C’era una volta… “Un re” – diranno i miei piccoli lettori. No, un presidente. Anzi, ad oggi un fantasma di presidente. Il rito più antico e inviolabile nella storia della repubblica è un pozzo senza luce. Tutti contro tutti. In Transatlantico, ore 14.30, un semideserto. Volti annoiati tra rari occhi guizzanti. Prevale una pulsione gregaria, e dire che sono solo una manciata i grandi elettori con esperienze pregresse. Sarà perché il risultato di oggi è scontato. Zero a zero. Deputato grillino: “Faranno i leaders”. Troppi, visto che in casa sua ce ne sono almeno tre. Senatore dem, lungo corso: “Tra noi un Cirino Pomicino lo trovi sempre. Ricordi Forlani?”. Come a dire: se l’accordo sul candidato vale per tizio, incontra l’opposizione di caio.

Chat di Forza Italia: “Alla prima votazione perché non Craxi?”. Perché la memoria di uno statista non si getta in pasto a nessuno. Calenda: “Votare Cartabia”. Su chi strascica i piedi in attesa della chiama e su chi è toccato da una vibrazione speciale vigilano i corpi nudi dipinti dal Sartorio, lassù, in alto, appena sotto il velario. Si dice che Mussolini vi annegasse lo sguardo. Corpi intrecciati, ronzini al galoppo e quei quattro cavalli al centro della scena che ricordano il manifesto di Ben Hur ideato da Silvano Campeggi. Ha fatto il giro del mondo.

Ecco, i selfie. La vera novità, di fianco al drive in, sono i selfie. Proprio non te ne liberi. Nella top ten ministri con deputati in cerca di un giorno di gloria e ancora più su Liliana Segre. La poltrona dove siede è letteralmente presa d’assalto. Siccome non si è ancora aperta una pagina nuova, offrire un caffè ai più esperti è un dovere. Per darsi un tono, per rubare un’idea, da casa vogliono sapere, non puoi deluderli, basta una chicca. A guardar bene, l’unica fila disinteressata che c’è è la ressa di fronte al bancone dove acquisti i supplì. I migliori, come da tradizione.

Onorevole Collodi

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