Incentivi fiscali per chi assume e flessibilità dei contratti, allentamento del blocco dei licenziamenti, rapporti più fluidi con i dipendenti e ampliamento del contratto di espansione. Secondo gli imprenditori campani è così che le imprese potranno risollevarsi e ripartire dopo la crisi scatenata dal Covid. Le aziende sono state travolte dalla pandemia: immobili in un Paese schiacciato dal virus, impossibilitate a licenziare ma anche ad assumere nuovi dipendenti per fronteggiare la crisi e le sfide che si sono trovate davanti. E ora che c’è stato un cambio ai vertici di Palazzo Chigi e non si può perdere altro tempo per delineare una strategia di ripresa, il presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi si è rivolto proprio al nuovo premier Mario Draghi. «Più che un blocco dei licenziamenti è un blocco delle assunzioni. Non chiediamo interventi per licenziare ma per assumere. Spero che con questo governo si possa andare su questa strada: dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2019 sono stai creati 800mila posti di lavoro, mentre nel 2020 ne sono stati bruciati 450mila», ha dichiarato Bonomi in un’intervista rilasciata al Sole 24 ore.

E così dalla Campania arrivano le proposte per uscire dal guado e ricostruire l’economia del Paese, ripartendo dalle aziende. Per Giovanni Abete, presidente della sezione Metalmeccanica dell’Unione Industriali di Napoli, le imprese incontrano troppi ostacoli quando si tratta di assumere nuova forza lavoro. Gli incentivi promossi dal governo finiscono per destabilizzare gli imprenditori che, trovandosi davanti condizioni troppo severe e non al passo con un’economia in continua evoluzione, decidono di non assumere condannando così la loro azienda all’immobilità. Per Clelia Crisci, vicepresidente di Confindustria Caserta, la soluzione per promuovere le assunzioni è l’ampliamento del contratto di espansione. Questo strumento, oggi, è sperimentale per le aziende con 500 dipendenti. Secondo la Crisci bisogna ampliare la platea dei beneficiari, abbassando la soglia alle pmi con 50 dipendenti, mentre per riequilibrare il mercato del lavoro occorre puntare su professionalità femminili e giovani. Lo strumento per favorire il ricambio generazionale potrebbe diventare strutturale grazie alle risorse del Recovery Fund.

Idea condivisa anche dal presidente Bonomi: «Per andare incontro alle categorie che hanno sofferto di più, cioè giovani e donne, bisogna abbassare il tetto del contratto di espansione agganciandolo anche al bonus giovani e al bonus donne». Per Stefania Brancaccio, vicepresidente della Coelmo, allentare il blocco dei licenziamenti sembra l’unica soluzione per consentire alle aziende di rinnovarsi e rispondere alla crisi. Ciò, infatti, permetterebbe l’assunzione di personale più adatto a questa fase storica: figure più vicine alle nuove tecnologie, per esempio. Brancaccio invita anche a non guardare alle imprese come “nemico da combattere” e “pronto a licenziare a cuor leggero” i suoi dipendenti. Paolo Scudieri, numero uno del gruppo Adler, è invece convinto che bisogna creare un rapporto più fluido con i dipendenti e liberalizzare il mercato del lavoro, oltre che rivedere le modalità di ingresso dei giovani nel mondo professionale è una priorità: i ragazzi devono vivere l’azienda sin dal percorso scolastico per calarsi nella missione lavorativa ben prima di entrare a far parte di un team.

