Anastasia è una ragazza ucraina che vive nella nostra città, la sua famiglia vive a Kiev. Parla con un filo di voce, ha gli occhi lucidi di chi ha pianto tutta la notte, il suo sguardo ogni secondo si posa sullo schermo del cellulare. Aspetta notizie dall’inferno.

Anastasia, tu per fortuna sei a Napoli, città dove vivi da cinque anni. Tu e tuo figlio siete al sicuro, ma la tua famiglia è ancora lì. Quali sono le ultime notizie che ti sono arrivate?
«Lì la situazione è drammatica e peggiora di ora in ora. Kiev ha subito attacchi aerei violentissimi e c’erano esplosioni in tutta la città. I miei familiari sono nel panico e non riescono ad avere neanche loro informazioni precise su cosa sta accadendo».

Hanno tentato di lasciare il paese?
«Sì, l’unico modo per scappare è arrivare in Polonia e da lì cercare di partire per L’Italia. Lì ci sono mia nonna e mia sorella con due bimbi piccoli. Mia nonna è anziana, ha 88 anni e vive praticamente a letto, il dramma è che lei non potrà scappare, non riesce a camminare e a muoversi in fretta. Se gli altri componenti della famiglia riusciranno a lasciare l’Ucraina, lei rimarrà sola, sotto le bombe. Ieri mia sorella ha cercato di scappare, ma non ci è riuscita. Ci sono migliaia di macchine in fila, 200 chilometri di coda e poi la benzina è praticamente finita. Fino all’altro ieri ogni auto poteva rifornirsi con un massimo di venti litri di carburante, ma a distanza di poche ore la situazione è precipitata e tutti i distributori sono chiusi. I supermercati sono stati presi d’assalto perché la gente ha paura di rimanere senza cibo. Non solo, i bancomat non erogano più contanti, ognuno deve sopravvivere con quello che ha. È una situazione tragica».

Ci raccontavi che anche tuo cognato ha tentato di lasciare il Paese, ma non ci è riuscito. Cos’è successo?
«Ora tutti gli uomini che hanno un’età compresa tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese, devono combattere. Sono obbligati a imbracciare il fucile e a difendere la città di Kiev che ora è quella più colpita, e non credo reggerà ancora molto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha ordinato la chiamata alle armi: tutti i civili devono combattere. Mio cognato ha una moglie e una bimba di un anno, loro possono partire, se ci riescono. Ma lui no. Ha imbracciato il fucile piangendo. Sono giorni che non dormo neanche un minuto pensando a loro. Sono sempre attaccata al cellulare per avere notizie e da lì mi mandano foto e video strazianti (una foto la vedete nel riquadro in alto, ndr). Deve rimanere per forza lì e questo è straziante. E la cosa che mi preoccupa di più sono le parole di Putin».

A quali in particolare stai facendo riferimento?
«Nel suo discorso, mentre annunciava l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, ha detto: “Non deve esserci alcun dubbio sul fatto che un attacco diretto contro la Russia terminerà con la sconfitta dell’aggressore e terribili conseguenze per chi lo farà. Chiunque minacci o interferisca con le azioni della Russia deve sapere che nostra risposta arriverà senza ritardo e porterà conseguenze che non avete mai viste nella storia. Siamo preparati per ogni sviluppo. Saranno prese tutte le decisioni necessarie, spero che questo messaggio sarà ascoltato».

Quindi temi che nessun Paese cercherà di fermare Putin?
«Sì. Ho paura che nessuno Stato si metterà contro Putin per cercare di fermare la guerra in Ucraina. E da quello che mi dicono lì la situazione peggiora davvero di ora in ora».

Cosa hai raccontato a tuo figlio?
«Mio figlio ha dieci anni, usa il cellulare e il computer, sa cosa sta succedendo nel suo paese d’origine ed è sconvolto e preoccupato come gli italiani. Lui è venuto qui quando aveva 4 anni, è praticamente cresciuto a Napoli, ma è in appresione per i suoi familiari che sono lì. È veramente una situazione drammatica che mai avrei immaginato di dover vivere e raccontare».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.