A quel punto il governo di Mariano Rajoy, partito popolare, destra, ha fatto ricorso contro la sentenza. Rajoy era preoccupato di veder sconfessata una pratica inaugurata dal governo socialista di Zapatero nel 2008, e poi copiata tale e quale dai popolari. Quel sistema spiccio, poliziesco, completamente al di fuori della legge, faceva molto comodo per evitare ingressi di massa di africani in Spagna. Rajoy era riuscito a legalizzarlo, con una forzatura, mettendolo nero su bianco in una legge del 2015, legge di sicurezza cittadina o legge museruola. Non gli piaceva vedersi sconfessata la sua legge dalla Corte di Strasburgo. L’attuale premier spagnolo Pedro Sanchez, allora all’opposizione, gli si scagliò contro perché quel modo si rispedire indietro gli esseri umani, diceva, «è indecente oltre che incostituzionale». Diceva.

Perché quando, nel 2018, s’è trovato, da capo del governo al posto di Rajoy, a poter ritirare il ricorso, l’ha invece portato avanti. Ora che ha vinto, lui ha taciuto. Ma il suo ministro degli Interni, non sconfessato da nessuno nel governo delle sinistre spagnolo, ha subito detto due cose. Che i «respingimenti di questo genere» (cioè sommari e di massa, ma lui ha sorvolato su quale sia il genere) continuano. E che le grate di Ceuta e Melilla saranno alzate «un po’». Quanto? «Un po’ di più». Abbastanza da riuscire a far morire sul colpo chi cade giù, magari, così si risolve il problema del ricorso.