L’esperienza del Movimento 5 Stelle al governo della Capitale spazzata via dal voto. Arriva da Roma l’avviso di sfratto per il grillismo, con Virginia Raggi a sezioni quasi ultimate (2.526 su 2.603 quelle dove le operazioni sono state concluse) scivola addirittura al quarto posto tra i ‘big’ in lizza per il Campidoglio.

Al ballottaggio previsto tra due settimane gli elettori capitolini, che hanno largamente disertato le urne domenica e lunedì, dovranno scegliere tra il ‘tribuno radiofonico’ Enrico Michetti per il centrodestra e l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per il centrosinistra.

Il primo vede la sua coalizione attestarsi poco sopra il 30%, mentre Gualtieri è sotto di tre punti, al 27 per cento. Ma la vera sorpresa è tra gli altri due sfidanti: Carlo Calenda, il leader di Azione ed eurodeputato, supera la sindaca uscente: a scrutinio ancora aperto ma ormai in fase conclusiva Calenda è al 19,71%, contro il 19,15% della Raggi. La grillina è la prima sindaca uscente a non approdare al secondo turno nella capitale.

Ultima posizione tra i ‘big’ che smentisce il commento a caldo della sindaca: “A Roma sono l’unico argine per le corazzate di destra e sinistra”. Invece no: Calenda dopo una campagna elettorale durata un anno, battendo giorno dopo giorno ogni quartiere della Capitale, porta a casa quasi il 20 per cento dei voti.

Un risultato clamoroso: Azione è il primo partito a Roma sfiorando il 19%, superando anche Fratelli d’Italia al 17,5% e il Partito Democratico al 16,3%. Movimento 5 Stelle che scompare anche come ‘simbolo’: i grillini infatti si fermano all’11 per cento. Inesistenti o quasi i salviniani della Capitale: la Lega non supera il sei per cento, ma delude anche Forza Italia che si ferma poco sotto il quattro.

Di sicuro a vincere a Roma è stato il partito dell’astensione. L’affluenza definitiva nella Capitale, secondo i dati del Viminale, è del 48,83%. Un dato basso, al di sotto della media nazionale che è del 54,6, e ben nove punti al di sotto di quello registrato al primo turno delle elezioni che si sono tenute nel 2016 (il 57%), quando però i seggi erano rimasti aperti soltanto di domenica. Il municipio dove si è votato di più è stato quello che va da San Lorenzo ai Parioli, ovvero il II, dove nei seggi elettorali è andato il 56,67% dei romani. Quello dove si è votato di meno è il VI, più periferico, che comprende anche Tor Bella Monaca, dove ha votato il 42,85% degli aventi diritto. Anche i dati di ieri su Roma parlavano di un’affluenza più bassa rispetto al resto d’Italia: alle 23 ha votato il 36,8 per cento degli aventi diritto, 868.757 su 2 milioni e 359 mila, contro il 41,6 per cento della media nazionale.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia