Gli unici a beneficiare del processo infinito saranno gli autori di gravi reati, che non hanno alcun interesse ad avere una sentenza di condanna e quindi un processo veloce. Vale a dire proprio coloro che i “giustizialisti” affermano di voler colpire. L’ulteriore inevitabile effetto sarà quello della “deresponsabilizzazione” dei magistrati che non avranno più alcuna remora a tenere i fascicoli nei cassetti. Vale a dire l’effetto opposto a quello che i politici sbandierano nei loro programmi: velocizzare il Servizio Giustizia. La maggior parte degli interventi contro la “sospensione della prescrizione” si sono focalizzati, giustamente, sul fatto che nessuno, in un Paese civile, può essere tenuto tutta la vita “sotto processo”, sul fatto che non si può condannare una persona adulta per un fatto commesso da giovane. Sacrosante ragioni che giustificano le proteste contro questa “barbarie”.

Poco si è sentito sulle vittime, sulle persone offese, il processo senza fine equivale a un costoso calvario senza fine anche se non soprattutto per loro. Ma c’è di più. Anche i non addetti ai lavori sanno che la costituzione di parte civile è una parentesi civilistica nel processo penale volta a ottenere il risarcimento del danno. Quindi, un’altra nefasta conseguenza del “processo infinito” sul sistema giustizia riguarda la circostanza che le persone offese potrebbero essere indotte a promuovere cause civili con ciò incrementando sensibilmente il carico dei Tribunali e delle Corti, con inevitabile allungamento dei tempi dei giudizi civili, già ora intollerabili.

Inoltre non può essere sottaciuta l’ulteriore circostanza che lieviteranno sensibilmente quanto inevitabilmente anche i costi che le vittime dei reati dovranno sostenere per ottenere “giustizia”. Infatti, una cosa è promuovere una causa civile volta a stabilire solo l’ammontare del risarcimento a seguito di una sentenza di condanna in sede penale, altro è istruire una causa civile per stabilire il fatto, la responsabilità, il danno e l’ammontare di quest’ultimo.

Ci sarà pertanto un aumento di cause civili complesse – i cui costi saranno sopportati dalle vittime – che graveranno sul carico degli Uffici giudiziari rallentando l’intera macchina giudiziaria. In questa già allarmante situazione fa capolino il cosiddetto “lodo Conte”, un “colpo di grazia” per la tenuta di un ordinamento giuridico conforme alla Costituzione. Con questo aberrante accordo politico il legislatore ha palesato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la propria inadeguatezza e l’ignoranza dei principi costituzionali e in particolare di quello di “non colpevolezza”. Distinguere tra imputati condannati in primo grado e assolti in primo grado è la dimostrazione plastica della pochezza morale prima che giuridica dei nostri rappresentanti politici. L’Italia culla del diritto sta diventando anche la sua tomba.