Questa è la storia di Maria Rosaria Ceglie, funzionaria Invitalia, incensurata. Il procuratore Gratteri aveva fatto lo spiritoso, due mesi fa, annunciando dopo il blitz nel cosentino, “questa notte sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare 202 presunti innocenti”. Chissà se gli era venuto il dubbio che qualcuno innocente lo fosse davvero, a prescindere dal principio costituzionale. Non parliamo soltanto dei “pesci grossi”, quelli il cui arresto garantisce qualche titolo sui giornali nazionali.

In questo caso il sindaco di Rende, Marcello Manna, nei cui confronti il tribunale del riesame, nell’ordinanza di annullamento della custodia cautelare, ribalta la patente di ”mafioso” trasformandola in “antimafioso”, cioè uno che le cosche le ha sempre combattute. È andando a spigolare negli atti processuali, e soprattutto nelle singole storie, che si scoprono le più clamorose sciatterie e superficialità degli investigatori, la faciloneria con cui si maneggiano strumenti delicati come le intercettazioni, le deduzioni arbitrarie sulle vite comuni, quelle delle persone per bene in cui gli investigatori si imbattono per caso. Impressionante è il cinismo con cui queste normali storie di vita vengono anche buttate in pasto alla gogna di organi di stampa non sempre attenti e rispettosi.

Maria Rosaria Ceglie è una funzionaria presso Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo del ministero dell’Economia che promuove progetti di finanziamento per le imprese. Una persona per bene, normale, incensurata. Viene intercettata in diverse occasioni, mentre parla, spesso scherzando, al telefono o di persona con il suo amico Andrea Mazzei, che è stato molti anni prima, tra il 2004 e il 2005, suo fidanzato. I due hanno un rapporto affettuoso, lui le parla dei suoi progetti, lei dà qualche consiglio sulle procedure necessarie per ottenere i finanziamenti. E questa è una parte delle conversazioni. Poi c’è quella più personale. I due sono in auto, a Roma, vanno verso il quartiere dei Parioli, lui insiste per presentarle la nuova fidanzata, lei non ne ha voglia, lui le spiega che proprio in quella zona prestigiosa della città ha “sistemato” l’amica in un appartamento di cui paga lui stesso l’affitto di 850 euro al mese.

Accidenti, scherza la giovane donna, allora potresti pagare anche la rata del mio mutuo, visto che te la cavi così bene economicamente. Poi c’è un altro siparietto in cui la ex e l’attuale fidanzata dell’uomo vanno insieme a fare shopping, Maria Rosaria acquista una borsa, aveva anche visto un anellino che le piaceva, ma aveva rinunciato, era sufficiente la borsa. E finisce che l’anellino glielo regala lui. Valore? 150 euro. Il prezzo della corruzione, secondo la Dda di Nicola Gratteri. Così, mentre Andrea Mazzei finisce in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, tra i 202 della retata del primo settembre è inserita anche Maria Rosaria Ceglie, ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Corrotta da un mafioso, e quindi finanziatrice della ‘ndrangheta tramite pubblici concorsi. Scaraventata sui giornali come pubblico ufficiale al servizio delle cosche. Non c’è bisogno di contestare il 416 bis, per dare la patente di mafioso. Quando sei arrestato in un blitz di ‘ndrangheta, c’è poco da fare, sei dentro al pentolone dei reprobi.

Ma esistono i giudici, anche in Calabria. Così la dottoressa Ceglie passa dai domiciliari all’obbligo di dimora. Poi arriva il tribunale del riesame di Catanzaro, seconda sezione, presidente Santoemma. E il quadro si capovolge. La funzionaria non si è mai occupata del progetto “Resto al sud”, cui era interessato il suo ex fidanzato. Le informazioni che ha dato su alcune modifiche normative in itinere erano già state pubblicate dalla Gazzetta Ufficiale in epoca precedente a quella degli incontri “in captazione” con Mazzei. Il tono confidenziale (tesoro, amò) tra i due che secondo l’accusa era improprio, aveva spiegazione solo in un rapporto affettivo tra due ex fidanzati rimasti amici.

Il contesto scherzoso, poi, come quello in cui è inserita la battuta sul mutuo della casa da pagare. E l’anellino da 150 euro che corruzione è, visto che di fronte al regalo la ragazza apostrofa l’amico con espressioni del tipo “ma sei matto”? E visto anche che “deve registrarsi l’assenza di riferimenti all’impegno della Ceglie nel fornire informazioni riservate o privilegiate al Mazzei”. E visto anche che l’uomo, mentre parlava con l’attuale fidanzata, riferendosi all’amica, aveva detto di esserle riconoscente e precisava “non mi ha mai chiesto nulla”. Della lezione di diritto che i giudici del riesame impartiscono ai colleghi della procura e dell’ufficio del gip non avrebbe dovuto esserci bisogno, in situazioni di normale amministrazione della giustizia. Ma c’è anche quella.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.