Eccola all’opera, l’Ungheria riluttante. Si mette di traverso, le sanzioni alla Russia non vuol farle passare. Budapest metterà il veto all’embargo sul petrolio russo contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea. L’annuncio ufficiale non è stato lieve nella scelta delle parole. Ha definito “inaccettabile” la proposta di Bruxelles. Il portavoce ungherese ha detto alla Bbc: “Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri. La Ue sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese”.

A Budapest non è bastata nemmeno la possibilità di una proroga mirata dell’embargo fino alla fine del 2023, chiesta anche dalla Slovacchia e dalla Bulgaria. E così la riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 (Coreper) è terminata senza un’intesa. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva aperto l’incontro con una dichiarazione solenne: “Proponiamo proibire tutto il petrolio russo in Europa”. Il piano prevede un embargo progressivo con taglio completo delle forniture di greggio russo entro sei mesi e quello dei prodotti raffinati entro dicembre. Fanno parte del pacchetto anche l’esclusione da Swift, il sistema di messaggeria finanziaria, di tre istituti di credito, tra cui Sberbank, che controlla in Russia un terzo degli attivi bancari, il divieto di trasmissione di tre emittenti pubbliche russe (“Non potranno più distribuire i loro contenuti nella Ue, in qualsiasi forma, via cavo, via satellite, su internet o tramite applicazioni per smartphone” le parole di Ursula von der Leyen) e il divieto di lavorare in Russia per i consulenti di servizi e finanza. Ce ne è anche per il patriarca ortodosso Kirill: “Il patriarca Kirill è responsabile del sostegno o dell’attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza in Ucraina. Inoltre, sostiene il governo russo ed i decisori responsabili dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina”.

L’efficacia delle sanzioni di qualsiasi tipo e genere contro un regime dotato di una sistema di propaganda interna non è storicamente una certezza, ma la Commissione si era lanciata verso un’approvazione rapidissima che però, visto l’impuntarsi ungherese che era previsto ma non fino al punto di arrivare al diritto di veto, non è stata possibile. Slitta quindi l’approvazione del pacchetto. L’Ucraina protesta. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha detto: “I Paesi dell’Ue che continueranno ad opporsi all’embargo sul petrolio russo sono complici dei crimini commessi dalla Russia in territorio ucraino”. Le accuse all’Ungheria di essere il cavallo di Troia del Cremlino nella Ue non sono velate. Il presidente americano Biden rincara la dose: “Siamo sempre aperti a nuove sanzioni contro la Russia, parlerò con i leader del G7 questa settimana per vedere i prossimi passi da fare” Intanto da Mosca, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov risponde alle parole pronunciate da Papa Francesco nell’intervista al Corriere della sera: per il momento “non ci sono accordi sugli incontri”.

Iniziative diplomatiche come quella di un incontro con il presidente russo da parte del Papa, ha detto Peskov “passano attraverso i servizi diplomatici” e al momento “non ci sono”. Nell’intervista al Corriere Francesco aveva espresso la sua disponibilità a incontrare Putin a Mosca, di sentire che non è il momento ora di andare a Kiev. “Ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento” queste le parole del papa. Nell’intervista, papa Francesco chiedeva al patriarca Kirill, mostratosi schieratissimo a sostegno della decisione del Cremlino di invadere l’Ucraina, a svolgere un ruolo di promotore della pace nei confronti del presidente russo, e ricordava una conversazione “di 40 minuti, via Zoom”.

Ha detto il papa: “I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”. Kirill s’è mostrato indispettito dalla rivelazione. La Chiesa ortodossa ha fatto diffondere un comunicato in cui si sostiene che il papa avrebbe “travisato la conversazione” e usato “un tono sbagliato” nel riferirla: “È improbabile che le affermazioni contribuiscano all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e quella russo ortodossa, in questo momento particolarmente necessario”. Polemicissima la nota.

Da notare che ieri mattina un elicottero militare russo ha violato lo spazio aereo della Finlandia, che in questi giorni sta valutando la sua adesione alla Nato. «Il dispositivo era un elicottero Mi-17 e la profondità della presunta violazione era compresa tra quattro e cinque chilometri», ha detto un portavoce del ministero della Difesa finlandese. È la seconda volta in un mese che Helsinki denuncia un’incursione di un aereo russo nel suo spazio aereo. Anche la Svezia, che sta discutendo una richiesta di ingresso nell’Alleanza atlantica, ha denunciato che aerei da guerra russi hanno violato lo spazio aereo svedese all’inizio di marzo sull’isola strategica di Gotland, nel Mar Baltico. E venerdì scorso un aereo da ricognizione russo ha violato lo spazio aereo svedese nei pressi di una base navale nel Sud del Paese. Nella serata di ieri sono arrivate notizie di forti esplosioni sia a Kiev che a Dnipro.