Uno dei record della giustizia civile a Napoli è rappresentato dal numero dei contenziosi che, in materia commerciale, ogni anno arrivano al vaglio dei giudici partenopei. Tra le varie sezioni del settore civile del Tribunale ordinario cittadino, quella che si occupa di controversie in tema di rapporti bancari e commerciali vanta infatti la media più elevata. I giudici togati sono particolarmente gravati sia sotto il profilo quantitativo (perché, appunto, il numero di contenziosi sopravvenuti ogni anno è molto alto) sia sotto il profilo qualitativo.

La parte più cospicua di questo tipo di cause riguarda i contratti bancari e affronta situazioni che coinvolgono interessi economici a volte assai rilevanti. E’ materia complessa, che richiede un alto grado di specializzazione, altrimenti si rischia una giustizia sommaria e poco efficace, e un costante aggiornamento professionale considerato che sull’argomento la giurisprudenza e la norma sono in continua evoluzione. Il Tribunale di Napoli ha due sezioni dedicate a questo tipo di contenziosi, proprio per far fronte alla ingente mole di procedimenti.

Le stime parlano di un carico medico di lavoro per i magistrati di queste sezioni pari a circa 300 procedimenti di contenzioso ordinario e 630 procedimenti speciali. I dati dell’ultimo report sullo stato della giustizia napoletana offrono, per questa particolare tipologia di contenziosi, dati confortanti nel senso che nel 2019, calcolando le statistiche su processi definiti, pendenti e sopravvenuti, emerge che i magistrati togati della sezione specializzata nei contenziosi dell’area commerciale hanno avuto una produttività media tra i livelli più alti e ciò anche sotto il profilo della definizione dei procedimenti ultratriennali.

Ma come mai tanti processi? Una spiegazione, secondo l’annuale relazione sulla giustizia civile, risiederebbe nel fatto che lo strumento processuale del procedimento sommario di cognizione (introdotto dal legislatore con l’intenzione di rendere più celere la definizione delle controversie prevedendo un’istruttoria parziale e un provvedimento conclusivo che, in assenza di opposizione delle parti, assume valore di giudicato) risulta di fatto molto poco utilizzato nella sfera dei processi dell’area commerciale, le cifre si fermano ad appena il 5% dei procedimenti di nuova iscrizione. Inoltre, accade spesso che, quando è utilizzato per controversie di non semplice definizione si finisce poi per dover fare il passaggio dal rito sommario a quello ordinario. Scarsi, infine, anche i numeri su soluzioni alternative: in materia commerciale, la conciliazione giudiziale risulta infatti assai rara.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).