“Regole più snelle per le agevolazioni” – Giovanni Abete (presidente Metalmeccanici)
 «Bisogna creare le condizioni per permettere alle aziende di assumere, promuovendo incentivi fiscali che consentano alle imprese di aumentare la forza lavoro senza i costi altissimi che ci sono ora in Italia. In più, occorre aumentare la flessibilità nelle modalità di assunzione. Oggi un’azienda che vuole assumere si ritrova da vanti troppi paletti e beneficia di incentivi fiscali solo se rispetta condizioni che sono troppo severe. Per esempio, posso godere delle agevolazioni solo se rispetto la media degli occupati nella mia azienda: a questo proposito tutti parlano di incrementi occupazionali, ma se licenzio un dipendente, perché le esigenze di un’area dell’azienda sono cambiate, e assumo in un’altra area, non sto mettendo in atto un incremento occupazionale ma soltanto un’operazione di compensazione che determina il venire meno dei benefici fiscali. Di questo passo le aziende non assumeranno più, perchè immobilizzate da regole troppo rigide, e di conseguenza non cresceranno».

“Favorire il ricambio generazionale” – Clelia Crisci (vicepresidente Confindustria Caserta)
«Occorre rinnovare il mercato del lavoro, il che si può fare solo puntando sulle competenze che servono in questo momento storico alle aziende. Bisogna dare alle imprese la possibilità di assumere figure nuove, al passo con i tempi. Si deve puntare sull’assunzione di donne e giovani. Come? Abbassando il tetto del contratto di espansione. Mi sembra lo strumento giusto per cercare di uscire dalla crisi occupazionale. Il contratto di espansione è una misura sperimentale che mira a sostenere il ricambio generazionale per le aziende che si trovano ad affrontare una riorganizzazione, con strumenti come integrazione salariale, prepensionamenti e contenimento del costo del lavoro in cambio di nuove assunzioni. Oggi è sperimentale per le aziende con 500 dipendenti. Amplierei la platea abbassando la soglia alle pmi con 50 dipendenti e, per riequilibrare il mercato del lavoro, proporrei professionalità femminili e giovani. Il mezzo per favorire il ricambio generazionale potrebbe diventare strutturale grazie alle risorse del Recovery Fund».
“Allentare il blocco licenziamenti” – Stefania Brancaccio (vicepresidente Coelmo)
«È ovvio, e anche lecito, che i provvedimenti adottati dal Governo servano per non lasciare famiglie senza sostegno. Ma limitarsi a bloccare i licenziamenti di trimestre in trimestre equivale a non affrontare il problema. L’esecutivo Draghi dovrebbe se non eliminare, almeno allentare il blocco dei licenziamenti per consentire una necessaria ristrutturazione delle aziende che passa inevitabilmente per la necessità di assumere nuove figure professionali al passo con l’economia di questi tempi, stravolta dalla pandemia e ora a caccia di competenze diverse. Le aziende dovranno per forza licenziare perché non ci sono le condizioni per una ripresa e non c’è stata nessuna proposta per aiutare le aziende a risollevarsi e a rinnovarsi. Allentare il blocco, invece, permetterebbe l’assunzione personale più consono al momento: figure più vicine alle nuove tecnologie, per esempio. Assumendo nuove figure personali avremmo affrontato meglio la crisi. A nessuno piace licenziare o cambiare la squadra, ovviamente, ma bisogna pur adattarsi a questo nuovo modello economico e, soprattutto, capire che le imprese non sono il nemico da combattere, come si pensava in passato».
“Nuova formazione per i ragazzi” – Paolo Scudieri (presidente Gruppo Adler) 
 «Spero che con la fine della pandemia e a fronte di una normalizzazione si possa dar luogo a una liberalizzazione del mercato del lavoro. In questo momento storico bisogna comprendere le esigenze delle aziende che adesso hanno la necessità di avere fluidità del rapporto con i dipendenti, in quanto nuove professionalità e upskilling di quelle esistenti sono fattori determinanti della transizione. Inoltre bisogna modificare anche le modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. I ragazzi devono vivere l’azienda sin dal percorso scolastico per cercare un’intimizzazione con la missione lavorativa ben prima di entrare a far parte di un team. Gli istituti tecnici, infine, vanno assolutamente rivalutati. In questo senso bisogna intervenire durante la formazione dei giovani e prevedere fondi per la formazione e un apprendistato duale. Solo così le aziende potranno ripartire e l’economia subire un’evoluzione positiva».
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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.