che non vogliate tornare a casa prima del tempo, anche perché, dopo la riduzione del Parlamento e lo sconvolgimento emozionale della direzione del voto, ormai acquisito ai comportamenti usuali del popolo sovrano, il solito ricambio del 60/70% (già pazzesco) diventerà dell’80/90. Ma non preoccupatevi per questo: a dare carte, fiducia, benedizione ai governi e a legislature siete sempre voi e non i vostri capi. Tranquilli: la partita resta nelle vostre mani. Non lasciatevi imbrogliare dai bookmaker che sparano sui giornali e sui social nomi a vanvera e abbiate, invece, comprensione per i giornalisti: devono riempire le pagine e mettono in fila la qualunque. Attenzione: siete pionieri nella sperimentazione di un voto che non ha bussole preorientate.

È la prima volta, infatti, in cui non si arriva al voto per il Presidente con una maggioranza omogenea in grado di esprimerlo. Certo, altre volte abbiamo avuto governi “tecnici” con sostegni di destra e di sinistra. Ma perché il contesto sociale ed economico lo imponeva, non perché il risultato elettorale avesse prodotto l’impossibilità matematica di alleanze tra gruppi parlamentari politicamente compatibili: esisteva comunque una maggioranza, in grado di eleggere dalla quarta votazione il nuovo capo dello Stato, e quella maggioranza si assumeva anche l’onore di indicarlo. Stavolta non è così: centro-destra e centro-sinistra non ce la fanno da soli. Che si fa? Bisogna andare fuori dal recinto della politica di partito e guardare a figure già accolte dal comune sentire come super partes o “istituzionali”. Del resto, a ben vedere, su 12 personalità elette al Quirinale, ben 8 erano presidenti delle Camere, due erano stati governatori di Bankitalia, uno giudice costituzionale e uno solo, Antonio Segni, leader di corrente nella Dc.

Un’eccezione, quest’ultima, che fu anche sfortunata. Dunque questa volta bisogna cercare chi stia fuori dal conflitto politico ed abbia dato prova di raccogliere il consenso del Parlamento attorno alla sua figura. Non è che ci sia questo grande catalogo. Io almeno non vedo altro che Mattarella e Draghi, un ticket che è stato celebrato, con giusta considerazione, da tutti, anche dall’opposizione. Sappiamo cosa pensa il Presidente in carica della sua rielezione al Quirinale, e sappiamo della disponibilità del premier. Se poi la politica intendesse, come dice, mantenere il ticket, non mancherebbe la possibilità di interpellare il Presidente in carica- lo dico con tutto il rispetto dovuto- per chiedergli il sacrificio di accettare il ruolo di primo ministro fino alla fine della legislatura. Una situazione inedita quella di un ex presidente della Repubblica a palazzo Chigi? Non c’è dubbio. Ma non è impedita dalla Costituzione.

Anzi: quali migliori garanzie di disinteresse, equità, amore per la Patria, competenza, europeismo, consenso popolare potrebbero essere racchiuse nell’esperienza di una sola persona, come il Presidente Mattarella? Mi taccio: sono andato oltre e questa è già materia di competenza del nuovo Presidente della Repubblica, che ancora non c’è. Auguri, caro grande elettore, e che la tua mano sia libera e onesta quando scriverà quel nome.